Ballarò e la politica degli inutili idioti

pub ballarò attentatoL’altro giorno mi sono occupato della surreale vicenda del pub di Ballarò, tolto alla mafia, dato in mano a gente onesta e proprio per questo osteggiato dalla parte più tragicamente “influente” del quartiere. Ieri Sara Scarafia è andata a sentire i consiglieri della circoscrizione, che metaforicamente (e non solo) rappresentano il primo anello nella catena che unisce politica e quartiere. Guardate il filmato: pur di giustificare la codardia enciclopedica di chi non ha il coraggio delle proprie azioni, alcuni consiglieri, a partire dalla presidente Paola Miceli – una che viene dal Partito comunista, mica dalle feste di Arcore – , s’inventano una serie di scuse che vanno dal “non posso risponderne io” (di che, delle fiamme al locale o del fumo di omertà?) al “non è competenza nostra” (di stilare una noticina di condanna dell’attentato, mica di imbastire la requisitoria del maxiprocesso). Insomma, questi qui non sono stati capaci manco di scrivere un temino in bella grafia per metter su almeno un teatrino antimafia. Figuriamoci come se la caveranno con le cose serie. Quando le forze dell’ordine decideranno di mettere ordine in un quartiere in cui ancora lo Stato non è la prima forza al comando, dovranno sincronizzarsi con la politica affinché si decida almeno a separare gli utili idioti (da riciclare) da quelli inutili (da buttare e basta). A Ballarò c’è l’imbarazzo della scelta.

P.S.
Se ve lo siete perso, date un’occhiata a questo bel servizio di Stefania Petyx per “Striscia la notizia”.

Giovanni Floris, uno che ha studiato

Non è vero che Berlusconi è un giullare per natura. Lo diventa se qualcuno gli dà lo spunto, e se accade diventa imbattibile.
Ieri sera Giovanni Floris non gli ha concesso di dominare la scena coi suoi frizzi e lazzi e lo ha costretto a barcamenarsi con una realtà, la sua, angusta e precaria. Perché il bravo intervistatore, così come il bravo presentatore Insomma le occasioni per giocare alle slot machine gratis non mancano mai. di Frassica, è uno che ama i discorsi semplici e preferisce la banalità dell’aritmetica alle astrusità della filosofia.
Floris è stato bravo, come pochi altri. Anzi come nessuno prima d’ora.
Non aveva la banale supponenza della Annnunziata, né il sarcasmo forzato di Santoro. Non era fresco di arrotino come Travaglio né inconsistentemente iroso come la Costamagna.
E’ stato misurato, composto, intransigente e permissivo al tempo stesso.
Molti diranno che è la serietà personale che, in certi casi, prende il sopravvento. Può darsi. Di certo c’è che Giovanni Floris aveva un enorme vantaggio ieri sul suo interlocutore: era ben preparato.
E studiare dà ancora i suoi bei vantaggi.

Il flop dell’Isola di Masi

Dando un’occhiata agli indici di ascolto delle principali trasmissioni televisive, il direttore generale della Rai avrebbe tutti gli strumenti per mettere a punto normalissime strategie aziendali. Probabilmente però Mauro Masi se ne infischia di quello che vogliono i telespettatori, perché altrimenti non ci sarebbe motivo di dar tanto credito a Simona Ventura (addirittura chiamandola e lodandola in diretta).
E allora guardiamoli noi, al posto suo, questi indici di ascolto.
L’Isola dei famosi del 2 marzo ha fatto 3.373.000 spettatori, col 12.76% di share.
Il giorno dopo, giovedì 3 marzo, Annozero ha totalizzato 5.677.000 spettatori,  21.23% di share, mentre Ballarò il primo marzo aveva fatto 4.890.000 spettatori, col 17.77% di share.
Per quanto riguarda la fiction, Come un Delfino con Raoul Bova su Canale 5, il  2 marzo ha fatto 7.345.000 spettatori, cioè il  27.09% di share.
Atelier Fontana – Le sorelle della moda, su Raiuno il 28 febbraio scorso è stato visto da 8.894.000 spettatori (29.92% di share).
Ciò significa che il programma preferito di Masi, l’Isola dei famosi, pur costando molto rende poco. In un’azienda senza padrini e mammasantissima verrebbe sospeso immediatamente. Con quel che ne consegue.

Grazie alla Contessa.

Chiuso per ferie elettorali

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

In Italia si dice: “ciurlare nel manico”. A Palermo, “andarci con la minutidda”. In entrambi i casi, il significato è pressappoco questo: cercare di ottenere qualcosa in modo subdolo, con piccole mosse strategiche, meglio se invisibili, senza dichiarare la sostanza del proprio intento.
Ho l’impressione che l’ultima trovata del governo e commissioni di sorveglianza accluse in materia di “par condicio” Rai siano proprio questo: un modo di ciurlare nel manico. O di “andarci con la minutidda”. L’obiettivo non dichiarato ma immaginabile? A mio parere, quello di creare un precedente. E si sa, dal precedente al permanente il passo è spesso breve. Sarà dietrologia, ma penso che se oggi si può inibire l’aspetto informativo di trasmissioni come “Annozero”, “Report”, “Ballarò” e persino “A sua immagine” (scandaloso il caso della commemorazione di Bachelet che non andrà in onda) in nome di una fantomatica equidistanza e in vista delle elezioni regionali, non è detto che il cartello “momentaneamente chiuso” per le ferie elettorali non resti appeso anche domani. E per sempre.

Il Cavaliere, esperto muratore

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Per un pioniere della tv italiana che se ne va (Mike Bongiorno), un evento della tv italiana che segna una svolta: la resurrezione del giornale Luce, il messaggio urbi et (per) orbi con la cazzuola in mano e lo schiaffo alla sovversiva Raitre.
Certo, sarebbe stato più comodo farla direttamente a reti unificate. Ma per quello ci sarà tempo.

“Non ascolto una persona che mi dà del tu”

L’ira del ministro Bondi ieri a Ballarò.

Il titolo migliore

è quello che ha fatto Wittgenstein: tutta una maggioranza di governo in trenta secondi.