Una donna quarantenne

di Quarant’Ena

Mi guardo solo negli specchi che attenuano la percezione delle rughe. Ho 12 rossetti lip up che in pochi minuti aumentano il volume delle mie labbra. Acquisto in maniera ossessiva reggiseni push up che impreziosiscono il panorama del mio décolleté. Sto attenta a che questi non si discostino cromaticamente da perizoma, coulotte e altri tipi di mutande che meglio pennellino il mio sedere. Delimito le mie sopracciglia con maniacale precisione perché l’architettura che ne deriva deve conferire al mio sguardo un valore aggiunto. Frequento con assiduità maniacale la palestra dove spero di incontrare un uomo che possa farmi fare un tuffo nel suo testosterone e che mi dia un guizzo tale da permettere ai miei ormoni di fare una sana scorta. Alleno con l’entusiasmo di una bambina il mio addome basso per evitare in tarda età l’incontinenza di ciò che ora si contiene. Acquisto capi che assottigliano la vita, allungano le gambe, slanciano la figura. Elargisco con gioia a una massaggiatrice provetta mezzo stipendio al mese in quanto con l’altro mezzo mantengo un buon numero di titolari di profumerie (dire profumieri darebbe adito ad arditi pensieri). Conservo la mia curiosità verso tutto ciò che è arte in modo da apparire minimamente capace di dire qualcosa in una conversazione, anche occasionale. E non disdegno la lettura delle notizie di cronaca e sportive, locali e nazionali, per meglio definire la mia personalità nel caso serva. Aperitiveggio con estremo senso del dovere almeno tre volte alla settimana, celando con maestria un’incompetenza su vitigni e vini doc ed esprimendo il mio disappunto per qualsivoglia retrogusto che non si accoppi alla mia indole. Mi lamento il giusto, e allo stesso modo, per emicranie e lentezze burocratiche con chi ha sempre una lamentela più grande della mia. Sono una donna quarantenne, oggi. Perfettamente inutile.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

30 commenti su “Una donna quarantenne”

  1. perdonami la franchezza, ma dopo tutta questa fatica, almeno una scopata ogni tanto te la fai? No perchè somiglia tanto ad un lavoro a tempo pieno. E se non c’è almeno il minimo sindacale…chi te lo fa fare?

  2. Tutto quello che hai scritto somiglia ad una certa lista di doveri imposti dalle riviste femminili, anche quelle “impegnate”. Ci dicono di non prendere a modello le anoressiche che sfilano in passerella, ma poi ci vogliono fotocopie di certe signore che nella vita pubblica sono (si fa per dire) perfette. Imprenditrici ma anche amanti dello yoga, mogli di qualcuno e sogno erotico di qualcun altro, cuciniere bio e cellulite addio. E se tutto questo non coincide con la tua giornata tipo, o se i tuoi slip sono anonimi, sono le “sorelle” a guardarti male. Non certo gli altri, non certo il mondo.
    Io ho smesso di farne un problema. Come? Ho una cerchia di amiche molto variegata che mi scombina tutti i codici. C’è quella che non vede una palestra dai tempi del liceo e le appaio un mito per il mio stretching lento due volte la settimana. C’è quella che porta anche i calzini griffati e le appaio una da centro sociale perchè possiedo ancora una Tod’s di sette anni fa. C’è quella che legge la Kinsella a Natale e le sembro “antica” perchè regalo Calvino a sua figlia e quella che traduce ancora le versioni dal greco per passatempo a cui sembro una ragazzetta perchè mi piace Benni. Ma che te frega? Goditi i tuoi addominali e sparpaglia le carte sul tavolo.In poche parole, fottitene.

  3. Perché alla lista spese non aggiunge un paio di sedute settimanali di psicoterapia? Una culotte in meno e qualche seduta in più.
    Bello, però.

  4. delego rocco siffredi per un bell’intervento a gamba tesa contro la bella di sex and the city de noantri.

  5. “Aperitiveggiare” NO!!!! Meglio “astemizzarsi” in casi come questo. Bere senza capire è da masochisti. Viene voglia di tracciare anche un identikit maschile e prendere la tangente verso un romanzo.

  6. Io me ne frego allegramente delle rughe. Porto il push up solo se indosso maglie scollate. Compro trucchi e creme appena un paio di volte l’anno, quindi faccio morire d’inedia i proprietari delle profumerie. Detesto il perizoma. La mia palestra è quasi esclusivamente mentale (più qualche lunga passeggiata e lo sbattimento fisico a casa e per lavoro). Per perdere peso ho fatto una sana dieta con ottimi risultati, e per fortuna non vedo nulla che sia cascato giù drammaticamente. Non bevo quasi più superalcolici, tranne qualche rara caipirinha, e di vini non ho mai capito niente perché l’enologia mi annoia a morte. Non mi lamento quasi mai, anzi un giorno credo che per questo mi beatificheranno. Coltivo la mente e scateno la curiosità, e questa mi sembra l’unica cosa che ho in comune con Quarant’Enia. A parte il fatto che sono una quarantenne anch’io.

  7. Mi convinco sempre di più che essere donna comporta diritti e doveri.
    Il diritto di essere desiderata, adorata, scelta.
    Il dovere di rendersi desiderabile adorabile, “sceglibile”. E se questo significa investire un po’ del proprio tempo e qualche soldo, ma perchè no!
    L’ossessione, però, quella è un’altra cosa. E stanziare parte del fondo “facciamoci belle” per tappare qualche falla nell’autostima, preferendo l’aiuto di uno bravo psicoterapeuta a quello di un hair stylist, lo trovo sano.
    Equilibrio: che sia su un tacco 12 o di fronte alla scoperta dell’ennesima ruga, è il mio imperativo categorico per arrivare agli anta senza troppe… fratture.

  8. Ben detto, Contessa. E’ fondamentale sentirsi bene. Con o senza push up, con o senza botulino, con o senza supertacchi. D’altronde non c’è una ricetta valida per tutti. Ma, come lei, mi sento di sostenere l’equilibrio nella cura fisica e mentale. Quello che mi rattrista di più è vedere donne dall’aspetto ormai museale rimanere disperatamente aggrappate a minigonne, balconcini, collagene e tacchi 12. Per me non c’è niente di peggio. La misura rimane, banalmente ma efficacemente, la chiave di tutto.

    Quanto agli uomini, se si dovesse andare appresso a quello che piace a ogni maschio che s’incontra nella vita, sarebbe una follia: su il perizoma, via il perizoma, su il push up, via il push up, su i tacchi, via i tacchi, su il rossetto, via il rossetto. Sexy? No, collegiale. Gattina? No, panterona. E giù a ridisegnarsi. Una follia. Qualche volta ci siamo cascate tutte, penso. Ma in età più verde. Quando si è cresciuti, qualche concessione va benissimo e anzi è salutare, ma per il resto mi si ami come sono e voglio essere. Altrimenti, avanti il prossimo.

  9. Povera quarant’ena, nessuna solidarietà e comprensione dalle frequentatrici abituali del blog, che rivendicano la loro femminilità abbinata a buonsenso, solida interiorità senza debolezze, e una certa alterigia intellettuale.
    Non per loro, illuminate cultrici del tacco 12 e adeguata lingerie, questi squilibri emotivi e ritualità ossessive.
    E non si migliora sul fronte dei maschietti che, non troppo velatamente, arrivano persino a suggerire il mito stantio della buona sanificatrice scopata. E li si sarebbe pensati più evoluti.
    Cara quarant’ena, come singola voce apprezzo invece il suo surreale e accentuato sfogo. Nell’efficace ironia con cui descrive se stessa e le sue angosce estetiche, c’è una sorridente condanna delle stesse, ma anche una balsamica indulgenza verso le debolezze che sono nostre, del nostro tempo, degli anni che passano e di tutti.
    Diffidi di chi racconta le proprie perfezioni, senza dubbi o ombre.
    E continui, continui ad aperitiveggiare senza vergogna e in completa ignoranza. Molta della conoscenza enologica oggi ostentata è davvero peggiore.

  10. @spiffero: suvvia! manicure, shampoo, ceretta, un sorriso… e un’alka seltzer, vedrà che passa tutto!

    @verbena: STREPISTOSA, come sempre.

  11. @spiffero: per quanto riguarda me, ho apprezzato molto il post di Quarant’Ena. E’ carino e ironico. Io ho scritto che sono diversa da lei. E che c’è di male? Anzi, viva la diversità, sempre e comunque.

  12. E comunque, gentile Ena Quarant, io ci sono sempre.
    Esimio Antipatico, mi ritenga sempre a disposizione.

  13. @spiffero: e poi forse non ha letto bene il mio commento. Io non sono affatto cultrice di lingerie, né di conoscenze enologiche. Forse l’unica cosa che ha centrato è che mi sento solida, o meglio un po’ più solida (anche se meno soda…), di quando ero adolescente. Ma mi ci sono voluti ben 44 anni per diventarlo. Quindi credo di potermi permettere di esserne fiera.

  14. Avere quarant’anni oggi è un lavoro. Sono d’accordo con Quarant’ena. La manutenzione ordinaria e straordinaria è essenziale. Sogno però di arrivare a 60 anni e poter uscire come cavolo mi pare e piace.

    In quanto agli aperitivi ho una mia teoria: ci sono società più o meno occulte tra i proprietari di bar e di palestre. Ingrassi come una bestia e poi vai a saltellare.

  15. @spiffero: non c’era mancanza di solidarietà nelle mie parole. Era invece un invito a tirare dritto. Ma immagino che Quarant’Ena abbia compreso perfettamente…
    (il tacco 12? Ma se reggo appena le zeppe!)

  16. Contessa, è da un po’ che desideravo saperlo, ma il tacco dodici è a spillo? Senza zeppa? E lei è bassina, alta e soprattutto con sto tacco non le si “stoccano” le caviglie? La prego mi dica come fa. Io solo da pochi minuti ho tolto lo stivale tacco otto indossato stamani e credo di non avere più i piedi ma solo tante vene che urlano come pazze.
    V

  17. @spiffero,geniale!
    La consapevolezza è l’ultimo baluardo di una dignità deturpata e “ormonizzata”.
    Molto brava quarantena,molto incisiva e molto sensibile.Ho letto,riletto e mi sono intristita quanto fosse prevedibile.

  18. il post di oggi mi fatto pensare alla novella di Anderse,”;Gli abiti nuovi dell’imperatore.”
    E tutti lì a rimirar lo splendore accecante di una nudità così ovvia da far trasalire.
    Solo uno sguardo innocente mette a nudo la verità.

  19. chiedo venia, non sapevo che scopare fosse divenuta cosa stantia. Riformulo la domanda: ma dopo tutta questa fatica, un tuffo nel testosterone di qualcuno ce lo fai? Scusa èh? ma non sono molto evoluto. Volevo dare una risposta ironica ad un post ironico, ma mentre lo facevo avevo ancora i piedi palmati e le branchie ed ho dimenticato di tenere alto il sopracciglio e contratto il naso.

  20. … scoprii l’umorismo, questo modo abile e assolutamente piacevole di disarmare la realtà nel momento stesso in cui sta per cadervi addosso.
    L’umorismo è stato per me, durante tutta la vita, un fraterno compagno; devo a lui i miei unici veri istanti di vittoria sulle avversità.
    .. L’umorismo è un’affermazione di dignità, un’affermazione della superiorità dell’uomo su ciò che gli può capitare.
    Romain Gary
    La promessa dell’alba
    pag. 158

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