Facce appese al muro

Nella mia città, Palermo, si voterà in primavera per le amministrative.
Un esercizio istruttivo consiste nel girare per le strade con lo sguardo rivolto ai muri ovvero ai manifesti elettorali, che sono lo specchio di una competizione, quella elettorale, evanescente per assioma.
Giorno dopo giorno le affissioni si arricchiscono di nuove facce e nuove storie (o meglio non-storie) da candidatura. Qualche settimana fa c’era un tale, credo consigliere di quartiere, che salutava i suoi elettori facendo finta di stappare una bottiglia di spumante ancora sigillata, probabilmente perché doveva essere restituita.
Oggi sui muri ci sono promesse e dilettanti, analfabeti (c’è un candidato sindaco che ha problemi con la consecutio, anche in sede di cartellonistica) e nullafacenti.
Cos’hai fatto per chiedere un voto?
Io? Ho protestato molto nel mio tinello.
Le elezioni sono un carrozzone sul quale chiunque crede di poter salire, basta aver consultato gli amici. Del resto, dalle nostre parti funziona così: “Io sono molto bravo”. “E chi lo dice?” .“I miei amici di Facebook”. “Ah, allora…”.
Una volta il direttore di un giornale sentenziò: “Andreotti con la mafia non c’entra”.
E io: “E chi te l’ha detto?”.
“Lui”, rispose il direttore.
Finì come finì, a discapito del mio senso di utilità.
Chissà, il prossimo sindaco, o il prossimo premio premio Nobel, lo decideranno gli amici via Facebook.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “Facce appese al muro”

  1. geniale. divertente e vero.
    verissimo, drammaticamente.
    Gery Palazzotto, ossia, come sopravvivere con consapevole allegria in un mondo improbabile.

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