Gli scajolani no, vi prego

Non ci bastava l’ossimoro Domenico Scilipoti dei Responsabili (il movimento creato per appoggiare Silvio Berlusconi), ora questo Paese ha anche a che fare con gli scajoliani (cioé i deputati fedeli a Claudio Scajola).
Perché, diciamolo, una cosa è far passare per responsabile uno che è stato eletto con l’Idv e che finisce con il dare appoggio al governo che dovrebbe contrastare, un’altra cosa è ipotizzare una corrente che veda come punto di riferimento Claudio Scajola.
Scajola, già. Uno che da ministro dell’Interno diede l’ordine di sparare sui manifestanti del tragico G8 di Genova se solo ci fosse stato uno sbordamento nella zona rossa. Uno che diede del rompicoglioni al povero Marco Biagi, appena assassinato. Uno che fece istituire una tratta Alitalia che collegava casa sua (e il suo collegio elettorale) con Roma. Uno che ha sempre detto di non sapere che qualcuno gli pagava la casa appena acquistata.
Se la decenza fosse cemento, l’Italia sarebbe il più grande polmone verde del mondo.

In Italy we almost have a dictatorship of left judges

Obama, quello abbronzato, ascolta annuendo come un pupazzetto a molla. Una larga fetta dell’Italia spera disperatamente in una debacle dell’interprete e, alla fine, si aggrappa a un dato di fatto: il presidente Usa non risponde.
Due considerazioni.
1) Berlusconi, dicono i suoi accoliti, in fondo ripete ciò che ha sempre detto. Come se riproporre orgogliosamente un’ossessione fosse il motivo sublime del concetto: straparlo (strapenso?) ergo è giusto quello che dico.
2) Che caspita gli racconta al presidente del più potente stato del mondo, uno che ha una scala di emergenze molto diversa dalla sua (uno che, tanto per dire, fino a qualche giorno fa era rinchiuso nella situation room a occuparsi di cose ben più delicate)?

Scontri di potere

Sugli scontri di Roma, come sui voti del Parlamento, occorrerà fare la tara. Ancora una volta la cronaca ci propone un’occasione per diventare storia, anche se i postumi del G8 di Genova non sono ancora stati smaltiti.
Quanto vale un deputato che cambia idea? Quanto pesa una manganellata in più in un corteo di studenti? Cosa fanno, chi sono e chi foraggia i black block quando non devastano vetrine?
Credo che anche per i comportamenti più irresponsabili ci sia una responsabilità istituzionale. Prima c’erano i servizi segreti deviati, oggi c’è una deviazione di vertice che si cimenta in opere di distrazione di massa.
Dicono che Berlusconi sia ossessionato dal legittimo impedimento, da quella norma cioè che lo salva da ogni processo fin quando resta in carica. E ciò spiegherebbe il suo patologico  attaccamento alla poltrona. Se resterà lì sarà salvo, altrimenti dovranno essere celebrati i processi.
In quest’ottica tutto assume un significato diverso. Si capisce quanto vale un deputato che ha l’idea “giusta”,  quanto pesa la manganellata che innesca la furia sbagliata, si intuisce come vengono riesumati quei pendagli da forca che si mescolano con gli studenti e che danno cibo alle mandibole affamate di Emilio Fede.
Se solo ci fosse un’alternativa potremmo dire di essere in vista della fine.

I colori del G8

barak e michelle obama

de La contessa

Ho guardato le immagini del G8 più e più volte, e ancora non capisco: perché Michelle Obama continua a scegliere il giallo per le occasioni più importanti che la vedono protagonista (elezione del marito, G8…)? Perché si ostina a esaltare le forme e le dimensioni da matrona presidenziale, invece di smorzarle con toni più pacati e decisamente più adeguati?
E ancora: perché le due mogli-supplenti del premier italiano, Carfagna e Gelmini, hanno optato per un total look nero stile “vedove inconsolabili”, sotto il sole cocente de L’Aquila?  E perché hanno concesso a quell’antipatica di Carlà di conquistare il titolo di première dame meglio vestita in una kermesse a metà tra la sagra e il live-aid (sebbene il  completo bianco con camicia nera, lo avrei lasciato senza troppi rimorsi a Tony Manero)?
Sulle altre wags, dico solo: Dio(r) perdoni loro, perché non sanno quello che fanno.

“Forte”, non “buona”

Poche parole

di Raffaella Catalano

Mi pare pretestuoso il trionfalismo di Berlusconi e dei suoi accoliti riguardo all’atteggiamento di Obama nei confronti del nostro premier. Il presidente americano ha parlato di Silvio solo in termini di “leadership forte”. “Forte” non è un giudizio di merito: né buono né cattivo. Mi è sembrata una valutazione molto diplomatica, quella di Obama. Soprattutto che non creasse dissapori e scompiglio in una terra martoriata come l’Abruzzo. Sarebbe stato inopportuno.
Ma di leadership forti il mondo, nel corso della storia, ne ha conosciute tante. Anche molto dannose. Non dimentichiamocelo.

Dalla parte dei lettori

appello

I lettori di Repubblica hanno fatto una bella cosa.

Il vero problema

Alcuni tra i principali giornali del mondo indicano l’Italia prossima all’esclusione dal G8, mettono in guardia dalle futuribili gaffes di Berlusconi e descrivono quello de l’Aquila come un summit che sta discendendo nel caos. Un europarlamentare italiano (della maggioranza) si fa riprendere mentre intona, birra alla mano, una canzone razzista e fa la figura dell’idiota in mondovisione.
Titoli a caso della cronaca di ieri.
Nelle grandi democrazie basterebbe solo una di queste notizie per suscitare un’indignazione comune. Non servirebbe neanche una campagna di stampa per risvegliare le coscienze: sarebbero già lì a ribollire di rabbia. Invece dalle nostre parti si continua a erigere un muro tra il sommo bene e il grande male, tra un governo che è ingiustamente bersagliato dai media di mezzo mondo e un’opposizione malvagia, corrotta e sanguinaria.
Siamo diventati grandi ormai e possiamo dircelo chiaramente: il vero problema dell’Italia non è Berlusconi, ma la fetta di opinione pubblica che pende dalle sue braghe.

P.S.
Dell’eurodeputato di cui sopra torneremo a parlare. Un personaggio di tale statura culturale, sociale e morale va celebrato come si deve.

Armiamoci e partite

Papa berlusconi

Marketing

Secondo me, l’idea di organizzare il G8 in Abruzzo è geniale. Chissà a chi è venuta.