Violato il mio diritto alla privacy.
Per uno che esordì con “se divento presidente della Regione dirò addio al sesso”, la privacy è qualcos’altro: una cosa che si tira fuori quando il tempo è brutto, tipo l’ombrello.
Volevo uccidermi, mi ha salvato Lo Voi.
Qui c’è una convergenza di azioni teatrali. Da un lato la ricerca su internet (!) di un metodo per suicidarsi senza fare casino, che è come dire guidare con gli occhi bendati curandosi del destino della benda, dall’altro l’irruzione salvifica del procuratore della Repubblica che non si sa come ha portato a casa il risultato: schiocco delle dita, cazziata, telefono chiuso in faccia (in certi casi il tuuut tuuut fa miracoli).
Trattato così perché gay.
No, trattato così perché inattendibile. Uno può essere gay, eterosessuale, biforcuto o trapanatore bisestile: se fuori dal letto rende così così, sono cazzi suoi, con tutte le metafore che il dio della logica manda in terra.
Tutino non è il mio tipo.
Vedi personal privacy e sue declinazioni teatrali.
Sbiancamento anale, mai fatto.
Il giornale che si è intrattenuto su questo dettaglio ha fatto una carognata. Ma se uno ha il senso della misura, dal fango prende le distanze, non ci si butta per recensire la grana della melma.
Toto Cuffaro non era gay.
Laddove il dibattito politico langue, c’è sempre spazio per l’ossessione (sessuale).
I responsabili di questa vergogna si vergognino dinanzi al popolo siciliano.
Ecco sì. Basta vergognarsi senza modica quantità.
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