Candidature

A Palermo dopo la tempesta epocale delle primarie, il centrosinistra ha un suo candidato ufficiale (almeno per il momento). Si chiama Fabrizio Ferrandelli e dietro la sua candidatura ci sono almeno un’inchiesta giudiziaria, veleni e cambi di bandiera. Insomma, potrebbe essere il candidato ideale del centrodestra.

Nel mondo tutto si trasforma. In politica tutto diviene. A Palermo tutto precipita.

Facce appese al muro

Nella mia città, Palermo, si voterà in primavera per le amministrative.
Un esercizio istruttivo consiste nel girare per le strade con lo sguardo rivolto ai muri ovvero ai manifesti elettorali, che sono lo specchio di una competizione, quella elettorale, evanescente per assioma.
Giorno dopo giorno le affissioni si arricchiscono di nuove facce e nuove storie (o meglio non-storie) da candidatura. Qualche settimana fa c’era un tale, credo consigliere di quartiere, che salutava i suoi elettori facendo finta di stappare una bottiglia di spumante ancora sigillata, probabilmente perché doveva essere restituita.
Oggi sui muri ci sono promesse e dilettanti, analfabeti (c’è un candidato sindaco che ha problemi con la consecutio, anche in sede di cartellonistica) e nullafacenti.
Cos’hai fatto per chiedere un voto?
Io? Ho protestato molto nel mio tinello.
Le elezioni sono un carrozzone sul quale chiunque crede di poter salire, basta aver consultato gli amici. Del resto, dalle nostre parti funziona così: “Io sono molto bravo”. “E chi lo dice?” .“I miei amici di Facebook”. “Ah, allora…”.
Una volta il direttore di un giornale sentenziò: “Andreotti con la mafia non c’entra”.
E io: “E chi te l’ha detto?”.
“Lui”, rispose il direttore.
Finì come finì, a discapito del mio senso di utilità.
Chissà, il prossimo sindaco, o il prossimo premio premio Nobel, lo decideranno gli amici via Facebook.

In fondo a sinistra

A Palermo il centrosinistra ha fatto un casino e le primarie sono saltate. E’ poco elegante dire che nel mio piccolo l’avevo previsto, lo so. Però siccome qui non stiamo a pettinare le bambole e sono parecchio arrabbiato per come è finita la vicenda, me ne frego e linko questo post che già quasi due mesi fa annunciava il disastro politico.

Palermo, l’enigma del dopo Cammarata

L’articolo di oggi su la Repubblica.

Scrivere che Francesco Scoma è l’unico esponente del centrodestra pronto a scendere in campo per la poltrona di sindaco di Palermo è una tautologia, perché nel dizionario della politica siciliana Scoma è sinonimo di candidatura a qualsiasi carica. Tautologia necessaria, però, per dare un’idea della desertificazione che affligge le prime linee berlusconiane da quando sono iniziate le manovre per il dopo Cammarata.
Il coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione dice che non c’è fretta perché si vota in primavera, e forse in cuor suo più che la calma invoca la pazienza. Quella che ci vuole per sopportare il defilarsi del rettore Roberto Lagalla, lo smarcarsi del presidente dell’Ars Francesco Cascio, il baluginare di nomi non certo a sorpresa come quelli di Simona Vicari e Carlo Vizzini.
L’eredità della gestione Cammarata è difficile da maneggiare. Se davvero, per usare le parole del sindaco, fossero “sotto gli occhi di tutti” i “risultati straordinari” ottenuti dall’amministrazione comunale, per il centrodestra sarebbe solo una formalità scegliere il candidato più adatto. Invece il gravissimo deficit che affligge l’immagine del primo cittadino, rende impervia la strada verso la sua successione. Pensate, ad esempio, al programma. L’aspirante sindaco del Pdl dovrà necessariamente annunciare il giro di boa, di cui Palermo ha disperatamente bisogno, senza sconfessare l’azione del suo predecessore: tra sofismi e acrobazie elettorali ci sarà da spremersi le meningi. Continua a leggere Palermo, l’enigma del dopo Cammarata

Buono come il Paniz

Maurizio Paniz (sì, sempre lui) a la Zanzara: “Molti elettori mi dicono: come posso fare a votare per lei e non per il Presidente Berlusconi?”.
Proviamo a rispondergli: basta aspettare che la natura faccia il suo corso.

Grazie alla Contessa.

Tolta Milano

Secondo il coordinatore del Pdl Denis Verdini, tolta Milano, l’ultima tornata elettorale è stata “sostanzialmente un pareggio”.
Analizzare i numeri senza pesarli, come fa Verdini, è un’operazione che comporta lo spargimento di un irritante tasso di arbitrarietà.
Però a lui questo gioco piace. E allora diamogli altri esempi su cui cimentarsi con ammirevole sprezzo del senso del ridicolo.

Tolto Horace Nelson, Trafalgar sarebbe stata un pareggio?

Tolta Hiroshima, la seconda guerra mondiale sarebbe stata un pareggio?

E tolto l’arbitro Gonella, la finale di coppa Italia del ’74 come sarebbe finita?

Avvertenza per i lettori distratti

La ministra Carfagna minaccia le dimissioni parlando di volgarità. Uno pensa al governo di cui fa parte e tira un sospiro di sollievo: finalmente! Poi si scopre che non si riferisce alle volgarità “istituzionali” di cui tutto il mondo parla, ma a questioni sue, elettorali, a roba campana.

La metafora delle manette

A Palermo c’è una nuova giunta voluta dal sindaco invisibile Diego Cammarata. Nomi nuovi (pochi) e vecchi (parecchi).
Soprattutto c’è un indecente capovolgimento delle indicazioni elettorali. Chi stava all’opposizione governa e viceversa. Roba vecchia per i siciliani, abituati a ribaltoni istituzionali che rendono nulle costosissime consultazioni elettorali.
Ci vorrebbe un vincolo, una sorta di catenaccio democratico: non avrai altro governo all’infuori di quello che è stato eletto. Con tanto di manette che legano gli assessori alla loro poltrona per evitare che possano essere fatti fuori al primo malumore di partito o al primo mal di pancia  del sindaco. Un polso sulla scrivania per lavorare, un altro alla sedia per non fuggire o per non essere deportato.
Certo, quella delle manette non è una bella metafora, però ci sarà un motivo se è l’unica che mi viene in mente.

A chi servono le elezioni anticipate

di Tony Gaudesi

Sacra, inviolabile, sovrana. Da stuoino, qual è sempre stata, la volontà popolare sembra  di colpo diventata – a parole – l’ombelico del mondo politico, il denominatore comune, unico e irrinuncialbile, di tutte le politiche prossime venture. Bello, bellissimo, anzi patetico.

I nostri politicanti che oggi  fanno la ruota davanti alla telecamere, inalberando il vessillo popolare a difesa della maggioranza uscita dalle urne, evidentemente hanno la lingua e le mani lunghe ma la memoria corta.
Era il 1993 quando l’intoccabile volontà popolare, dicendo sì al referendum proposto dai radicali, scaraventò a mare il finanziamento pubblico ai partiti. E furono adesioni bulgare: oltre il 90 per cento degli italiani  (31 milioni contro 3 milioni) cassò l’iniquo balzello, che, uscito dalla porta, fu però fatto rientrare dalla finestra. Già lo stesso anno, infatti,  il finanziamento fu parzialmente riesumato  per essere potenziato nel 1994 e vitaminizzato nel 2002 prima e nel 2006 dopo. Risultato: i rivoli di denaro indirizzati alle casse dei partiti divennero torrenti, fiumi in piena, mentre il rimborso perdeva attinenza diretta con le spese realmente sostenute dai partiti, abbassava la soglia della rimborsabilità dal 4 all’1 per cento e, soprattutto, diveniva erogabile per tutti e cinque anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva.

E proprio quest’ultima ciliegina rischia di rendere particolarmente indigesta per i cittadini la torta in preparazione nelle segreterie romane dei partiti: la chiamata alle urne.  L’avvio anticipato della macchina elettorale innescherebbe infatti l’ennesimo maxi-scippo alle casse dello Stato. Questo perché l’ultima versione della legge-truffa che  si è fatta beffe delle “sacre” decisioni degli italiani porterebbe al terzo contemporaneo rimborso per i partiti: per la XV legislatura (Prodi) la XVI (attuale) e la XVII (nuova).
E si tratta di rimborsi enormi, ben più grossi delle spese sostenute: il Pdl, ad esempio, per il 2008 riceverà un rimborso di oltre 205 milioni di euro a fronte di spese accertate di poco più di 53 milioni, il Pd di 180 milioni a fronte di esborsi pari a 18 milioni e l’Udeur (l’Udeur???) continuerà a ricevere rimborsi fino al 2013.

Tutto mentre Roma predica sacrifici e razzola negli sperperi, i cittadini aggiungono buchi su buchi alla cinghia-groviera che ha più che doppiato il punto vita, i ricercatori vanno alla ricerca… di posti all’estero e i professori, in bagno, insegnano ai figli che uso fare del titolo di studio.

Personalissimi grazie per tutti

Avrete già ricevuto decine di telefonate e mail di ringraziamento, ma ci tenevo a dirvi il mio personalissimo grazie.

Si conclude così una e-mail collettiva inviata (anche a me) da una giovane giornalista candidata alle elezioni per l’ordine dei giornalisti. Il “personalissimo grazie” in una e-mail che è parente stretta dello spamming suona un po’ come imbonimento televisivo. Che, almeno fino a ieri, era tutto il contrario del giornalismo.