Lucarelli e l’isola senza vergogna

L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Ci voleva Selvaggia Lucarelli per ricordarci che siamo un popolo che non rispetta i patti con la bellezza, che tende ad azzannare la mano che ci sfama (o se non lo facciamo è perché aspettiamo che arrivi al portafoglio), che sporca con malcelato orgoglio ciò che un orgoglio vero dovrebbe proteggere. Ci voleva una influencer che pesa quanto un’azienda editoriale in termini di diffusione del verbo, con tutte le contraddizioni del caso legate a un’informazione estremamente centripeta e alle sue fisiologiche oscillazioni umorali, per sbatterci in faccia una realtà e un metodo. La realtà è, senza sconti, quella di cui sopra (senza generalizzare, ma senza nemmeno fare i pesci in barile): una Sicilia arraffona, che quando può tende a fottere il turista, una Sicilia di sindaci balbettanti, di aziende pubbliche inefficienti, di coscienza civile paleolitica. Una Sicilia che i giornali raccontano ogni giorno, cercando di schivare la foga populista dei social. Il metodo è tutta una addizione di disattenzioni: il cittadino butta il sacchetto dove presume che qualcuno lo raccoglierà, l’azienda preposta non ha fretta di recuperarlo, i controllori di quell’azienda sanno che così va la vita e non si stressano, gli amministratori si fidano dei controllori che hanno messo lì loro (sennò che ce li mettevano a fare?) e nicchiano. Così il sacchetto prolifera a go-go, altro che variante gamma o delta: e contagia persino lo sguardo di chi lo incrocia a distanza, in una vergogna che è virus senza anticorpo.

Ebbene sì, ci voleva Selvaggia Lucarelli per ricordarci la miseria di una terra millenaria che si ritrova adesso, in questa estate di maschere e mascherine, con la memoria labile di una timeline.   

Mondello senza “capanne”

L’articolo pubblicato su la Repubblica Palermo.

L’estate di una Mondello senza capanne è la fine di un alibi. L’alibi del “chissà”. Chissà come sarebbe la spiaggia senza le cabine/capanne, come se d’inverno non la vedessimo meravigliosa nella sua selvaggia vuotezza. Chissà come farebbero i palermitani a vivere un agosto di sabbia e asciugamani, senza quel riparo di legno e chiodi nel quale stipare cianfrusaglie e sudore. Chissà che fine farebbe tutto quello spazio in più: più anime da stipare? Più munnizza da abbandonare?  Più metri quadri da strappare al dominio incontrastato della Mondello Italo Belga?   

Ecco, quest’anno avremo l’occasione di tastare con mano la realtà temuta o agognata, a seconda dei punti di vista, di una spiaggia “decapannizzata”, uno skyline stagionalmente nuovo per generazioni di bagnanti. L’emergenza da cui questa situazione deriva rischia di interferire con il complesso sistema biologico che governa i meccanismi della socialità a queste latitudini: una Mondello estiva senza ressa per molti palermitani è come una pietanza insipida. Perché a tutto avevamo pensato, ai supermercati come le trincee di guerra, ai runner clandestini come untori, all’assembramento killer e ai congiunti disgiunti, ma mai si sarebbe potuto immaginare un ferragosto senza il combinato pasta al forno – briscola – capanna. Questa nuova estate di Mondello è un’occasione per mettere da parte languidi ricordi (quanti amori nati dentro, intorno e persino sopra quelle capanne) e riflettere su un malinteso sempiterno: una spiaggia liberata non è automaticamente una spiaggia libera. L’unica forma definitiva di distanziamento sociale, purtroppo inattuabile, è quella dall’inciviltà di chi sporca, distrugge, oltraggia quella preziosa lingua di sabbia.        

Musica per le vacanze (con sorpresa)

imageQuest’anno per le vacanze mi sono concesso un rito al quale mi ero sottratto da troppo tempo: preparare una compilation musicale ad hoc. Come gli animali che si curano da soli col cibo, ci ho messo dentro quello che mi serve per riparare i miei neuroni stressati. Ho iniziato coi Doobie Brothers, perché non c’è viaggio spensierato senza Listen To The Music. Poi mi sono portato appresso i Talking Heads perché Road To Nowhere mi fa essere sempre dove vorrei anche se sbaglio strada. Ho ripescato Mike Stern perché Chromazone e Jigsaw per un appassionato di chitarra sono la forma di droga legale più simile alla cocaina e pur dando dipendenza non hanno gravi effetti collaterali. E ancora Reflex, Level 42 e Wang Chung perché volendo o no siamo tutti figli (o nipoti) di un “video singasong”. Ho ammesso alla mia corte musicale persino Adam Levine, solo perché la sua Lost Stars piace a mia moglie e io la ascolto turandomi le orecchie, tanto dura poco. Una Let It Be in caso di tramonto solitario, pochi Toto, Allman Brothers e Matt Bianco a mo’ di macedonia perché a me piace ogni forma di contaminazione, anche al limite dell’inascoltabile: pensate a una successione di Jessica, More Than I Can Bear e Waiting For Your Love e dimenticate un filo logico. Infine ci ho piazzato con le pinze gli Imagination da ascoltare a tutto volume di nascosto. Perché io e solo io so da dove provengo.

Dalla Mondello libera a quella dimenticata

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Foto di Daniela Groppuso

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

C’è un inscalfibile luogo comune che grava sui destini della spiaggia di Mondello, ed è questo: togliere le cabine e abolire le aree attrezzate (a pagamento) farebbe solo bene al lido. Quest’opinione liquida, che si diffonde generalmente in vista della bella stagione, ha un suo fondamento nell’ovvietà: una spiaggia libera è universalmente più bella di una spiaggia inscatolata in legni e cancelli. E ha anche una sua ragione esoterico-popolare: la società Mondello Immobiliare Italo Belga, che ha in concessione quei benedetti chilometri di sabbia, è vista dal palermitano medio come un’ombra indefinita che da più di un secolo si muove su asciugamani e ombrelloni, un fantasma della battigia, un nemico di cui neanche la nazionalità è certa.
Certo, è difficile provare simpatia per chi dà il mare a pagamento, togliendo cioè il senso di libertà alla spiaggia che è, per eccellenza, il luogo della libertà. Ma qui di ragione si discetta, mica di sentimenti. E la ragione impone domande per non intossicarsi di aria fritta.
Che fine farebbe il lido di Mondello senza concessione ai privati?
I palermitani saprebbero tenerlo pulito?
Quali sarebbero le garanzie per quest’immenso, meraviglioso spazio libero? Continua a leggere Dalla Mondello libera a quella dimenticata

Io penso all’inverno

Quand’ero giovane, col mio amico Saverio – compagno di indimenticabili sciate – cominciavamo a progettare la settimana bianca in questo periodo. Perché eravamo convinti che dopo Ferragosto sarebbe stata tutta una discesa verso la stagione che più amavamo, cioè l’inverno.
Sì, la cosiddetta bella stagione è sempre stata per me un riempitivo tra un inverno e l’altro. Infatti in questo periodo dell’anno, mentre tutti voi vi girate e rigirate al sole, beandovi della crosta salina che assomiglia a una panatura prima della frittura, io guardo le foto delle sciate passate, studio il calendario per capire dove piazzare la settimana bianca senza far troppi danni, e quando riesco a fare un po’ di attività fisica (il caldo è la mia kriptonite) la strutturo come preparazione presciistica. Il che spero, basti a farvi capire quanto ci si senta ridicoli a passeggiare in spiaggia immaginando l’impatto della spending review sul prezzo dello sky-pass prossimo venturo.
Quindi spero che non ve la prendiate a male se per le settimane che verranno auspico un rapido svolgersi di pensieri in modo da accorciare la litania di una stagione che, a pensarci bene, è fatta per esasperarci: dall’umore al sudore, l’estate fa rima con rossore, afrore, malore.

Spostati, ho caldo

Effetti dell’afa in Sicilia. La foto è di Giuseppe Giglio.

Iu scpero di grandi stasgioni

Dura la vita estiva dei giornalisti sportivi. A parte i più fortunati, che si fanno la vacanza pagata nelle località montane in cui le squadre di calcio sono in ritiro, tutti gli altri devono impastare e cuocere le dichiarazioni di ragazzotti appena sbarcati in Italia e imbandire pagine e pagine su concetti gonfi d’aria come un pallone. “Iu scpero di grandi stasgioni e moltissima gol”, diceva ieri in tv un aspirante goleador importato dal sudamerica da non so quale società. E il concetto è fotocopiato, e fotocopiabile, in ogni intervista di ogni calciatore di ogni nazione (gli italiani parlano anche peggio di un centravanti serbo che non ha mai messo piede nel nostro Paese).

1) Siamo qui per vincere.

2) Abbiamo fiducia nel mister.

3) Serve coesione.

4) Darò il massimo per il mio pubblico.

E’ così da sempre. O almeno da quando il calcio ha monopolizzato i neuroni dell’italiano medio in vacanza. Per fortuna oggi iniziano le olimpiadi e le parole torneranno a valere per quello che sono. Aria fritta. E pure male.

Meraviglie del Tg1 d’estate

Il Tg1 estivo di Augusto Minzolini è una miniera di emozioni. E laddove la cronaca si ferma, ci pensano i giornalisti a sorprenderci con un guizzo, una trovata geniale.
Ieri è stata una giornata memorabile con due perle che, da sole, valgono il costo dell’abbonamento Rai di un anno.
Edizione delle 13,30, si parla – pensate un po’ – del caldo. La cronista testimonia il ruolo indispensabile del servizio Pronto Nonno, che dà assistenza agli anziani sciroccati di Roma, e chiede a un’operatrice (senza fare domanda):  “Ed ora una storia particolare di questi giorni”. Continua a leggere Meraviglie del Tg1 d’estate

Umberto il caldo

Agosto è il mese in cui, in assoluto, si parla di più del tempo meteorologico. Il caldo (e le ferie) innescano spunti centripeti di citazioni, di esclamazioni, di semplice intercalare. La temperatura, se ci fate caso, è al centro della maggior parte delle discussioni e non perché manchino altri argomenti, ma per un motivo fisico: il caldo dilata, amplifica, innervosisce. Dev’essere così anche per Umberto Bossi che in questi giorni ne ha per tutti, soprattutto per i suoi compagni di governo tipo Brunetta. Solo che nel caso del ritronato leader dei leghisti non ci sono prove di un effetto opposto del freddo.

Sentirsi frigo

Guardate dentro il vostro frigo, in questi giorni di agosto. Scommetto che, nella stragrande maggioranza dei casi, lo troverete semivuoto o comunque non pieno.
Se, come si dice, siamo quel che mangiamo, il nostro frigo è lo specchio delle nostre intenzioni. Chi non è in vacanza, in questo periodo ha poca voglia di trastullarsi tra i fornelli e chi invece è in giro sarebbe uno stupido se lasciasse la roba a invecchiare in frigo.
Questo per dire che, ad agosto, pur essendo un tirchio (che ormai vive ritirato) mi piace andare a mangiare fuori e sentirmi quasi normale.