Ho ascoltato/letto le rivendicazioni del cosiddetto movimento dei Forconi. Meno tasse, più aiuti alle imprese, più tutela dei lavoratori. Praticamente quello che chiede ogni cittadino onesto di questa nazione, se non è evasore o comunque un latitante.
Che ci si debba inventare un movimento, un embrione di partito o una culla rivoluzionaria per portare avanti istanze talmente legittime da risultare banali, è un segno dei tempi. Infatti, rincoglioniti da vent’anni di fiction berlusconiana, ci ritroviamo tutti un po’ smarriti quando un contadino, un camionista o una casalinga si mobilitano per ragioni elementari come un pasto da garantire ai figli ancor prima che ai coccodrilli di Montecitorio. Il problema, cari miei, è che ci siamo persi per strada, tra gli stipendi del Trota e le note spese di Lusi, tra le competenze della Minetti e il curriculum della Carfagna. Siamo stati colpevolmente distratti perché gli scandali, passata la fiammata, alla fine annoiano come l’ennesimo panorama descritto da Wilbur Smith.
Io non ho un’epidermica simpatia per i Forconi, non mi piacciono quelli che per combattere una battaglia di libertà per i cittadini rompono i coglioni innanzitutto ai cittadini. E riconosco che le loro ragioni sono giuste, ma hanno un problema di locomozione: pretendono di muoversi bloccando il movimento, in una sorta di ossimoro sociale.
Al netto delle emergenze e del blabla politico tipo l’incoronazione di Renzi, celebrata come se fosse un giubileo della Fortuna Collettiva, questo è forse quello che ci meritiamo per non aver mai indetto delle primarie del buonsenso, dell’onestà, della coerenza.
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“D’Urso, Carfagna, Yespica, Rodriguez e altre che non ricordo…”
La testimonianza di Ruby, ovvero Karima El Mahroug, inserita nelle motivazioni della sentenza di primo grado che condanna Silvio Berlusconi a sette anni per concussione e prostituzione minorile.
AGGIORNAMENTO. Barbara D’Urso ha diffuso questa nota in cui dichiara la sua estraneità rispetto al Rubygate.
La candida Mara
Cari italiani che non fate un tubo
Magliette, nani e ballerine
Ieri è stata una giornata divertente. Tra l’intervista alla ex moglie di Italo Bocchino:
(…) quando ho scoperto che mi tradiva con Mara Carfagna. Quante bugie mi diceva. Ma il problema non è lei. Il problema è lui. Perché lei, poverina, è quello che è. Infatti dal 15 marzo è scomparsa. Non sa che dire: le scriveva tutto Italo. Non sa parlare in italiano. Usare soggetto verbo e predicato.
E la domande dell’intervistatrice Alice nel paese delle meraviglie:
Cosa gli piaceva della Carfagna?
Con la risposta (dei lettori in coro):
Tra le intercettazioni del premier Silvio Berlusconi:
A tempo perso faccio il primo ministro e me ne succedono di tutti i colori.
E il tributo del web a un’ Emanuela Arcuri che, comportandosi quasi come una persona normale, cioé rifiutando di prostituirsi per Berlusconi, diventa un’eroina, ecco tra tutto ciò quello che mi è rimasto è una battuta di Geppy Cucciari su la7, a proposito della t-shirt di Nicole Minetti:
Senza, sono in riunione col presidente.
Matrimoni
La Carfagna ha sposato Mezzaroma.
Con l’altra mezza era già stata fidanzata.
Barbara Berlusconi, cuore di figlia
Cuore di figlia. Barbara Berlusconi tuona contro Mara Carfagna e, sino a un certo punto, contro la condotta libertina del padre.
L’Italia è uno strano Paese. Se tu prendi i singoli, uno per uno, ti diranno peste e corna dell’attuale premier. Poi alla conta, nel marasma della moltitudine, votano quasi tutti per lui, per il fottutissimo sciupafemmine (anche minorenni) che ci dà il tormento e che fa invidia.
Il guaio è che lo stesso fenomeno probabilmente riguarda anche i suoi parenti. La Berluschina, ad esempio, lancia il sasso (e ostenta imbarazzo per il caso Ruby) ma poi dice: “Sarebbe ingiusto se della sua (di Berlusconi, ndr) straordinaria vita politica si ricordasse solo questa stagione”. Che è come dire: Attila era quello che era, ma amava i pettirossi.
Il berlusconismo, di cui Barbara è vittima incolpevole (ricordiamoci che i figli ancora non possono accollarsi tout court le colpe dei padri), è anche questo. Dissentire e giustificare, stroncare e rianimare, generalizzare e ritenersi unici. Verrà un tempo in cui si potrà dire con franchezza: questo mi sembra sbagliato e basta, questo è giusto e basta. Ma quel tempo non è adesso.
Il governo degli equivoci – tra Carfagne moralizzatrici e Capezzoni catechisti – non può durare in eterno. Mussolini ci mise venti e passa anni per inventare un regime e – diciamolo chiaramente – non era Berlusconi. Finì come finì. Berlusconi ha solo cercato di disegnarsi un regime su misura, sulle sue questioni giudiziarie e sessuali. Comunque finisca, teniamo la Storia a distanza di sicurezza.
Contro i gay, anzi no, o chissà
Molti di voi ci avranno già pensato, lo so. Io non riesco a trovare una risposta. Come si fa a conciliare una cosa così:
con una cosa così?
Avvertenza per i lettori distratti
La ministra Carfagna minaccia le dimissioni parlando di volgarità. Uno pensa al governo di cui fa parte e tira un sospiro di sollievo: finalmente! Poi si scopre che non si riferisce alle volgarità “istituzionali” di cui tutto il mondo parla, ma a questioni sue, elettorali, a roba campana.