Bastava un fotogramma

Nelle ultime ore giornali e televisioni continuano a fornire immagini sempre più dettagliate e violente degli ultimi secondi di vita di Gheddafi. E’ una corsa al fotogramma più sanguinante, alla smorfia più terrificante: il volto semiparalizzato del dittatore, la camicia che gli scopre il ventre, il ribelle sdentato che recita come un mantra il ringraziamento al suo dio, l’ammasso di colori sfocati con una predominanza di rosso, i colpi di mitra, le voci selvagge che gridano vittoria in una lingua a noi sconosciuta che ci fa confondere la gioia col dolore. Continua a leggere Bastava un fotogramma

Gheddafi qui e là

Secondo l’agenzia di stampa egiziana Mena è stato avvistato a Ghadames, nella Libia ocidentale da dove sarebbe passato in Algeria.

Il capo dei servizi di sicurezza dei ribelli libici, da Malta, fa sapere di aver sentito dire che sarebbe su un convoglio di 10 vetture blindate nelle zone a sud dell’aeroporto di Tripoli. Continua a leggere Gheddafi qui e là

Ottimismo

Dice Gheddafi, minacciando guerra all’Italia: “Il mio amico Berlusconi ha commesso un crimine”.
Uno solo?

Con che faccia?

Ciascuna parte si impegna a non compiere atti ostili nei confronti dell’altra e a non consentire l’uso del proprio territorio da parte di altri (stati o attori non statali) per la commissione di tali atti.

Dal trattato Italia-Libia di amicizia,
partenariato e cooperazione.

Ieri Silvio Berlusconi ha annunciato che l’Italia parteciperà coi suoi caccia ai bombardamenti sulla Libia. A questo punto si capisce che il vero problema non è tradire il trattato con Gheddafi ma averlo firmato, quel patto.

Il “pacifista” Bossi

Non so se avete notato che l’unico politico italiano di peso ad opporsi all’attacco contro Gheddafi è stato Umberto Bossi. E non vi sarà sfuggita la coincidenza tutta italica tra l’atto “pacifista” del ministro (le virgolette sono d’obbligo trattando di uno che nei suoi comizi ha sempre parlato di mitra, pallottole e fucili) e il suo essere stato promotore delle ronde padane.
Insomma la più pressante azione anti-bellica nel nostro Paese l’ha fatta uno al quale la violenza non fa proprio schifo.

Uno spunto di riflessione

Scrive Christian Rocca:

In soli due anni, il Nobel per la Pace
ha triplicato il numero dei soldati americani in Afghanistan;
è ancora in Iraq;
ha bombardato circa 200 volte il Pakistan;
sta bombardando la Libia.
(E ha fatto bene)

Siamo ancora in grado di cedere ingenuamente alla distinzione tra buoni disarmati e cattivi con le bombe in tasca o le pistole in pugno?

Do you remember?

Ok, Gheddafi è un pericolo per la Libia e per il mondo. Ma non da adesso. Tutti sapevamo chi è costui. Persino da queste parti – e io non sono certo un esperto di politica internazionale – si era parlato del dittatore in termini abbastanza realistici.
Però vale la pena di sottolineare, se ce ne fosse bisogno, che c’è solo una persona che lo ha onorato e accolto come un ospite di riguardo. E che, ancora una volta, ha perso un’occasione per vergognarsi.

Teorema mazarese

Sulla storia del peschereccio mazarese preso a mitragliate dalla motovedetta libica c’è molto da indagare. Chi conosce le storie del mare, e di quel tratto di mare in particolare, sa che le verità non stanno tutte impilate in bell’ordine.
I pescatori mazaresi hanno fondato gran parte della propria fortuna sulla loro spregiudicatezza, oltre che su un’indubbia abilità.
I libici, in questi ambiti, li superano a destra con il vantaggio di avere alle spalle un regime che con la sua trasversalità ha lasciato le malepiante libere di soffocare le colture utili.
Di certo c’è che, in simili frangenti, poco o nulla è scontato.
Quindi prima di schierarsi, strillare, mobilitarsi, legiferare, dichiarare, indignarsi, è bene riflettere.
In alto mare ciò che sembra, difficilmente è ciò che è.

Le hostess di Allah

Non deve destare scandalo che un vecchio dittatore abbia ancora qualche insana pulsione sessuale e si pavoneggi in modo patetico davanti a centinaia di hostess pagate per far finta di essere interessate al corano (e magari pure di essere intelligenti). Quel che dovrebbe fare imbufalire la razza ormai estinta che un tempo faceva capo all’“italiano medio” è che tutto l’establishment governativo italiano, col coro adorante di gran parte della stampa, ha avallato la pantomima con malcelato compiacimento.
La differenza tra un vecchio bavoso che brancola per i giardinetti e il leader libico Gheddafi è che il giardinetto di quest’ultimo misura 1.760.000 km quadrati e rappresenta incidentalmente il quarto Paese dell’Africa.
Per il resto credo che sia il caso di tacere e di cominciare a pensare a come smaltire questa overdose di vergogna.

Praticamente una gang bang

L'ullistrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Ieri il premier Silvio Berlusconi ha fatto il bilancio dei primi 14 mesi di vita del suo governo. Ecco i punti salienti del suo lungo intervento.

I giornalisti della Rai non possono attaccare il governo, mentre è auspicabile che si attacchino al tram.

Sempre più militari in strada, più precisamente in mezzo.

Con la Libia, la festa delle vendette è diventata la festa dell’amicizia. Donne e champagne li ho portati io.

Abbiamo risolto l’emergenza rifiuti a Napoli come a Palermo. Abbiamo tolto l’immondizia dai cassonetti e l’abbiamo gettata a mare. Ora provate ad appiccare il fuoco.

Col ritorno al nucleare gli italiani pagheranno meno l’energia. Nel paniere dell’Istat inseriremo le cure oncologiche.

Quella della scuola è stata una riforma di buon senso. Mandare i bambini a protestare per strada è stato un gesto di pessimo gusto: mi scrivono ancora molti poliziotti risentiti perché non gli erano stati forniti i manganelli adatti.

Alitalia è rimasta in mani italiane: vale il motto tutti per uno, uno per tutti. Praticamente una gang bang.

Contro di me solo calunnie. Non ho scheletri nell’armadio: sennò che minchia mi tenevo a fare tutte quelle tombe fenicie in cantina.