L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo
Non si sa ancora se il Natale arriverà a Palermo. Il Comune non ha soldi per una congerie di motivi che va dalla convergenza astrale al menefreghismo assoluto. Va bene, i tempi sono difficili. Va bene, manca il bilancio. Va bene, l’atmosfera in Consiglio non è proprio da “We wish you a Merry Christmas” . Va bene tutto, ma il Natale non è una cosa che arriva a tradimento. Anzi, a volerla dire tutta, quest’anno arriva con una rincorsa lunga due anni, con l’inerzia di una disperazione latente che ci ha privati, causa pandemia, della socialità sufficiente per godere di feste decenti. Eppure, come se si trattasse di un evento improvviso e imprevisto, non c’è trippa per gatti e a Palazzo delle Aquile si stanno cercando vie alternative per salvare almeno le luminarie. Direte, certo ci sono cose più importanti da risolvere, tipo l’immondizia o le bare abbandonate al cimitero. Ma anche quelli sono problemi insoluti, anche quelli sono problemi figli del “ci sono cose più importanti”. In questa città c’è sempre una cosa più importante quando si tratta di prendere una decisione. Risultato: non c’è più spazio neanche per un consolatorio quanto inutile benaltrismo d’acchito. Con questi chiari di luna non solo non si accendono le luci natalizie, ma si spegne persino l’illusione di una qualsiasi soluzione. E a poco vale il gesto altruistico di alcune associazioni di commercianti che si sono fatte avanti per regalare un albero da mettere in piazza Castelnuovo. Nella “città del chissà” in cui già i privati puliscono le strade, accolgono gli ultimi, adottano piazze per strapparle all’abbandono e via elargendo, la distinzione tra visione e illusione appare sempre più sfumata. E il buio avanza.