Scusate il ritardo

Ho letto solo oggi questo post di un blog nel quale solitamente trovo cose che condivido. Stavolta sono rimasto deluso. Perché il motore del ragionamento è: le idee politiche di un uomo devono pesare sul giudizio complessivo che la società è chiamata a esprimere su di lui.
Credo che questo massimalismo costituisca una delle crepe più profonde della sinistra italiana. Perché, restando entro i confini della democrazia, non esistono in assoluto convinzioni politiche giuste e convinzioni politiche sbagliate.
Ci sono uomini che vivono nel diritto e altri che il diritto lo calpestano, ma come sappiamo la politica non c’entra un tubo.
Del resto la lezione migliore/peggiore ce l’ha data Berlusconi che ha creato un partito macedonia: ci sono fascisti, socialisti, liberali, democristiani e piduisti (ops!). E infatti ha vinto.

Fascio e martello

Forse il Pd ha trovato il nuovo leader.

Lombardo e il libro mastro

Torna a galla la vecchia storia del “libro mastro” delle raccomandazioni di Raffaele Lombardo.
La notizia è che non c’è nulla di nuovo, sempre dello stesso elenco del 2008 si tratta.
Solo che qualche giorno fa, durante la sua pièce all’Ars, il governatore ha detto: “Non ho mai accettato raccomandazioni”.
Frase molto impegnativa per un politico. E non perché non esistano politici virtuosi, ma per via della stessa natura del rapporto tra elettore ed eletto, alle nostre latitudini: è molto raro che l’appoggio e la protezione per qualcuno restino distanti dal mercato dei voti. C’è chi si muove sui binari della legalità e chi deraglia. Chi stempera tutto in un generico “interessamento” e chi mette mano al portafogli. Chi ha la volontà di risolvere casi umani e chi ha una propensione per i casini disumani.
Siccome Lombardo è un pesce di questo mare, dovrebbe stare più attento a dichiarare. Le reti della cronaca non hanno maglie larghe.

Metti che Lombardo…

Dunque Raffaele Lombardo oggi pomeriggio sarà chiamato a rispondere, oltre che della propria integrità morale, soprattutto della propria arte di comunicatore. Un’arte della quale, a dire il vero, finora non si è dimostrato pratico. Ma gli uomini sono anche gli eventi che innescano e la promessa di fare nomi e cognomi in tema di mafia e politica è una discreta trovata per rilanciarsi mentre si è incudine sotto il martello della giustizia.
Analizziamo in breve quali sono gli scenari.
1)    Lombardo va in aula e fa realmente i nomi. Domande spontanee. Perché non li ha fatti prima? Perché ha aspettato di essere indagato per concorso esterno in mafia per dire quello che sapeva? Parla forse per ritorsione?
2)    Lombardo va in aula e parla in lombardese. Non fa i nomi, ma lascia intendere di sapere più di quanto molti altri sappiano. Domande spontanee. Uno come lui, nella scomoda posizione di indagato, si mette a fare il furbetto, quello che manda a dire, come un qualunque picciotto col pepe nel posteriore? E poi questi messaggi non si affidano solitamente alle vie private, tramite gli amici degli amici?
3)    Lombardo va in aula e racconta la favola dei nomi fatti alla magistratura e solo alla magistratura. Domande spontanee. Perché ci ha fatto perdere tempo? Non era meglio dedicare la seduta dell’Ars alle solite leggi per pochi nell’indifferenza di molti? Stai a vedere che Cascio ci aveva visto giusto?
4)    Lombardo non va in aula. Domande spontanee. A che ora lo sono andati a prendere? Per le arance da portare, meglio tarocchi o brasiliane?

Qui la diretta.

Speriamo che non piova

Intervistato dai lettori di Corriere.it, Roberto Saviano declina l’invito a scendere in politica dicendo che “oggi non c’è spazio per una politica pulita”. Il che equivale a guardare il cielo e a controllare il portafoglio.

Sono ragazzi

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Un paio di post fa così commentavo i volti popolani della folla dell’amore alla manifestazione del Pdl  a piazza San Giovanni: “Ho visto facce anziane senza la luce d’intelligenza e di senso del tempo e dell’esperienza che di solito scorgo negli anziani. Perlopiù dentiere idrofobe (ma che vogliono queste cariatidi, il ritorno del duce? Perché sembrano cattivi?)”. Subito dopo, mi sono chiesto se non avessi esagerato. Dico: una folla di neofascisti col catetere o neo-neofascisti con record di assenze scolastiche al cospetto del popolo dell’amore? Possibile? Che fossi vittima di un terrorismo psicologico al contrario, cioè quello della sinistra e della residua tv di opposizione (o dovremmo dire di “resistenza”)?
Va bene, ho scorto qualche salutino romano che si levava timidamente dalla marana degli inneggianti. Va bene, in molti occhi latitava la scintilla della ragione e prevaleva il battito di ciglia a tempo con la musica da balera (pardon, piazza). Pare che ci sia stato anche un accenno di “Faccetta nera”. Ma… sono ragazzi, via.  Come pensar tanto male di qualcuno che vuole l’amore contro l’odio e l’invidia? (ricordo di aver sentito un cartomante tv che argomentava su temi simili).   Poi ho letto questo “volantino” dei terroristi mediatici più odiati dal popolo del premier meno invidioso e iracondo d’Europa.
E ho deciso di amare, odiare e invidiare tanto quanto. Ma a modo mio, dalla parte opposta, a occhi aperti e con giudizio.

Corpi elettorali

Visto su Piovono Rane.

Non esistono più le mezze ragioni

Sbirciando (ma proprio sbirciando) la tv, leggendo pochi giornali, divorando articoli e post su internet,  ho capito solo di recente ciò che ad alcuni è noto da tempo.
E cioè che gran parte delle polemiche pubbliche sono taroccate.
Non nel senso che i due contendenti hanno fatto un accordo sottobanco, ma che le regole del dibattito sono drogate.
Faccio un esempio a caso (ma proprio a caso).
Io dico che Pinco Pallino è una brava persona, sana di mente, ma che ha una singolare allergia per le donne coi capelli rossi: quando le vede comincia a parlare in latino e alza lo sguardo al cielo attendendo qualcosa, un fulmine o un’illuminazione, chissà. Ovviamente si tratta di un espediente per scherzare su quella persona.
Pinco Pallino ascolta la mia scemenza e si offende. Parte in quarta dandomi del razzista (le donne rosse vanno tutelate come ogni minoranza), del violento e del malfattore (una cugina di terzo grado di sua moglie era rossa e io non potevo non sapere).
Pinco Pallino quindi droga la discussione che da questo momento scorre su un binario apparentemente parallelo, ma che in realtà porta ben lontano rispetto alla realtà.
Cos’è successo?
In poche parole, è stato creato un mio clone, razzista, violento, malfattore sul quale da questo momento si addenseranno i commenti a seguire.
La polemica sarà quindi figlia di questo rito woodoo nel quale, pur di non dover ammettere che uno scherzo è uno scherzo (o, a seconda dei casi, di dover controbattere con cognizione di causa), si discetterà del male assoluto (provocato da un razzista, violento, malfattore) dimenticando che i cavoli a merenda sono pericolosamente indigesti.
Morale: se l’argomentazione dell’interlocutore è difficilmente attaccabile, è utile farne una copia truccata che appaia palesemente più debole e poi lasciarsi andare con le mazzate contro il clone per cercare di abbattere l’originale.
Questo meccanismo è noto ai più come straw man argument. Io non lo sapevo e mi ero lanciato nell’abbozzo di un ragionamento: vedevo una teoria affascinante che mi pareva poco esplorata. Invece era già stato tutto detto, scritto, pensato (ne ho letto qui).
Che noia, non esistono più le mezze ragioni.

La politica del fare

Se facessi politica farei delle grandi porcate in privato. Il mio slogan sarebbe meglio un culo che una faccia da culo.

Tinto Brass a Barbareschi Sciock.

Grazie a La contessa.

Chiuso per ferie elettorali

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

In Italia si dice: “ciurlare nel manico”. A Palermo, “andarci con la minutidda”. In entrambi i casi, il significato è pressappoco questo: cercare di ottenere qualcosa in modo subdolo, con piccole mosse strategiche, meglio se invisibili, senza dichiarare la sostanza del proprio intento.
Ho l’impressione che l’ultima trovata del governo e commissioni di sorveglianza accluse in materia di “par condicio” Rai siano proprio questo: un modo di ciurlare nel manico. O di “andarci con la minutidda”. L’obiettivo non dichiarato ma immaginabile? A mio parere, quello di creare un precedente. E si sa, dal precedente al permanente il passo è spesso breve. Sarà dietrologia, ma penso che se oggi si può inibire l’aspetto informativo di trasmissioni come “Annozero”, “Report”, “Ballarò” e persino “A sua immagine” (scandaloso il caso della commemorazione di Bachelet che non andrà in onda) in nome di una fantomatica equidistanza e in vista delle elezioni regionali, non è detto che il cartello “momentaneamente chiuso” per le ferie elettorali non resti appeso anche domani. E per sempre.