Il pizzino di Obama

Uno sogna il mito della tecnologia, dei corpi scelti americani, dei satelliti e delle incursioni in diretta, delle operazioni in stile Jack Bauer, del presidente combattente e del combattente senza paura. Poi si deve arrendere all’evidenza che il mondo è paese, anzi paesello, quando tutto inizia sempre con un pizzino.

 

Personalissimi grazie per tutti

Avrete già ricevuto decine di telefonate e mail di ringraziamento, ma ci tenevo a dirvi il mio personalissimo grazie.

Si conclude così una e-mail collettiva inviata (anche a me) da una giovane giornalista candidata alle elezioni per l’ordine dei giornalisti. Il “personalissimo grazie” in una e-mail che è parente stretta dello spamming suona un po’ come imbonimento televisivo. Che, almeno fino a ieri, era tutto il contrario del giornalismo.

L’elemosina degli editori

Mi segnalano un’interessante ricerca dell’Ordine dei giornalisti, dalla quale estrapolo le cifre che seguono.

Euro pagati dal Giornale di Sicilia per un articolo al di sotto delle 20 righe: 1,03

Per un articolo da 1.000 a 2.500 battute: 3,10

Euro percepiti dal Giornale di Sicilia dallo Stato come contributi all’editoria: 497.078*

Euro pagati da La Sicilia per una notizia flash: 2,60

Per una notizia non flash: 3,20

Per un articolo regionale: 10,33

Per un articolo nazionale: 15,50 euro

Euro percepiti da La Sicilia dallo Stato come contributi all’editoria: 255.809*

Per i lettori di questo blog, tutto ciò non costituisce novità. L’elemento aggiuntivo è che però, stavolta, l’Ordine nazionale ha deciso di trasmettere gli atti di questa ricerca alla magistratura: che è cosa buona e giusta.

Con queste righe spero di aver reso il mio buon servizio alla nobile causa, quindi – lo dico a tutti i colleghi giornalisti – finitela di telefonarmi, inviarmi e-mail per “ricordarmi” chi devo votare alle elezioni di questo weekend. La maggior parte di voi è per me gente sconosciuta e a me scoccia fingere familiarità con chi non ho mai visto, ascoltato e, quel che è peggio, letto.

* (Elaborazione Italia Oggi del 12 maggio 2007, dati riferiti al 2006)

Grazie a Tony Gaudesi.

Professionisti della disoccupazione

La foto è di Paolo Beccari
La foto è di Paolo Beccari

C’è una categoria di giornalisti che, con premeditazione, lavora sei mesi e percepisce lo stipendio per un anno.
Le regole prevedono infatti che un giornalista professionista disoccupato che lavori per sei mesi con regolare contratto a termine abbia diritto, a contratto scaduto, ad altri sei mesi di disoccupazione: in pratica gli si paga mensilmente circa il sessanta per cento dell’ultimo stipendio. E questo meccanismo può andare avanti all’infinito: sei mesi al lavoro, sei mesi di riposo, sei mesi al lavoro, sei mesi di riposo…
La conseguenza è che alcuni giovani professionisti hanno imparato a gestire con disinvoltura questa “situazione d’emergenza”, trasformandola in un reale privilegio. Provate a chieder loro di lavorare stabilmente con un fisso mensile superiore a quello che ufficialmente percepiscono e vi sentirete mandati a quel paese: tra guadagnare un tot senza muovere un dito e guadagnare di più avendo la noia di dover lavorare, cosa credete che scelgano?
Naturalmente non mi sogno di criminalizzare chi fa ricorso all’assegno di disoccupazione, ci mancherebbe (anch’io ne ho usufruito quando ero a spasso). Credo comunque che da parte dell’Ordine dei giornalisti, dell’Assostampa e dell’Inpgi servirebbe una maggiore attività di vigilanza. Anche perché chi fa questi giochetti è allergico alle regole: evade il fisco, si vende in nero al migliore offerente (che spesso coincide col peggiore interlocutore), lavora molto volentieri quando la categoria è in sciopero, insomma danneggia tutti i giornalisti (soprattutto economicamente).
Ah, quando il saprofita ha un contratto di sei mesi e un giorno, la disoccupazione si moltiplica fino ad arrivare a due anni. Tutto pagato, naturalmente.

Maniaci in Ordine

Al di là di quel che effettivamente vale, un tesserino meritato per Pino Maniaci.

Grazie a Raffaella Catalano