Stampa a mano armata

Tutto mi aspettavo, tranne che mi sarebbe toccato difendere Gianfranco Fini. Eppure quando uno vede i killer che sparano all’impazzata può scegliere: o voltarsi dall’altra parte, oppure cercare di intervenire.
L’agguato del Giornale contro il presidente della Camera è, per modalità, tempi e argomenti un tentativo di omicidio mediatico. Se fossi un lettore del quotidiano imbracciato da Vittorio Feltri, farei di tutto per non essere accusato di favoreggiamento. Magari restituendo il fogliaccio all’edicolante.

Parla per te

Uomini e donne hanno quasi tutti dei vizietti e quando non ne hanno è perché non se li possono permettere.

Vittorio Feltri mette il suo etto quotidiano di escrementi nel ventilatore del Giornale.

Da incorniciare

giornale

La prima pagina del Giornale di oggi contiene un elenco record di asserzioni ultra-feltriane, nel senso che sono fin troppo estreme per lo stesso direttore/smanganellatore. Qualunque titolo inquadriate, dovunque gettiate l’occhio anche a pagina capovolta, troverete un esempio chiaro e oleoso di pregiudizio violento. Io, a caso, ho ritagliato quel che vedete sopra.

Alta marea

il giornale

Il Giornale usa le solite argomentazioni sottili. Solo che stavolta il fine pensatore Renato Farina si è distratto: nel manicomio, ieri, c’era anche il loro leader, il mahatma Feltri, che ha fatto bene il suo mestiere di cecchino in giacca e cravatta.  Farina non ha fatto in tempo ad accorgersene prima di essere sommerso dall’alta marea di fango.

Sparate

giornale

Oggi il Giornale del solito Feltri, a parte pubblicare in prima pagina la foto di un soldato italiano dilaniato, ha un’idea (o due?) geniale su come muoversi in Afghanistan: organizzare presto una strage nella compagine nemica oppure darsela a gambe.

Feltri, provocatore oppure omologato?

Vi pongo una domanda: credete davvero che Vittorio Feltri sia un provocatore, un giornalista senza padrone, una scheggia impazzita nel panorama editoriale italiano?
Oppure ritenete che non faccia altro che assecondare i gusti, le aspettative e persino le pulsioni dell’elettore medio, e per questo motivo rappresenta il più omologato tra gli omologati direttori di testata italiani?

Lo capisco, alla fine le domande sono due. Però riconducibili a un unico dubbio: Feltri c’è o ci fa?

Giornalisti di razza

di Gianni Allegra

rottweiler

La politica della gonna

Non che i leader stranieri mi chiedano di queste cose, ma ogni tanto magari fanno dei complimenti circa la mia vivacità, sul mio fascino…

“Queste cose” sono le sue cose che influenzano la vita politica di un Paese inopinatamente da lui governato. E’ vero che il sesso non ha esordito oggi nell’agone politico, ma è incontestabile che mai prima d’ora un premier aveva trasformato con un tocco di bacchetta (magica e/o pelvica) le sue concubine in una squadra sapientemente assortita di ministri, deputati, europarlamentari.
Spesso il passaggio dalla storia al mito è questione di vocali: Letta, letto; papa, papi; Feltri, filtro; pena, pene.
Insomma, tanto per essere pratici, le dieci domande di Repubblica dovrebbero essere concentrate in un solo quesito: “Presidente, dal punto di vista prettamente politico conta più la gonna o il pantalone attillato?”.

Natale e Betlemme 2

La foto è di Paolo Beccari
La foto è di Paolo Beccari

Qualche pensiero cattivo il caso Boffo-Feltri lo ispira.
Innanzitutto quella nota anonima in cui si addita il direttore di Avvenire come omosessuale e quindi, in qualche modo, colpevole dalla nascita: un surplus di peccato originale. I nostri servizi segreti sono gli unici al mondo a dissanguare il nemico con la lama del cattivo gusto. Il Mossad spara, la Cia mette esplosivi, noi produciamo dossier mefitici.
Poi la solidarietà dei preti e addirittura – de relato, come si fa nelle aule giudiziarie – del Papa. I casi sono due: o Boffo è un castigafemmine da Guinnes dei primati e la Chiesa si è spostata verso il priapismo Berlusconiano che deve vendicare il semplice sospetto di una mascolinità non effervescente; oppure Boffo è un gay che, come tutti gli esseri viventi, ha i suoi alti e i suoi bassi, compie i suoi errori e paga il conto. In questo caso la Chiesa compie un passo memorabile accogliendo un peccatore della peggior specie (gay, per il Vaticano, è poco meno di assassino) tra le braccia.
Infine Feltri. Il suo sogno è farsi egli stesso velina (nel senso di carta clandestina) e velina (nel senso di femmina danzante per l’imperatore d’Italia). Essere al tempo stesso portatore e oggetto di un’annunciazione: dal suo ventre il figlio di Dio nascerà ancora, avrà capelli nuovi di zecca, pastorelle scollate al seguito e il controllo completo di tutte le comete dell’universo.
Verrà alla luce a Betlemme 2, costruita per l’occasione.

P.S.
Qui
un’interessante top ten sul tema e le sue varianti.

Sesso, bugie e trappole

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Ho cercato di tenermi alla larga dall’ultima – in senso cronologico, purtroppo – puntata del sexualgate italiano. Su questo blog mi sono limitato a sottolineare notizie e a mettere un paio di (personali) accenti, nulla di più.
Solo che, avendo trascorso un fine settimana di relax, sono incappato nella trappola della lettura oziosa dei giornali. E lì la cosa si è complicata.

Lo scoopino fallico
Con questa storia dello scoopino fallico di Vittorio Feltri sui trascorsi pruriginosi del direttore di Avvenire, Dino Boffo, mi è montata una certa rabbia.
Perché ancora nelle vicende trasversali del premier Berlusconi e in tutte le reazioni a esse collegate si continuano a confondere ruoli, situazioni, pesi.
Che il braccio armato della pattuglia editoriale berlusconiana tenda a dimostrare la presunta omosessualità di uno degli accusatori del leader viagro-fallico di un Paese che non si regala più neanche una falsa morale, è specchio della bassezza cui si è arrivati. Non per tematiche, né per linguaggio, ma per logica.
Tramare contro un giornalista con argomenti così miserabili e fuori luogo significa non aver rispetto di un bene fondamentale: la pubblica intelligenza.
Perché equivale a mettere sullo stesso piano figure molto diverse, ontologicamente contrapposte: il capo e il garante del popolo, il padrone e il guardiano.
Capisco che il linguaggio è un po’ retorico e può suonare retrò, però vi chiedo ancora poche righe di pazienza.

La biologia del Male

La contrapposizione, tutta berlusconiana, tra Bene e Male nella vita pubblica presuppone una forzatura, per non dire una bestemmia, sociale: chi vive nel Male (berlusconianamente inteso) c’è nato, è biologicamente inguaribile e, soprattutto, è oggettivamente marchiato. In realtà, come tutti sanno e alcuni fanno finta di non sapere, non c’è un decreto che spieghi chi è dritto e chi è storto, chi è colpevole e chi è mascariato, chi è furbo e chi è caritatevole. Come scriveva Adriano Sofri qualche giorno fa “che le persone agiscano male non significa affatto che ignorino che cosa è bene, e addirittura lo proclamino”.

Strategia criminale

Contrapporre Boffo a Berlusconi  sarebbe una strategia puerile se il livello dei cospiratori non la rendesse criminale.
Boffo non ha elargito carriere pubbliche, posti in parlamento, palchi e riflettori, telecamere e foto patinate. Berlusconi sì.
Boffo non ha fatto dei suoi incontri sessuali, di qualunque tipo siano, un trampolino di lancio per signorine carine più o meno prezzolate. Berlusconi sì.
Boffo non tiranneggia. Berlusconi sì.
Boffo non conta un granché. Berlusconi sì.
Boffo non crede che tutti abbiano una trappola sessuale da temere, come una specie di spettro comune. Berlusconi sì.
E questo è molto pericoloso.