Della Rete (maiuscola), che da semplice movimento era diventato imponente soggetto politico, non è rimasto un solo nodo utile, solo pesci morti. Eppure noi c’eravamo, gentile professore, noi eravamo quella marea silenziosa che inondava le strade per seguirla nei cortei antimafia. Noi la sorreggevamo nel duello cruento con una parte dell’estabilishment cittadino (imprenditori, giornalisti, magistrati) che brandiva un garantismo peloso quantomeno sospetto (per non parlare d’altro). Noi facevamo il tifo per lei come se fosse un campione sportivo, l’ascoltavamo come un mahatma.
Lei ha creduto di poter continuare a correre da solo. E ha sbagliato per nobiltà d’animo e triste presunzione.
All’indomani della bruciante vittoria di Diego Cammarata a Palermo, nel maggio del 2007, scrissi
questa lettera aperta a Leoluca Orlando. Oggi politicamente gli scenari sono cambiati, ma Orlando è sempre lo stesso solista. Se la politica fosse una gara di braccio di ferro lui sarebbe un campione pressoché imbattuto. Invece è un gioco di squadra e i muscoli di uno solo non bastano.
Non prendetela come una dichiarazione di voto – ancora non ho deciso – ma come un auspicio. Che venga un sindaco che sappia farsi moltitudine.
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