La spending review griffata

Giulia Adamo

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Una borsa di Louis Vuitton, 400 euro? Ma finitela, straccioni. Tutti sanno che con quella cifra ci viene al massimo un borsellino. E’ davvero una fortuna che una bella ed elegante signora abbia finalmente spiegato perché le spese pazze dei gruppi parlamentari dell’Ars non sono affatto pazze bensì oculatissime. Perché alla fine i malpensanti dovranno pure ringraziarla quando si scoprirà che lei, Giulia Adamo, ex deputato regionale e sindaco di Marsala, sempiterna vincitrice di ogni tornata elettorale in provincia di Trapani, ci ha fatto addirittura risparmiare.

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Chi fermerà la musica (e chi la pagherà)

trombone

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Forse da oggi non ci saranno più gli impresari dietro la porta dell’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris. Forse da oggi la Regione metterà finalmente mano al groviglio di contributi elargiti a piccoli e grandi organizzatori di concerti. Di certo l’operazione non è semplice e priva di rischi, perché ridurre le spese non è come chiudere un rubinetto. In più c’è di mezzo la musica “pubblica”, quella che ha vissuto grazie alle mammelle istituzionali, che è campo ricco di luoghi comuni e povero di trasparenza. E soprattutto c’è il pentolone della crisi all’interno del quale vengono cacciate istanze, materie, necessità diverse e bollite tutte allo stesso modo, seguendo cioè la ricetta del risparmio a ogni costo: un metodo che non tiene conto dei diversi ingredienti e che generalmente non produce niente di buono.
Materia complessa, la gestione della musica in Sicilia. Per cercare di capirci qualcosa può essere utile tornare indietro nel tempo. Continua a leggere Chi fermerà la musica (e chi la pagherà)

Sapone per mani pulite

La Minetti si faceva rimborsare il libro Mignottocrazia.
Renzo Bossi le Red Bull.
Un consigliere, i proiettili da caccia.
Un altro, hamburger e patatine per i figli.
Un altro ancora, le sigarette.

L’ennesimo scandalo che coinvolge la giunta regionale lombarda ci dà un’ulteriore chiave di lettura della malapolitica. La cattiva gestione dei fondi si mescola col cattivo gusto.
Non si rubacchia più per arricchirsi, ma semplicemente per dar sfogo a quella perversa soddisfazione di fottere il prossimo nelle infime cose. Un libretto, una lattina, un cheesburger  e via, con lo scontrino untuoso tra le mani da allegare al modulo di risarcimento.
Mani pulite? Oggi oltre alle manette il sapone, per favore.

Tre domande semplici

Mi hanno insegnato che quando le situazioni sono complesse è meglio fare domande semplici. Capite bene che si tratta di un esercizio più di psicologia che di giornalismo, ma ognuno di noi ha il passato che si merita…
E allora cimentiamoci con tre domande.
Cosa c’entrano diamanti e lingotti d’oro coi soldi che lo Stato dà a un partito?
Perché quando un intero Paese stringe la cinghia, i rimborsi elettorali non si devono toccare?
Come si può tollerare che la decisione su un finanziamento pubblico venga presa da chi i soldi li riceve e non da chi i soldi li versa?

Oggi le comiche

Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa.

Grazie alle parole di Umberto Bossi siamo oltre la nuova frontiera della sfrontatezza del potere malato. Non solo ti beccano mentre fai una malefatta, ma tu vuoi far passare il messaggio che quella malefatta, da cui tu e solo tu trai vantaggio, è stata ordita contro di te e quindi in fondo sei una vittima che chiede vendetta.
Della serie, oggi le comiche.
In realtà già da anni i corrotti di questo Paese, non trovando più scuse, hanno cercato riparo nel paradosso, nella ricostruzione grottesca. Nel giro di qualche legislatura siamo passati dal “lei non sa chi sono io” a “quel favore mi è stato fatto a mia insaputa”, dal “tutti colpevoli, nessun colpevole” di craxiana memoria al “denuncerò chi mi ha dato i soldi”.
Il sistema politico italiano, berlusconiano e non solo, è fondato – lo si apprende giorno dopo giorno – su una concatenazione di ruberie, milioni e milioni di euro che dalle casse dei partiti transitano nei conti privati. Cifre a sette-otto zeri di cui nessuno ufficialmente sapeva niente, soldi che adesso dovrebbero finire di diritto nel bilancio dello Stato, sequestrati.
Finiamola con questa pantomima del finanziamento ai partiti. Non sono più tempi e non solo per la congiuntura economica, ma anche per una questione di umore sociale.
Prima si rideva amaro, e adesso ci si amareggia soltanto.

Palermo, l’enigma del dopo Cammarata

L’articolo di oggi su la Repubblica.

Scrivere che Francesco Scoma è l’unico esponente del centrodestra pronto a scendere in campo per la poltrona di sindaco di Palermo è una tautologia, perché nel dizionario della politica siciliana Scoma è sinonimo di candidatura a qualsiasi carica. Tautologia necessaria, però, per dare un’idea della desertificazione che affligge le prime linee berlusconiane da quando sono iniziate le manovre per il dopo Cammarata.
Il coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione dice che non c’è fretta perché si vota in primavera, e forse in cuor suo più che la calma invoca la pazienza. Quella che ci vuole per sopportare il defilarsi del rettore Roberto Lagalla, lo smarcarsi del presidente dell’Ars Francesco Cascio, il baluginare di nomi non certo a sorpresa come quelli di Simona Vicari e Carlo Vizzini.
L’eredità della gestione Cammarata è difficile da maneggiare. Se davvero, per usare le parole del sindaco, fossero “sotto gli occhi di tutti” i “risultati straordinari” ottenuti dall’amministrazione comunale, per il centrodestra sarebbe solo una formalità scegliere il candidato più adatto. Invece il gravissimo deficit che affligge l’immagine del primo cittadino, rende impervia la strada verso la sua successione. Pensate, ad esempio, al programma. L’aspirante sindaco del Pdl dovrà necessariamente annunciare il giro di boa, di cui Palermo ha disperatamente bisogno, senza sconfessare l’azione del suo predecessore: tra sofismi e acrobazie elettorali ci sarà da spremersi le meningi. Continua a leggere Palermo, l’enigma del dopo Cammarata

Affari di Bondi

Il ministro del dicastero più disastrato, la cultura, dice che non ci sono più soldi, assiste impotente alla protesta del mondo del cinema, al crollo di Pompei e ad altre catastrofi culturali senza però dimenticarsi di assumere al ministero il fratello della sua compagna ed elargire venticinquemila euro di finanziamento all’ex marito di lei dichiarando che si trattava di due casi umani, giustificazione alla moda tra i berlusconiani, e spingendosi a far godere di soldi pubblici anche la banda musicale del paese in cui vive sempre la solita compagna e persino la compagnia teatrale di un paesello vicino al suo, suo di lui non della compagna, e non contento ottiene che a Venezia s’inventi un premio per far contenta una sconosciuta regista e attrice bulgara molto amica di Berlusconi che ha un concetto di sé del tipo “in quanto a popolarità sto tra Papa Giovanni XIII e Gino Bartali” e che per la cronaca fa soltanto Michelle Bonev, non si sa quanto Michelle ma abbastanza Bonev, il che spiega molte cose.

Famiglie, soldi pubblici, virus

La foto è di Paolo Beccari

Su I Love Sicilia di febbraio.

Residenti a Palermo nel 2008: 659.433

In meno rispetto al 2007: 3.740

In meno rispetto al censimento del  2001: 27.289

Famiglie a Palermo nel 2008: 255,358

In più rispetto al 2007: 3.526

Entrate tributarie al Comune di Palermo nel 2005, in euro: 178.883.261

Nel 2006: 239.456.468

Nel 2007: 288. 862.290

Spese totali del Comune di Palermo nel 2005, in euro: 1.365.295.402

Nel 2006: 1.202.024.767

Nel 2007: 1.522.748.767

Posizione di Palermo nella classifica della qualità della vita del Sole 24 ore: 102

Di Catania: 104

Di Caltanissetta: 105

Di Agrigento: 107

Province esaminate dal Sole 24 ore: 107

Fondi europei Sicilia, euro pagati per il logo della campagna di comunicazione: 10.000

Per la pubblicazione di bandi sui quotidiani: 20.000

Per il servizio di buffet a una riunione del comitato di sorveglianza: 6.600

Vittime nel mondo dell’influenza suina fino a dicembre 2009: 9.569

Vittime nel mondo causate ogni anno dall’influenza stagionale: 500.000

Vittime nel mondo a causa del morbillo nel 2007: 197.000

Vittime nel mondo a causa dell’Aids: 2.000.000

Fonti: Panormus – Annuario statistico del comune di Palermo, sito del Comune di Palermo, Sole 24 Ore, la Repubblica, Organizzazione mondiale della sanità, Unaids

Carta moneta e carta stampata

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Sintesi per chi si scoccia a leggere tutto il post.
Il governo italiano – e non da ora – si ostina a pagare ogni anno milioni di euro ai giornali. Una pratica, a mio parere, becera, diseducativa e un tantino deleteria.
Le opinioni, nell’anno di grazia 2009, circolano anche senza i carrozzoni statali, senza che io debba pagare testate che non mi piacciono, non mi rappresentano e, perlopiù, non si trovano neanche mettendo un avviso sulla Gazzetta Ufficiale.
Provate a immaginare: è come se l’edicolante vi fermasse ogni giorno chiedendovi qualche euro per un giornale che non comprate, non conoscete o addirittura che non esiste in edicola.


Si dovrebbero organizzare seminari, stage, ritiri spirituali per gli aspiranti giornalisti, per molti giornalisti dalla dignità usa e getta e per molti lettori ingenui.
Tema: la lettura o consultazione dell’elenco dei contributi pubblici all’editoria per mano del governo italiano e per tasca nostra.
Da due giorni sono infatti note le elargizioni del 2008 per il 2007. Roba che non si legge facilmente sulla stampa ordinaria.
Il dato più divertente ve lo rivelo subito. La testata che in assoluto ha incassato di più è stata quella ai tempi gestita dal moralizzatore dallo scudiscio facile, Vittorio Feltri: Libero, 7.794.367,53 euro.
Feltri, tanto per intenderci, è quello che adesso propone di non pagare più il canone Rai  perchè non ha senso sprecare danaro pubblico per un’informazione faziosa (il suo obiettivo è Santoro). Lui, per effetto di un grottesco assioma di stampo berlusconiano, si ritiene ovviamente al riparo da questo tipo di ragionamento.
Procedendo in ordine sparso, si scopre che ci sono periodici pressochè sconosciuti, inopinatamente pagati da noi. Motocross, Carta, Trenta giorni nella chiesa e nel mondo, Modus vivendi, Luna nuova, il Salvagente, la Nuova ecologia, Sabato sera: tutti destinatari della stessa cifra, 506.660,00 euro. Riviste – lo confesso, ma sarà un mio limite – a me non note, a parte il Salvagente e la Nuova ecologia: e ciò non giustifica affatto la pervicace suzione della mammella statale.
Al povero Mucchio selvaggio toccano “solo” 451.179,96 euro. Ma va là…
La stampa cattolica, in tutto il suo rosario di espressioni (commerciali), ha la sua vittoria con quasi il 68 per cento delle risorse stanziate nel capitolo riguardante organi d’informazione di proprietà di cooperative-fondazioni-enti morali. All’Avvenire toccano 6.174.758,70 euro: i soldi per pagare il tfr a Dino Boffo ci sono…
Tra i giornali di partito svetta l’Unità (6.377.209,80), seguita dalla Padania (4.028.363,82) e da Liberazione (3.947.796,54). Disdicevole il ricorso a fondi pubblici quando il pubblico deve essere oggetto di attenzione, vigilanza e critica. Ma almeno questi giornali si vedono in edicola.
Altre voci, ovviamente criptiche come burocrazia furbetta impone, riguardano i soldi al Foglio di Ferrara (3.745.345,44), a un non meglio identificato Il denaro, caso accademico di nomen omen,  (2.459.799,42), a un misterioso Ottopagine (1.176.899,75) e –udite udite – al Quotidiano di Sicilia (1.638.723,37), sul quale mi esprimerò soltanto a pagamento.

Fas fidanken

Sono in corso pubblici festeggiamenti politici per l’annunciato trasferimento di fondi Fas per quattro miliardi di euro alla Sicilia. Il termine Fas, che mi ricorda un tipico comando da addestratore di cani, sta per Fondi aree sottoutilizzate.
Si tratta di soldi che provengono da un bacino e che da qualche parte dovevano pur finire. Ed è già qualcosa che i destinatari – o, per usare termini in voga, gli utilizzatori finali – si rendano conto di vivere in aree sottoutilizzate e non sottosviluppate.
Tuttavia è quantomeno prematuro festeggiare visto che questi soldi saranno utilizzabili non prima del 2012, a meno che alle cose non si attribuiscano i veri nomi. In questo caso il termine che mi viene in mente è: propaganda.
Senza tener conto che celebrare un evento in anticipo porta pure sfortuna.