L’elemosina degli editori

Mi segnalano un’interessante ricerca dell’Ordine dei giornalisti, dalla quale estrapolo le cifre che seguono.

Euro pagati dal Giornale di Sicilia per un articolo al di sotto delle 20 righe: 1,03

Per un articolo da 1.000 a 2.500 battute: 3,10

Euro percepiti dal Giornale di Sicilia dallo Stato come contributi all’editoria: 497.078*

Euro pagati da La Sicilia per una notizia flash: 2,60

Per una notizia non flash: 3,20

Per un articolo regionale: 10,33

Per un articolo nazionale: 15,50 euro

Euro percepiti da La Sicilia dallo Stato come contributi all’editoria: 255.809*

Per i lettori di questo blog, tutto ciò non costituisce novità. L’elemento aggiuntivo è che però, stavolta, l’Ordine nazionale ha deciso di trasmettere gli atti di questa ricerca alla magistratura: che è cosa buona e giusta.

Con queste righe spero di aver reso il mio buon servizio alla nobile causa, quindi – lo dico a tutti i colleghi giornalisti – finitela di telefonarmi, inviarmi e-mail per “ricordarmi” chi devo votare alle elezioni di questo weekend. La maggior parte di voi è per me gente sconosciuta e a me scoccia fingere familiarità con chi non ho mai visto, ascoltato e, quel che è peggio, letto.

* (Elaborazione Italia Oggi del 12 maggio 2007, dati riferiti al 2006)

Grazie a Tony Gaudesi.

E’ la politica, bellezza

Si lavora alla nuova giunta di centrodestra della Campania.
Stando alle indiscrezioni del Corriere del Mezzogiorno, le papabili per un posto di assessore sono:

Giovanna Del Giudice, ex meteorina (quattro puntate) del Tg4;

Emanuela Romano, presidente del comitato “Silvio ci manchi” da lei fondato nel 2006. Nel suo sito spicca la qualifica di dott.ssa (è laureata in Psicologia, ma soprattutto ha fatto un bel master a Publitalia) e nulla si dice, con grande modestia, del notevole titolo di Miss Deborah Campania 1998;

Maria Elena Valanzano, giovane avvocato, ma soprattutto sorella di…

…Benedetta Valanzano, “star di Ballando sotto le stelle”, come recitano le cronache locali.

A Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità e candidata più votata in assoluto alle recenti regionali,  è affidata la regia politica delle operazioni.

Uè, è tutto vero!

Kill Bill Carlucci

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Antefatto: 2010, una luminosa primavera italiana.
La protagonista: Gabriella Carlucci, sorella della più famosa Milly e della dimenticata Anna, ex presentatrice e cascatrice tv (ricordate la trasmissione “Buona domenica”, in cui si buttava dalle torri con l’elastico, si lanciava a velocità folle in auto, rotolava giù per dirupi e simili?), attuale parlamentare del Pdl.
Obiettivo: Gabriella si candida come sindaco di Margherita di Savoia (Fo).
L’antagonista: Antonella Cusmai, candidata alla stessa poltrona di sindaco, ma nelle liste del Pd.
Svolta: com’è come non è, la combattiva Gabriella mette le mani addosso alla Cusmai nella hall di un albergo locale, al cospetto di numerosi testimoni. Quentin Tarantino andrebbe in sollucchero. Peccato per le modalità dell’aggressione: alle spalle. La sposa di “Kill Bill” non l’avrebbe mai fatto.  Conseguenze. Crisi.  Climax:  la candidata del Pdl è, come dichiara la stessa Cusmai, “magra ma energica”. Al punto che la Cusmai deve fare uso di un collare ortopedico, causa trauma cervicale. La Carlucci smentisce. Si dice vittima di (indovinate che cosa?) odio e invidia mediatici.
Ipotesi: in un paese normale una figuraccia del genere le farebbe perdere matematicamente le elezioni. Spasimiamo per la Carlucci. Come finirà?
Colpo di scena:  la Carlucci vince con una preferenza del settanta per cento. Si dice pronta a chiedere scusa alla malmenata, ma “rifarebbe tutto”.  Il che significa che qualcosa ha fatto davvero. Che sia l’aggressione? Ma non è più un problema. Ha il consenso dell’elettorato (dell’amore).
Preparate i collari ortopedici.

Il piacere di perdere

Altri modi per dire quel che ha detto ieri Bersani e cioè: “Il voto? Non è vittoria, ma neanche sconfitta”.

“Il dolce? Non è carne, ma neanche pesce”.
“Il bianco? Non è rosso, ma neanche nero”.
“Il ciclomotore? Non è bicicletta, ma neanche auto”.
“La povertà? Non è vergogna, ma neanche un prio (piacere, ndt)”.
“Il Pd? Non è partito, ma neanche arrivato”.

Cvd

Chi mai avrebbe votato per l’odio? Anche perché, come si sa, l’amore vince sempre.

Titoli di coda, please.

Polverini di stelle

da Libero-news.

Censo e incenso

Mi sembra che i risultati elettorali siano in linea con il principio di moderna oligarchia (governa chi ha i soldi per la chirurgia estetica e per un capospalla di Brioni o di Corneliani) che rende l’Italia un paese unico nella stratosfera. Traduco: di consumare le suole e andare a votare non gliene frega a (quasi) nessuno, tranne a quelli che hanno un interesse da preservare. E – vi prego di credermi – lo dico senza una tara partitica.
In origine i voti si contavano. Oggi si pesano.
Dalle regole della democrazia a quelle del mercato (inteso come luogo di compravendita).

Grazie alla Contessa per avermi spiegato chi e cosa sono Brioni e Corneliani.

Cari lettori, non siamo fessi

Sembra che il dato rilevante di queste elezioni sia la scarsissima affluenza alle urne.
Se fossi il direttore di un giornale proibirei di titolare su questo elemento (mentre vedrete che oggi i quotidiani lo porranno in evidenza) a meno che non ci fosse una postilla in prima pagina: “Cari lettori, non siamo fessi”.
Perché stupirsi (quindi farne una notizia) di un evento abbondantemente annunciato è un po’ da ingenuotti.
Se tu non spieghi alle persone cosa accade se vanno a votare – ergo se non dai modo ai candidati di esporre i programmi – perché mai le suddette persone dovrebbero andare a votare?
Se il premier evita qualsiasi confronto diretto con il capo dell’opposizione sui temi cruciali della competizione elettorale e poi, previo blocco dei programmi sgraditi, fa un comizio a poche ore dal voto sui principali telegiornali nazionali, perché mai un cittadino dovrebbe appassionarsi a una storia già scritta, una musica già suonata, un film già vecchio?
La scarsa affluenza alle urne – ma potrei sbagliare – è il risultato aritmetico dei colpevoli menefreghismi (endemici) e di un’ignoranza endemica (colpevole).
Tutto previsto, tutto noto, come marzo pazzo, come trenta dì conta novembre e come natale con i tuoi.
Solo che a Capodanno con chi vuoi i giornali non dedicano il titolo di apertura, senza opportuna postilla che spieghi (non so come): “Cari lettori, non siamo fessi”.

Nulla di strano

Su Myspace c’è un’ampia galleria fotografica dedicata a questa bella signorina.

Direte: beh, che c’è di strano?
Nulla.
Infatti scorrendo le foto si arriva a quest’altra immagine.

Secondo voi la lista Scopelliti a che partito fa capo?

Presi per il culatello

Il blocco dei talk show per precauzioni elettorali sarebbe una cosa ridicola se fosse solo una tipica questione di lana caprina italica. Invece sul web c’è ormai un bel palinsesto che va dal Corriere a Repubblica, con editorialisti, anchorman e direttori che parlano di tutto ciò che è “proibito”, cioè dell’arroganza (penale?) del premier, della abnegazione dei suoi cortigiani e del suo personalissimo sistema di potere: badate bene, cose utili da sapere quando si avvicina una consultazione elettorale. Quel che è uscito dalla porta (tv) è rientrato dalla finestra (internet).
La questione transita quindi dal ridicolo all’irritante, come irritante è qualunque tentativo di prendere per il culo gli spettatori paganti. Perché noi abbonati alla Rai – ovvero noi che versiamo il pizzo alla Rai – non abbiamo avuto alcuno sconto sul canone: quindi non ci piace che ci tolgano i programmi come se niente fosse.
Se dal salumiere io pago un etto e mezzo di culatello, voglio il culatello e non accetto che mi si dia invece il salame Napoli né che si truffi sul peso. Ma i salumieri generalmente sono persone serie.