I naufraghi di Alitalia

Quando si è naufraghi ci si aggrappa ai resti del relitto. Invece sembra che alcuni lavoratori dell’Alitalia, vogliano finire a fondo con tutti i legni dello scafo.
Ancor prima dello sciopero improvviso di ieri, tutta una serie di aut aut (o, come scrisse un collega che ora insegna all’università, out out), di rigidità fuori contesto, di prese di posizione senza copertura logica pongono una schiera di piloti e assistenti di volo oltre i confini della realtà.
C’è un’azienda che rischia il collasso. C’è una situazione di emergenza che va fronteggiata con realismo. Ci sono una serie di rinunce da fare, l’alternativa è il buio. Va bene, la cordata per fare una nuova compagnia di bandiera non sarà delle migliori. Va bene, il governo ci ha marciato sulla gestione della crisi. Però, a nave affondata, ci si sbraccia e si nuota, senza protestare se l’acqua del mare è freddina. L’istinto di salvezza non è di destra né di sinistra.
L’autoproclamato comitato del “fronte del no” lavora – senza esserne cosciente – per l’estinzione lavorativa di migliaia di persone. Si bloccano i voli, si organizzano sit-in, si cercano consensi tra i passeggeri imbufaliti. Qualcuno dovrebbe spiegare a questi “nudi e puri” che se non la smettono con le loro menate, tutti quanti – birichini, coscienziosi, biondi, castani, camerieri d’alta quota, steward, bonazze o superfighi che siano – rischiano di rimanere soltanto nudi.
Pensare e nuotare, forza!

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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