Lo sparatore di Roma e gli sparatori di cazzate

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Dopo la sparatoria di ieri davanti a Palazzo Chigi il mondo della PP, Politica Pelosa, ha ceduto alla tentazione di banalizzare il banalizzabile. Di chi è la colpa? Di Grillo, del Movimento 5 Stelle e di chi usa toni accesi su blog e giornali, mica di un fallito che si è giocato tutti i suoi soldi al videopoker e che qualche media ha dipinto frettolosamente come “un disperato che ha perso il suo lavoro”.
Le parole forti in politica non le ha inventate il M5S, basti pensare senza andare troppo lontano nel tempo alle delicatezze linguistiche di Bossi, Calderoli e vari altri intellettuali della Lega Nord. O basti rievocare gli attacchi di Berlusconi ai coglioni che votano a sinistra e ai malati di mente che affollano la magistratura.
Ora se un idiota si mette a sparare all’impazzata e subito dopo ha l’accortezza di pronunciare le parole “politica, politici”, automaticamente viene come deresponsabilizzato dai media: chi alimenta il clima d’odio? Chi carica di tensione sociale gli strati deboli della popolazione? Chi bla bla bla?
Ci vorrebbe un pizzico di buonsenso prima di sfornare opinioni come se fossero pagnotte. Il clima d’odio e la tensione sociale sono frutto di ventenni di politiche dissennate, di vergognose ruberie, di atteggiamenti criminali da parte di chi dovrebbe rappresentare lo Stato e invece rappresenta il lato oscuro di uno stato fantasma.
Non sono i comizi di un comico prestato alla politica che armano la mano di un delinquente, ma l’ignoranza diffusa in un Paese sottosviluppato e affamato da una classe politica corrotta o nel migliore dei casi incapace.

Quel che resta di un incidente

di Liana Mistretta

Qualche migliaio di euro di danni alla mia auto, per essere precisi 4.387, OK pagherà tutto l’assicurazione, avevo pienamente ragione.
Una vertebra del collo rotta, OK guarirò in un mesetto, anche per questo danno verrò risarcita.
Progetti di lavoro e personali andati a monte, pazienza, penso che poteva andarmi peggio.
Ma la rabbia per quel che mi è successo 2 giorni fa sulla Flaminia, dove ho avuto l’incidente, non so se mi passerà facilmente. Continua a leggere Quel che resta di un incidente

Regolamento di conto

Grazie a La contessa.

Gli impegni di Gasparri

“L’autovettura oggetto della contravvenzione era temporaneamente sprovvista dell’autorizzazione al transito, che non mi è stato possibile rinnovare tempestivamente a causa di continui e ripetuti impegni in diverse parti d’Italia correlati al mio mandato istituzionale”.

Con questa surreale motivazione il senatore Maurizio Gasparri ha chiesto, su carta intestata del Senato, ai vigili urbani di Roma di annullare tutte le contravvenzioni collegate all’auto di sua moglie.
Davanti a notizie come questa cresce in me la consapevolezza che un giorno per togliersi dai piedi gente del genere non servirà la Norimberga evocata da Grillo: basterà tirare lo sciacquone.

Grazie a Giuseppe Giglio.

Olimpiadi, il valore di un no

Il no di Monti alle Olimpiadi di Roma testimonia il valore di qualcosa che la politica aveva dimenticato, e cioè la prudenza. Dopo anni di promesse spericolate, di finti investimenti, di strategie criminali, di stanziamenti alla cieca, si riesuma il valore di un semplice, motivato, rassicurante no.
Chi si sgola per gridare allo scandalo oggi, probabilmente dimentica o fa finta di dimenticare che la gestione di grandi e piccoli eventi ha fornito, nei decenni scorsi, appiglio a scalatori spregiudicati della finanza pubblica.
Se siamo con le pezze al culo è anche perché i nostri amministratori sono stati prodighi di sì, sì e sì: come quel tale che al ristorante ordinava tutto, tanto non pagava lui, e tanto mangiò che fini all’ospedale. Solo che loro hanno delegato la degenza a noi.

Ai confini dell’irrealtà

In principio erano due italiani. Poi sono diventati due dell’est europeo. Ora sono due magrebini. Le notizie sui due assassini del barista cinese di Roma e della sua figlioletta sono degne di ampia citazione nell’almanacco delle schizofrenie giornalistiche di casa nostra.
Da una parte la macchina investigativa, coi suoi tempi, dall’altra il circo mediatico, con la sua fretta.
Ci sono giornalisti – personalmente ne conosco diversi – che leggono (?) il pensiero dell’investigatore, lo innestano (!) nell’aspettativa del lettore e fanno germinare una realtà che non scontenta nessuno, ad eccezione delle vittime (che notoriamente non chiedono rettifica).
Nel caso del delitto di Roma non sono in discussione l’incertezza degli identikit e le conseguenti difficoltà nella cattura dei colpevoli, ma la perentorietà con la quale cronisti e redattori imbastiscono versioni che, di minuto in minuto, si squagliano come il gelato al sole di agosto.
Non c’è nulla di strano a scrivere delle ipotesi investigative. L’importante è non sorpassarle a destra in termini di veridicità, con la presunzione di raccontare la storia prima ancora che essa nasca.
Ho il terrore che arrivi un giorno in cui la realtà sia plasmata sul suo resoconto: e ciò che temo – lo confesso – non è tanto l’ingiustizia, ma la noia.

Poco servizi e molto segreti

Nell’anno 2011, in Italia, con un capo di governo che fa e dispone a suo piacimento, confortati da una carta costituzionale che è esempio per il mondo intero, il ministro degli Interni Roberto Maroni vuol farci inghiottire la prima scemenza che gli è venuta in mente per coprire le inefficienze del sistema di pubblica sicurezza.
Dice Maroni: la legge non è adeguata, i black bloc, anche volendo, non li si poteva bloccare.
Senza entrare nel merito legislativo della questione, senza cadere nella trappola dei codicilli e senza dar peso ai sofismi di un ministro furbetto ma nulla più, una cosa va detta con chiarezza: un vero Stato democratico forte non si accorge, a sconfitta bruciante incassata, che le norme non sono buone. Continua a leggere Poco servizi e molto segreti

Pannella e crocchè

E poi, dopo decenni, uno si accorge che un guru della politica è ormai stolto, rincoglionito e pure incosciente. Mi dà un dolore enorme scriverlo, però credo che stavolta – dopo anni di equivoci e, diciamolo, di cazzate – gli sputi in faccia Pannella se li è andati a cercare quasi per meritarseli. Misteri della senilità.

Servizi inutili

C’è una domanda ricorrente – una delle tante – che mi viene in mente ogni volta che si verificano eventi di cronaca tanto drammatici quanto annunciati come gli incidenti del corteo degli indignati di Roma.
La domanda è: ma i nostri servizi segreti che caspita fanno?
La manifestazione era prevista e prevedibile, l’azione dei disturbatori anche, il ruolo dei criminali scontato. C’era un ambito più urgente e importante sul quale i nostri Servizi, nelle ultime settimane, avrebbero dovuto concentrarsi? Credo proprio di no. A meno che non si debba rendere commestibile l’idea che gli agenti segreti si debbano occupare solo di sistemi talmente massimi da esistere solo nei film di James Bond.
L’azione dei black-bloc, chiamiamoli così per praticità, era pianificata quindi disinnescabile, se solo un agente, un funzionario, un qualunque impiegato dei servizi segreti italiani si fosse occupato della vicenda.
Invece così non è accaduto. Questo è lo scandalo, non l’emergere dei soliti violenti. E’ inaudito che l’intelligence, stipendiata per pensare cogitare tramare, sia rimasta al balcone a guardare l’orribile devastazione perpetrata da un manipolo di delinquenti. Che non sono, come dice quel fesso di Emilio Fede, di sinistra. No, sono delinquenti qualunquisti, beceri, ignoranti.

Bum

Chiude il Bagaglino, Marcella Bella indagata a Milano per evasione fiscale, la Cei chiede ai politici di purificare l’aria morale del paese. Prossimo passo, i coccodrilli nelle fogne di Roma.