Secondo il signor B, “la stampa italiana si deve vergognare”.
Ha ragione: dieci domande sono troppo poche.
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Del Turco e la vendetta politica
Ho letto l’intervista del Corriere a Ottaviano Del Turco che non esclude di tornare in politica, dopo l’arresto per tangenti, ma nelle fila del partito a lui (finora) ufficialmente avverso, cioé il Pdl.
Il centrodestra, nel corso degli anni, ha riempito la cambusa di reduci, sopravvissuti, scontenti e qualunquisti. Però questa di Del Turco è una sortita che merita una breve riflessione.
Prima ipotesi. Depresso per il senso di abbandono, l’ex governatore dell’Abruzzo ha deciso di vendicarsi del silenzio dei compagni seguito al suo arresto. La sinistra non è abile a far quadrato quando il cerchio non quadra e preferisce le lame affilate di Di Pietro al garantismo che fa parte di una storia ormai mesozoica.
Seconda ipotesi. Esaltato da una politica liberista soprattutto in questioni di giustizia, una giustizia che si vorrebbe abolire in toto al pari di una leggiucola decrepita ereditata dallo Statuto Albertino, l’ex governatore dell’Abruzzo ha scelto la via più breve per seppellire le sue pendenze penali. Un cambio di casacca è più che conveniente quando si intravede il sole a scacchi, e in Italia c’è un partito che promette più abbronzature integrali per tutti (anche d’esportazione).
Ora, io non ho le capacità per giudicare quanto valgano le intenzioni politiche di Del Turco, però credo che valgano una riflessione. Anche fuori dai confini abruzzesi.