Meraviglie del Tg1 d’estate

Il Tg1 estivo di Augusto Minzolini è una miniera di emozioni. E laddove la cronaca si ferma, ci pensano i giornalisti a sorprenderci con un guizzo, una trovata geniale.
Ieri è stata una giornata memorabile con due perle che, da sole, valgono il costo dell’abbonamento Rai di un anno.
Edizione delle 13,30, si parla – pensate un po’ – del caldo. La cronista testimonia il ruolo indispensabile del servizio Pronto Nonno, che dà assistenza agli anziani sciroccati di Roma, e chiede a un’operatrice (senza fare domanda):  “Ed ora una storia particolare di questi giorni”. Continua a leggere Meraviglie del Tg1 d’estate

Matrimoni

La Carfagna ha sposato Mezzaroma.

Con l’altra mezza era già stata fidanzata.

Scontri di potere

Sugli scontri di Roma, come sui voti del Parlamento, occorrerà fare la tara. Ancora una volta la cronaca ci propone un’occasione per diventare storia, anche se i postumi del G8 di Genova non sono ancora stati smaltiti.
Quanto vale un deputato che cambia idea? Quanto pesa una manganellata in più in un corteo di studenti? Cosa fanno, chi sono e chi foraggia i black block quando non devastano vetrine?
Credo che anche per i comportamenti più irresponsabili ci sia una responsabilità istituzionale. Prima c’erano i servizi segreti deviati, oggi c’è una deviazione di vertice che si cimenta in opere di distrazione di massa.
Dicono che Berlusconi sia ossessionato dal legittimo impedimento, da quella norma cioè che lo salva da ogni processo fin quando resta in carica. E ciò spiegherebbe il suo patologico  attaccamento alla poltrona. Se resterà lì sarà salvo, altrimenti dovranno essere celebrati i processi.
In quest’ottica tutto assume un significato diverso. Si capisce quanto vale un deputato che ha l’idea “giusta”,  quanto pesa la manganellata che innesca la furia sbagliata, si intuisce come vengono riesumati quei pendagli da forca che si mescolano con gli studenti e che danno cibo alle mandibole affamate di Emilio Fede.
Se solo ci fosse un’alternativa potremmo dire di essere in vista della fine.

La farsa

Gheddafi sbarca in Italia e viene acclamato come uno statista, lui che sconosce i diritti civili.
Anziché esibirsi davanti a un pubblico pagante, lo fa davanti a un pubblico pagato.
Per strada dà l’elemosina a un immigrato nordafricano travestendosi da turista di lusso.
Incontra Berlusconi dopo aver parlato delle donne del suo paese: il premier italiano ovviamente lo accoglie con l’acquolina in bocca.
Risate.
Sipario.

Le hostess di Allah

Non deve destare scandalo che un vecchio dittatore abbia ancora qualche insana pulsione sessuale e si pavoneggi in modo patetico davanti a centinaia di hostess pagate per far finta di essere interessate al corano (e magari pure di essere intelligenti). Quel che dovrebbe fare imbufalire la razza ormai estinta che un tempo faceva capo all’“italiano medio” è che tutto l’establishment governativo italiano, col coro adorante di gran parte della stampa, ha avallato la pantomima con malcelato compiacimento.
La differenza tra un vecchio bavoso che brancola per i giardinetti e il leader libico Gheddafi è che il giardinetto di quest’ultimo misura 1.760.000 km quadrati e rappresenta incidentalmente il quarto Paese dell’Africa.
Per il resto credo che sia il caso di tacere e di cominciare a pensare a come smaltire questa overdose di vergogna.

Promesse e manganelli

Delitto (a L’Aquila)

e castigo (a Roma)

Prepararsi al tracollo

Volo Alitalia Palermo-Roma, la settimana scorsa. Se esiste ancora una compagnia di bandiera, la bandiera sarà di certo bianca.

La foto è di Giuseppe Giglio.

Largo ai giovani, che non siano veline e tronisti

Posso sbagliare, ma nella rissa sfiorata tra Carla Fracci e il sindaco di Roma Gianni Alemanno c’è il paradigma dello scontro tra il vecchio e il decrepito.
Domanda: cosa c’è di peggio del vecchio che si spaccia per nuovo solo perché il vecchio torna di moda?
Risposta: il decrepito che ritiene di perpetrarsi all’infinito a dispetto della biologia e del buon senso.
Nello scontro tra la Fracci e Alemanno c’è una frase che mi insospettisce: “Contratto non rinnovato”.
Se mi permettete, di contratti e consulenze (rinnovati e non) nel mio piccolo me ne intendo. So che quando uno accetta di vivere in modo libero – un tempo si diceva “alla giornata” – l’unica certezza è che non ci sarà possibilità di appello quando le cose cambieranno e che sarà saggio darsi una mossa prima di apparire ridicoli. Però io non sono un pensionato, non sono un miliardario, non sono una celebrità e di conseguenza non godo dei flash dei fotografi ad ogni ruttino pubblico.
Dio sa (e non solo lui) quanto io sia diffidente nei confronti del potere brandito da amministratori di centrodestra, ma in questo caso tiro il freno a mano.
Tra una Fracci, brava, bravissima, indimenticabile, ma anche ricca e non-mi-spiego-come spocchiosa, e un’entità giovane, frizzante, non troppo conosciuta, ma coi titoli giusti per governare il corpo di ballo del teatro dell’Opera di Roma, scelgo la seconda. A patto che esista ovviamente.

P.S.
Su questo post grava l’inspiegabile irritazione che mi suscita il termine etoile, quasi come attimino.

Era una casa molto carina…


Ok, saranno i giudici a stabilire se il ministro Claudio Scajola la casetta romana l’ha comprata coi suoi soldi oppure no.
Però, siccome la storia è molto delicata (un ministro che incassa la mazzetta fa ancora indignare molti italiani, non tutti ma molti), vale la pena di annotarsi le seguenti dichiarazioni:
1)    “Ho la coscienza a posto”.
2)    “E’ solo clamore mediatico”.
3)    “E’ solo una bolla di sapone”.

Appartengono, nell’ordine:
1)    Allo stesso Scajola.
2)    Al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti.
3)    Al premier Silvio Berlusconi.

Così, quando sarà, almeno tra noi avremo le idee chiare.

Sono ragazzi

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Un paio di post fa così commentavo i volti popolani della folla dell’amore alla manifestazione del Pdl  a piazza San Giovanni: “Ho visto facce anziane senza la luce d’intelligenza e di senso del tempo e dell’esperienza che di solito scorgo negli anziani. Perlopiù dentiere idrofobe (ma che vogliono queste cariatidi, il ritorno del duce? Perché sembrano cattivi?)”. Subito dopo, mi sono chiesto se non avessi esagerato. Dico: una folla di neofascisti col catetere o neo-neofascisti con record di assenze scolastiche al cospetto del popolo dell’amore? Possibile? Che fossi vittima di un terrorismo psicologico al contrario, cioè quello della sinistra e della residua tv di opposizione (o dovremmo dire di “resistenza”)?
Va bene, ho scorto qualche salutino romano che si levava timidamente dalla marana degli inneggianti. Va bene, in molti occhi latitava la scintilla della ragione e prevaleva il battito di ciglia a tempo con la musica da balera (pardon, piazza). Pare che ci sia stato anche un accenno di “Faccetta nera”. Ma… sono ragazzi, via.  Come pensar tanto male di qualcuno che vuole l’amore contro l’odio e l’invidia? (ricordo di aver sentito un cartomante tv che argomentava su temi simili).   Poi ho letto questo “volantino” dei terroristi mediatici più odiati dal popolo del premier meno invidioso e iracondo d’Europa.
E ho deciso di amare, odiare e invidiare tanto quanto. Ma a modo mio, dalla parte opposta, a occhi aperti e con giudizio.