Così il nuovo iOS 7 ha ucciso il mio iPhone

iOs 7

Ho fatto l’aggiornamento di iOS 7 nel mio iPhone e si è sfasciato tutto. Applicazioni bloccate, wi fi inafferrabile, schermo paralizzato: insomma un telefono ormai inservibile.
Dopo aver invocato l’aiuto telefonico di un assistente della Apple, aver aggiornato, backuppato, ripristinato, rianimato, riavviato, ricaricato, scollegato e ricollegato, il gentile signore dell’assistenza ha emesso il suo verdetto: il telefono va sostituito.

Va bene.

Costo dell’operazione: 240,10 euro, compresa l’opzione di sostituzione espressa (cioè le danno subito il nuovo cellulare).

Non va bene.

Ma il telefono è fuori garanzia.

Io non ho scassato il mio telefono, me lo avete scassato voi col vostro aggiornamento fasullo.

In tal senso non posso aiutarla.

In tal senso posso denunciarvi.

Cose da fare nel weekend

Cercare di finire “Grottesco” di Patrick McGrath prima di dover confessare pubblicamente che ‘sto libro mi annoia.

Correre almeno 17-18 km per evitare di finire ultimo alla mezza di Amsterdam.

Trovare il tempo per eliminare un po’ di arretrati dalla mia scrivania prima che la scrivania non si trovi più.

Ascoltare almeno un pezzo dei Pink Floyd e uno degli Earth Wind and Fire per ricordarmi che una volta la musica mi emozionava.

Nuotare nel mare di Mondello con Dani che finge di divertirsi a nuotare con una rana sfiancata come me.

Mangiare fagioli freschi.

Non guardare la tv perché in fondo è lei che ci guarda.

Spegnere il computer per lo stesso motivo.

Dimenticare che il mio iPhone è stato devastato dall’aggiornamento di iOS7.

Chiudere la manovra di accerchiamento a quella bottiglia di Amarone che da un paio di mesi ammicca con insistenza dalla cantinetta in dispensa.

Sorridere qb.

E per pegno acquistai un iPhone

A tutti noi è capitato di sottovalutare qualcuno o qualcosa. Certo, ci sono casi estremi, piccoli eventi che diventano memorabili come quello di quel giornalista che nel 1999 sconsigliò il suo editore di seguire “questa nuova moda di internet, perché tanto è roba che finisce entro l’anno”.Nel mio piccolo mi sono macchiato di due gravi colpe in tal senso.
La prima risale al 1979 quando ascoltai l’album The wall dei Pink Floyd, appena pubblicato. Lo giudicai frettolosamente una robetta. Ne discussi con i miei amici – ai tempi strapazzavo la chitarra in una rock band – e conclusi che quello era l’album peggiore del gruppo. Sbagliavo clamorosamente poiché ancora oggi The wall è un’opera attualissima per suoni e tematiche. E poi è bella, bellissima. Nel ’79 ero molto giovane e questa è un’attenuante.
Il secondo errore di valutazione l’ho commesso recentemente quando mi sono trovato in mano per la prima volta un iPhone. Dissi che era inutile avere un telefono senza tasti, che era stupido portarsi appresso un telefono che tutto è tranne che un telefono e dissi anche altre scemenze di cui adesso mi pento. Qualche tempo dopo fui costretto a constatare che non c’era uno solo dei miei rilievi che fosse fondato e che la mia lungimiranza era stata come la mira di un ubriaco.
Per pegno acquistai un iPhone.

Il vero problema

Il telefono che ti segue

Per i maniaci dell’iPhone, magari un po’ esibizionisti.

La lavatrice funziona benissimo

“Ti devo dare una brutta notizia: la lavatrice non sta molto bene”, dice mia moglie con prudente pessimismo.
Effettivamente il rumore non è incoraggiante: un clang clang che sa di meccanica precaria.
Più tardi, prima di uscire, mia moglie come di consueto è alla ricerca del suo telefonino. “Mi chiami?”, chiede con rassegnazione. Continua a leggere La lavatrice funziona benissimo

Il romanzo multimediale

Vi autorizzo a sputarmi in faccia

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Sono tre giorni che sto male. Mi sveglio perseguitato da un pensiero fisso. Cerco di strozzarlo, stringo le dita e mi tremano le mani. Trovo scampo in un libro (cartaceo). Spesso il rifugio di pagine mi crolla addosso al primo alito di vento internettiano. Rido di cose che non fanno ridere. Mi distraggo con la qualità della luce di prima mattina o verso il tramonto. Qualsiasi sciocchezza mi sembra preziosa: tiene a distanza dal bilico.
Credo di stare subendo una crisi di astinenza.  Lo capisco dalla foga con cui chiamo a raccolta tutte le mie forze, fisiche e psichiche, per arginare l’assalto. Quando ci riesco, mi sento più solido. Ripeto a me stesso che è questione di tempo, caparbietà e temperanza. Con l’esercizio, il sacrificio diverrà consuetudine, la rinuncia un atto spontaneo, il senso infantile di ingiustizia che mi assedia un attestato di stupidità. La necessità, al contrario delle vere crisi di astinenza, non è legata a qualcosa di cui ho già fatto abuso, ma a un desiderio non ancora realizzato. Che è anche peggio: ciò che conta non è la meta, ma gli impulsi sgradevoli e sublimi che ti spingono a perseguirla. So già che, raggiunto l’obiettivo, ottenuta la gratificazione nel modo più sofferto possibile (e immediato: l’intensità del desiderio sollecita perversamente l’urgenza), me ne stancherò subito. Vorrò altro. Vorrò di meglio.
Signori, sono tre giorni che io voglio un iPhone o un iPad (o tutti e due, non nello stesso ordine).
E allora – non fosse altro che per rivalsa verso me stesso, per l’orrore che può suscitare tanto spreco di energie da parte di una persona emancipata e sensibile nei confronti di un oggetto inanimato – vi dico: qualora mi vedeste entro sei mesi con un gadget di tal fatta in mano, vi autorizzo a sputarmi in faccia.  Per dirla col conte Mascetti.

Certezza del diritto

Il ministro Alfano ha un iPhone.

Libri, suocere e assassini

Quest’anno abbiamo disquisito di arte e necessità con la stessa veemenza con la quale ci siamo scontrati sulla presunta utilità dell’iPhone. Una suocera ci ha raccontato il Festival di Sanremo e un misterioso personaggio ha reso entusiasmanti le sue beghe familiari. Abbiamo celebrato con un elogio ai perdenti la vittoria di un premier che chiede il ricovero coatto per chi non la pensa come lui. Tra diari del piacere nascosto e originali esercizi di psico-giardinaggio, abbiamo trovato il tempo per inseguire un sindaco che latita, indignarci per un amministratore locale un po’ troppo intraprendente e magari cambiare lavoro.  Ci siamo divisi su libri e autori di successo. Abbiamo consumato polpastrelli sul revisionismo degli anni settanta e sulla tv del terzo millennio. Non siamo rimasti impassibili davanti al suicidio della nostra compagnia di bandiera e a quello di un pentito di Facebook. Abbiamo visto condannati che brindano e assassini colpevoli a metà, abbronzature di successo, film che meritano ancor più successo. Abbiamo schivato i superbosi ed eletto i migliori momenti peggiori, tra bambole spettinate e quarantenni in quarantena.
Tutto questo per dirvi che oggi questo blog, pur con una nuova veste e un nuovo indirizzo, compie due anni. Per ringraziarvi ho cercato di mettere dentro questo post quanto più di tutti voi, co-autori, titolari di rubrica, ospiti, lettori.
E ora cantare, please.

L’immagine riproduce un acrilico su carta di Gianni Allegra. Si intitola “Cartolina in giallo” ed è l’illustrazione, pressochè inedita in Italia, della cartolina-invito per una mostra personale di Allegra svoltasi a Siviglia nel 2007 e curata dallo scrittore andaluso Alejandro Luque.
Per gentile concessione dell’autore.