Non è uno scherzo

Questo è il posto di lavoro di un dipendente della Gesip di Palermo.

Magra consolazione

Sì, è vero, siamo nei guai. Il Paese ha il motore in panne e le ruote sgonfie. Però se può servire a tirarvi su, cliccate qui e guardate con chi avevamo a che fare esattamente un anno  fa.
Forse, anche se è magra, una consolazione può far crescere la speranza.

Fatti più in là

Valeria Marini su Chi.

Altro che maggiordomo, il colpevole è l’economista

Sui media c’è un processo di semplificazione che in questo momento rischia di piallare le notizie rendendole tutte consone a una tesi: la crisi economica è alla base di tutto, omicidi, depressione, sparizioni, atti di follia, incidenti, suicidi.
E’ chiaro che qui nessuno si sogna di sminuire la gravità della situazione finanziaria del Paese e soprattutto delle famiglie italiane, ma il voler ricondurre forzatamente ogni evento straordinario e drammatico a un’unica causa, straordinaria e drammatica anch’essa, non dà ragione alla cronaca.
Stamattina ho visto un titolo emblematico sulla Nuova Sardegna: “Macellaio sparito, gli affari erano in crisi”. Ogni passo fuori misura, ogni comportamento anomalo viene insomma misurato col metro del conto bancario. Se sei in rosso e ti allontani da casa perché tua moglie detesta l’odore dei tuoi calzini, ti descriveranno subito come aspirante suicida. Se invece i soldi ce li hai e ti butti da un ponte perché tua moglie ti tradisce con un commercialista scriveranno che eri ossessionato dalle tasse. Non c’è più spazio per un ingiustificato atto di follia.

Il loook scacciacrisi

Il Corriere propone una fotogallery con Nicole Minetti che sfoggia quello che viene definito un “look scacciacrisi”. A voler essere pignoli si potrebbe osservare che la cintura di Hermes, ben visibile nella foto, tutto è tranne che un simbolo di austerità e di risparmio. A voler essere accomodanti si potrebbe trovare una giustificazione qualsiasi per quelli del Corriere secondo i quali qualunque foto della Minetti val bene una gallery.
Tutto e il suo contrario, l’importante è che seduca.

Arbitri parziali

Finalmente qualcuno sta seriamente pensando di togliersi la pistola dalla tempia.

Complotti

Il filtro di relax anti-notizie della mia ultima vacanza ha funzionato quasi alla perfezione, lasciando passare solo un refolo di polemiche legate alla ormai celebre telefonata della Merkel a Napolitano sui danni causati all’euro dall’ex premier Berlusconi.
Non condivido lo sdegno di chi ha ravvisato, nel comportamento del cancelliere tedesco, una pericolosa violazione di autorità, autonomie, sovranità, eccetera. Se il capo della locomotiva si accorge che nei vagoni c’è chi fa lo scemo mettendo a rischio tutti i passeggeri, ha l’obbligo morale di adottare tutte le contromisure che ritiene opportune.
In più, la Merkel ha detto a Napolitano quel che lui sapeva già. E, resti tra noi, si è comportata meglio del previsto, dopo le guasconate di cui era stata vittima.
Ai berlusconiani che vanno gridando al complotto internazionale, va ricordato che l’unico complotto finora realmente sventato è stato quello ai danni di sessanta milioni di italiani ai quali è stato fatto credere che la crisi era un’invenzione dei mestatori e che per avere prova dello stato di salute di un Paese bisognava andare tra i tavoli dei ristoranti anziché negli uffici del ministero del Tesoro.

Provaci ancora Ben

Non so quale sia la fonte del Pontefice, ma dal mio modesto osservatorio vedo un panorama molto diverso. I sacrifici si fanno, eccome. Solo che non li fanno tutti. Ad esempio chi rimprovera dovrebbe innanzitutto dare l’esempio.

Un obbligo

Fino a qualche settimana fa c’era un tale che diceva, ridacchiando in tv, che tutto era a posto, che i ristoranti erano pieni e che di grave c’era solo il pessimismo della sinistra.
Da oggi siamo ufficialmente in recessione.
Quindi dare dell’impostore a quel tale diventa un obbligo civile.

La crisi italiana e il fattore Minetti

Il problema dell’economia italiana sembra essere esclusivamente il mercato del lavoro. Come se una maggiore libertà di licenziare fosse cruciale per le sorti della nostra economia.
Ovviamente, e per fortuna, non ci crede nessuno. Però è molto pericoloso che un governo tecnico – ergo di emergenza – cerchi di mettere le mani dove un governo eletto si è/è stato fermato.
Perché, a pensarci bene, la gestione dell’emergenza non prevede stravolgimenti epocali quando si è in presenza di sprechi conclamati. Che, lo sanno anche i marciapiedi, coinvolgono il palazzo e i suoi inquilini.
Quindi prima di curarsi del metalmeccanico cominciamo col dire – senza peli sulla lingua – che un Trota Bossi o una Nicole Minetti non possono guadagnare impunemente oltre diecimila euro al mese, benefit esclusi. Non è una questione di tassazione, ma di decenza. Un paese civile, dove il cielo non sta al posto della terra e viceversa, non può sopportare che due inetti, in virtù di amicizie o parentele, godano di privilegi immeritati. Qualche stolto dirà: è la legge della democrazia. Stupidaggini: è la legge elettorale italiana, figlia del nepotismo e madre della corruzione, a generare simili aborti.
Quindi quando un governo, tecnico o meno, decide che la soluzione di un problema passa attraverso il deretano di un operaio o di un impiegato è giusto interrogarsi su quel che si sta tralasciando.
Il culo degli altri è la destinazione ideale delle aspettative di una società che ha bocca e non voce, forza e non attributi. Una società di ipocriti. La società di Trota Bossi e di Nicole Minetti al governo.