Mille grazie

Visto su Don Zauker.

Il salvatore salvato dalle macerie

Il trailer promette bene.

L’ignoranza delle truppe

Ieri sera  la puntata di Report dedicata agli appalti di Sicilia l’ho affrontata con un pregiudizio: è noioso ascoltare per la millesima volta una storia che si conosce a memoria. Invece mi sono sorpreso a incrociare la strada di alcuni dei personaggi tipici della mia terra: il rampollo di una famiglia mafiosa che gestisce l’impresa dei suoi avi con la disinvoltura arrogante di un boss col lasciapassare; l’ingegnere pigliatutto, amico del potente che tutto spartisce; il presidente che finge di sapere non sapendo; il bugiardone istituzionale che non ha più una faccia di riserva; l’indolente che si finge coraggioso nell’anonimato.
Il comune denominatore di tutte le anime di questa galleria è l’arroganza. La stessa arroganza che è simbolo di un governo, di un partito, di una scellerata filosofia istituzionale. In questo Paese se qualcosa non piace al premier, quel qualcosa non si mette in discussione: si sradica, si estingue. Il gusto e la convenienza personali assurgono sempre al rango di legge, non c’è mai uno spazio riservato alla pubblica discussione.
Il caso delle trasmissioni televisive non gradite al sommo capo, e per questo chiuse, rimarrà emblematico.
In qualsiasi altra parte del mondo civile, il dissenso è garantito se non si vuol finire nella black list delle dittature. L’Italia è l’unico posto in cui un governo autoritario gode di uno sconsiderato consenso elettorale: come se le vittime facessero il tifo per il proprio plotone d’esecuzione. Perché? Prendetemi a pietrate, ma io non ho trovato spiegazioni che vadano oltre l’ignoranza profonda.

Furbo al 101 per cento

Se uno opera bene al 100 per cento e poi c’è l’uno per cento discutibile, quell’uno va messo da parte.

Silvio Berlusconi spiega quella che Ezio Mauro definisce come “nuovissima concezione della legalità a percentuale”.

Un altro mondo

Non credo agli extraterrestri, però credo di vivere in una realtà che è popolata da alieni. E’ il mondo del centrodestra, un mondo che purtroppo confina col mio. Lì, il capo della Protezione civile è nei guai per aver scambiato – secondo l’accusa – scopate con favori. La sostanza e l’ambito del reato sono odiosi ancor più che nella corruzione classica con la mazzetta o col conto cifrato in Svizzera. I soldi incarnano la debolezza di molti, il sesso pagato coi soldi degli altri incarna la debolezza di chi si sente forte, intoccabile in un gioco abietto, tribale, diciamo anche crudele.
Nel mondo del centrodestra tutto questo non incontra mai una censura. Secondo la versione ufficiale, che si discosta dalla realtà come velina impone, si tratta di errore giudiziario, di congiura, di campagna d’odio, di manovra politica, di sgambetto, spintone, fallo.
Fallo sì, e non subìto ma sguainato. Altro che presunzione di innocenza: per il premier quando si finisce sotto le grinfie dei magistrati – e per questioni di sesso, per giunta – ci vuole la presunzione e basta: il capo della Protezione civile è un eroe e basta!
Rapido cambio di scena.
Dall’Abruzzo, dalla Maddalena e altri scenari di appalti più o meno urgenti ci spostiamo a Palermo.
L’Amia, l’azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti, è in coma: il tribunale fallimentare ha dichiarato lo stato di insolvenza. Il sindaco Diego Cammarata, che di quell’azienda ha protetto (anche con qualche bugia) i personaggi più discussi, anziché ammettere in extremis una certa sottovalutazione del problema e un po’ di leggerezza nello scegliere gli uomini/amici da piazzare nei ruoli chiave, s’inventa una piroetta da circo sul ghiaccio: “Io ho vinto la mia sfida”, dichiara dopo il responso dei giudici.
Come? Quale sfida?
“In questi mesi abbiamo operato con tenacia e caparbietà per mettere ordine nei conti e nei servizi dell’Amia e ci siamo riusciti”, scrivono i suoi addetti stampa.
Insomma, Cammarata canta vittoria dopo una sconfitta, come un gallo insonne che spara il suo chicchirichì nel cuore della notte.
Solo che il gallo sa di essere un pollo tra i polli, Cammarata è convinto che i polli siano solo gli altri.

Il bene del Paese

Berlusconi difende Bertolaso (nessuno dei due si vede nella foto perché al momento dello scatto erano entrambi impegnati a fare il bene del Paese).

Cose turche

Sembra che le accuse contro questo signore non siano state vagliate tutte con rigore.
Senza voler usare la cipria dell’autocitazione, ricordo che il suo arresto suscitò in me qualche pensiero contraddittorio.

Auguri Palermo

Un regalo per tutti voi, grazie al grande Filippo Luna.

Ignoranti colpevoli

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Direi che il dato più probante e preoccupante della corruzione italiana non tanto risieda nel fatto che si rubi nella cosa pubblica e nella privata, quanto nel fatto che si rubi senza l’intelligenza del fare e che persone di assoluta mediocrità si trovino al vertice di pubbliche e private imprese. In queste persone, la mediocrità si accompagna a un elemento maniacale, di follia, che nel favore della fortuna non appare se non per qualche innocuo segno, ma che alle prime difficoltà comincia a manifestarsi e a crescere fino a travolgerli. Si può dire di loro quel che D’Annunzio diceva di Marinetti: che sono dei cretini con qualche lampo d’imbecillità…

Queste parole le scrisse Leonardo Sciascia sul Globo, nel 1982. Sono di poco precedenti a un periodo che allora mi sembrò buio, ma che oggi declasso a penombra. Un’epoca che verrà inquadrata sbrigativamente nel Craxismo.
L’invasione degli stupidi nella politica italiana non è una novità dei giorni nostri, anche se potrebbe essere un’emergenza.
Nesuno mi toglie dalla testa che Sciascia ha presagito i tempi delle candidature per meriti corporali: ciò che si ottiene senza merito non è per grazia ricevuta, quanto per grazia elargita.
Nell’anno 2009 lo stupido al potere ruba, se ne ha l’occasione, senza curarsi di un piano B (che lui, per effetto della sua rassegna stampa, confonde col il lato B), tanto sa che non ci sarà mai una fuga da architettare, una difesa da imbastire: i suoi sodali infatti lo hanno già blindato in una legge che salvaguarda la sua disonestà e – quel che è peggio – la sua imbecillità.
Il sistema premiale creato dagli stupidi al potere risente ovviamente del loro tipo di furbizia. Che si distingue da quello ordinario per ossessività. Un furbo per così dire normale sa che il suo espediente o la sua invenzione possono essergli utile una-due volte. Il furbo-stupido non pensa ad altro che a sfruttare sempre la medesima “trovata” (spesso scimmiottata o copiata, ecco il perché delle virgolette), tanto alle sue spalle ci sarà sempre uno sponsor pagante, un padrino interessato, un partito di suoi simili che garantirà e combatterà per lui.
Il cardine su cui si muovono le vite (e spesso i reati) delle “persone di assoluta mediocrità” è l’ignoranza colpevole. Che è altra cosa rispetto alla semplice ignoranza, che spesso è fucina di grandi invenzioni (come tutti sanno l’arte non si misura a pagine lette o a titoli di studio).
Oggi l’ignorante colpevole è quello che occupa abusivamente il posto di chiunque altro.

Ripassino

Non è nuovissimo, ma è comunque attuale.