Vuoti di potere

Marciapiede davanti alla scuola Alberico Gentili, a Palermo.

Poche parole

di Raffaella Catalano

A Palermo, è sempre la solita vecchia storia.
Dove manca lo Stato, supplisce (ahinoi) la mafia.
Dove mancano l’Amia e Cammarata, supplisce (per fortuna, ma di certo non è gratis) Netturbini.com.
E così la “munnizza” ora è anche online.

Cammarata mondiale

Pare che l’evanescente sindaco di Palermo sia in Sudafrica per assistere alle partite dei Mondiali. A nessuno si nega una vacanza, né la possibilità di uno svago. Ma Cammarata è ormai il catalizzatore delle pochezze di Palermo. Svogliato, superficiale, inefficiente, questo sindaco è l’immagine riflessa di una città che galleggia davanti a un orizzonte di eutanasia civile e che non ha la forza, o il coraggio, di buttare via l’ultimo respiro e calarsi giù, a fondo.
Diego Cammarata può ovviamente andare in Sudafrica, come alle Maldive o chissà dove senza che nessuno gli chieda conto e ragione. Il problema è che poi ritorna, allungando l’agonia di una città che rischia di estinguersi prima di lui. E questo non è bello.

Un giornalista non vale un cassonetto

Le storie dei giornalisti, cioè le storie di coloro i quali dovrebbero raccontarle, sono ontologicamente poco interessanti, come la carie dei dentisti o gli ombelichi degli ombelichisti. Però ce n’è una del Giornale di Sicilia di Palermo che va raccontata, seppur in breve.
Nel 2008 l’azienda e il cdr (comitato di redazione, cioè l’organo sindacale) si accordano su un premio di produttività che andrà corrisposto in buoni pasto l’anno seguente ai giornalisti. Poi però, al momento di aprire la borsa, gli editori fanno un passo indietro adducendo come motivo le incertezze dei mercati internazionali, la crisi mondiale e forse anche l’invasione delle cavallette. Quelli della redazione del GdS, che sono brave persone e che si fidano ancora di quel che scrivono i giornali, per un po’ ci credono e alzano le spalle: la crisi è crisi, se è guerra è guerra per tutti, e porca miseria tocca a noi dare l’esempio.
Passa qualche settimana fino a quando sulle colonne dello stesso Giornale di Sicilia si legge che l’editore ha deciso di stanziare 50 mila euro per l’acquisto di cinque nuovi autocompattatori per dare un esempio nella lotta all’emergenza rifiuti.
Il GdS non è nuovo a simili sponsorizzazioni. Qualche anno fa si lanciò in una campagna di restyling dei cassonetti di Palermo patrocinandone un rivestimento artistico: in pratica i contenitori dei rifiuti venivano avvolti in grandi tele adesive che riproducevano le opere di importanti pittori siciliani. Risultato: i cassonetti venivano bruciati lo stesso, ma con una sorta di effetto Giovanna d’Arco che prometteva un trafiletto nella Storia.
Finì come finì, senza un briciolo di memoria nella città che della memoria fa briciole.
Ora l’iniziativa del GdS, quella degli autocompattatori (non quella dei cassonetti d’artista che era talmente ardita da poter essere definita insensata a clamor di popolo), potrebbe essere condivisibile se non ci fosse un fondamentale accordo pregresso con la redazione: i premi di produttività non sono promesse da marinaio o cartoncini del “gratta e vinci”.
E soprattutto l’operazione non desterebbe sospetto se l’interlocutore non fosse quel sindaco Cammarata che è primo attore delle vicende che riguardano la raccolta dei rifiuti a Palermo, come le recenti vicende giudiziarie confermano.
Morale: i giornali non sono spazzatura, ma la spazzatura conta più dei giornalisti. Almeno con questo sindaco e con certi giornali.

Rifiuti

Nonostante le dichiarazioni del sindaco di Palermo Diego Cammarata, la città è nuovamente invasa dai rifiuti. Quest’immagine è stata scattata stamattina all’Olivuzza, di fronte Villa Florio. Un’auto abbandonata è diventata cassonetto.

Grazie a Rosi Palmeri.

Scandalucci e progettini

Ieri sera Stefania Petyx ha raccontato a “Striscia” altri retroscena dello scandalo dei progettini del Comune di Palermo. In tempi di vacche scheletriche anche lo spreco di un solo euro dovrebbe muovere le folle, invece l’indignazione si limita alle chiacchiere da coda alle Poste. E dire che qualcuno ha preparato una mozione di sfiducia al sindaco Cammarata… Vedremo chi ha il coraggio di firmarla e portarla avanti.

Grazie a Rosalio.

In galera e basta

Stefania Petyx ieri sera ha raccontato una storia di ordinaria truffa al comune di Palermo.
Sarà che stimo Stefania, sarà che detesto Diego Cammarata e la sua amministrazione, sarà che in questi giorni devo pagare l’Iva, fatto sta che quando ho visto il servizio su “Striscia” ho avuto un attimo di disorientamento. Dapprima ho dato la colpa al disturbo che al momento mi provoca qualche fastidiosa vertigine, poi però mi sono reso conto che c’era qualcos’altro: rabbia, senso di impotenza, sapore amaro di ingiustizia.

Siamo una terra di pseudo.
La maggior parte delle anime, qui, ha una componente usurpata rispetto al netto che la realtà sociale gli deve. Pseudo-politici, pseudo-professionisti, pseudo-elettori, pseudo-intellettuali, pseudo-lavoratori. C’è un modo per riconoscerli, questi pseudo (che sono la maggioranza). Cercate nella folla chi si agita di più, chi brandisce un tesserino, chi ostenta un titolo, chi sorride a sproposito: troverete il meglio del peggio certificato.
Tuttavia Stefania Petyx ci ha ricordato, con disinvolta caparbietà, che le nostre lande non sono popolate solo da questi individui, che esiste ancora chi sa che indignazione e disfattismo devono essere tenuti lontani come il fiammifero e la benzina.
L’esperienza e la buona fede insegnano che persino la trovata più mefistofelica è vana quando la sana evidenza viene esposta con coraggio, e nel mondo dominato dagli pseudo ci vuole coraggio anche a chiedere “scusi, che ne fate dei miei soldi?”.

Soldi.
Centinaia e centinaia di migliaia di euro che, nella Sicilia dei senzacasa e dei disoccupati cronici, finiscono nelle tasche degli pseudo-furbi, con l’orchestrazione di pseudo–amministratori, grazie all’ignavia di pseudo-giornalisti e alla distrazione di pseudo-magistrati.
In un raptus di ottimismo mi piace pensare che, prima o poi, tutti gli impostori coinvolti in questa storia pagheranno non tanto per quello che hanno rubato, ma per averci considerati tutti una massa di decerebrati.
Non ho mai contato sulle gocce che rovinano gli equilibri instabili dei vasi stracolmi, quanto sulle quelle che perforano la roccia.
Qui si è rotto il fondo, si è aperta una voragine. Che deve inghiottire, senza sconti, chi ha rubato, chi ha truffato, chi ha corrotto.

Grazie a Rosalio.

Con certificato medico

L’altra sera il sindaco di Palermo, Diego Camerata Cammarata (refuso, lo giuro), si è sentito male mentre era a casa. Gli auguriamo una pronta guarigione.
I medici gli hanno consigliato qualche giorno di riposo. Meritato, finalmente.

Siamo l’unica città

Siamo l’unica città il cui sindaco ci mette qualche anno per definire inadeguato un amministratore che lui stesso ha nominato e che ha portato alla rovina l’azienda che amministrava.

Diego nel paese delle meraviglie

Il Giornale di Sicilia, con meritorio spirito d’iniziativa, si è offerto di dar corpo al sindaco invisibile di Palermo. Da ieri si può scrivere a Diego Cammarata, tramite un’e-mail fornita dal quotidiano di via Lincoln, per chiedergli come va, come è andata e come andrà.
La rubrica del giornale più rubrichizzato della Via Lattea (presto ci sarà quella che raggruppa le pagine pari per distinguerle da quelle dispari) s’intitola Parola di sindaco e, visto il personaggio, è una bella scommessa.
Il primo cittadino di Palermo è infatti noto per la sua allergia al contraddittorio, per il suo magico defilarsi in uno sbuffo di cipria, per la sua capacità acrobatica di schivare ogni impegno che comporti impegno, per la sua evanescente coerenza del negare sempre.
Parola di sindaco, nel mio immaginario, equivale a Fedeltà di marinaio, o a Genio di un boy scout (in omaggio al comico Jack Benny), o a Vergine di una Selen, oppure fate voi…
Comunque, torniamo a noi. Anzi a lui.
Nel suo esordio sul Gds (lo potete ammirare qui) Cammarata incorre a secondo rigo in un lapsus freudiano. Così si rivolge al fortunato lettore selezionato dalla direzione del giornale.

Innanzitutto voglio ringraziarLa per il tono della Sua lettera, propositivo e attento.

Perché? Si aspettava forse un tono incazzato? E come mai? Chi può mai avercela con lui, sindaco propositivo e attento?
La spiegazione inconscia la fornisce lo stesso Cammarata nell’excusatio del rigo seguente.

In una città grande come Palermo è possibile che si registrino alcune inefficienze nei servizi pubblici.

Il tono è quello di una celebre intervista in cui si descriveva Palermo come una città felice: pochi aggiustamenti e sarebbe un eden in terra, con tanti Cammaratini bianchi a suonare, cantare e brindare leggeri nel cielo.
Segue la disamina del problema lamentato dal lettore, la pulizia di Villaggio Santa Rosalia, nota emergenza della città. Con tanto di autoassoluzione, pratica di cui il sindaco di Palermo è campione mondiale.

E’ anche grazie alla segnalazioni dei cittadini che spesso veniamo a conoscenza di queste inefficienze che non sempre arrivano subito, e direttamente, a nostra conoscenza.

Finisce come nelle favole Fabbri.

La ringrazio signor (…) di avermi scritto e spero che, anche senza il tramite del Giornale di Sicilia, continuerà a farlo. Per rilevare disservizi e guasti e, quando lo riterrà, per rassicurarci sulla bontà degli interventi eseguiti.

Insomma, sentiamoci caro signore. Mi chiami anche in privato. Io sono il sindaco di tutti, e tutti mi interessano. Sono al suo servizio, per servirla servizievolmente. Qualità e convenienza per tutti, non ci sono paragoni. Si fa credito a pensionati, nullatenenti e protestati. Venghino signori.
Il meraviglioso Diego nel meraviglioso paese delle meravigliose meraviglie.

Un altro mondo

Non credo agli extraterrestri, però credo di vivere in una realtà che è popolata da alieni. E’ il mondo del centrodestra, un mondo che purtroppo confina col mio. Lì, il capo della Protezione civile è nei guai per aver scambiato – secondo l’accusa – scopate con favori. La sostanza e l’ambito del reato sono odiosi ancor più che nella corruzione classica con la mazzetta o col conto cifrato in Svizzera. I soldi incarnano la debolezza di molti, il sesso pagato coi soldi degli altri incarna la debolezza di chi si sente forte, intoccabile in un gioco abietto, tribale, diciamo anche crudele.
Nel mondo del centrodestra tutto questo non incontra mai una censura. Secondo la versione ufficiale, che si discosta dalla realtà come velina impone, si tratta di errore giudiziario, di congiura, di campagna d’odio, di manovra politica, di sgambetto, spintone, fallo.
Fallo sì, e non subìto ma sguainato. Altro che presunzione di innocenza: per il premier quando si finisce sotto le grinfie dei magistrati – e per questioni di sesso, per giunta – ci vuole la presunzione e basta: il capo della Protezione civile è un eroe e basta!
Rapido cambio di scena.
Dall’Abruzzo, dalla Maddalena e altri scenari di appalti più o meno urgenti ci spostiamo a Palermo.
L’Amia, l’azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti, è in coma: il tribunale fallimentare ha dichiarato lo stato di insolvenza. Il sindaco Diego Cammarata, che di quell’azienda ha protetto (anche con qualche bugia) i personaggi più discussi, anziché ammettere in extremis una certa sottovalutazione del problema e un po’ di leggerezza nello scegliere gli uomini/amici da piazzare nei ruoli chiave, s’inventa una piroetta da circo sul ghiaccio: “Io ho vinto la mia sfida”, dichiara dopo il responso dei giudici.
Come? Quale sfida?
“In questi mesi abbiamo operato con tenacia e caparbietà per mettere ordine nei conti e nei servizi dell’Amia e ci siamo riusciti”, scrivono i suoi addetti stampa.
Insomma, Cammarata canta vittoria dopo una sconfitta, come un gallo insonne che spara il suo chicchirichì nel cuore della notte.
Solo che il gallo sa di essere un pollo tra i polli, Cammarata è convinto che i polli siano solo gli altri.