A ognuno il suo mare

Mentre l’Amia affonda in un mare di melma, il sindaco Cammarata nuota in un mare tropicale.

Non è un refuso

Il sindaco di Palermo accusa il presidente della Regione di non fare gli interessi di Palermo. Come un tubo che accusa l’acqua di non essere impermeabile.

Da Live Sicilia.

Tu quoque…

Si metta il cuore in pace Cammarata! E pensi al prezzo che lui sta facendo pagare ai suoi cittadini… suoi solo sulla carta, perché ormai non lo vuole più nessuno, né i cittadini che lo hanno votato, né i consiglieri che lo hanno sostenuto. Nessuno!

Così parlò Gianfranco Miccichè.

Via LiveSicilia.

Cammarata e il romanzo serbo

cammarata

Quattro giorni fa, con grande soddisfazione, il sindaco Cammarata aveva annunciato che l’Irpef non sarebbe aumentata. Ieri invece la giunta comunale ha approvato l’aumento della Tarsu.
Ora, a parte le sigle che sembrano prese da un romanzo serbo (“La giovane Tarsu trovò consolazione sulla spalla di Irpef…”), appare evidente lo stato di schizofrenia dell’amministrazione comunale palermitana. Anche perchè Irpef e Tarsu sono realmente collegate (quasi abbracciate, come i personaggi del romanzo serbo) per un’unica ragione: il disastro dell’Amia.
Se il sindaco di Palermo avesse il dono della parola pubblica, possibilmente non microfonata, provata, riprovata, montata, ripulita e depurata, tutto sarebbe più semplice. I cittadini chiederebbero lumi su quella che sembra una scemenza colossale e lui risponderebbe a tema (con una controscemenza colossale?). Purtroppo così non è. Cammarata evita ogni confronto pubblico e non concordato con sei mesi di anticipo (il tempo che gli occorre per imparare a memoria tre risposte di 15 parole ciascuna).
Ora che ci penso, anche Amia è un bel personaggio per il famoso romanzo.
(“Mentre Irpef era abbracciata a Tarsu, la padrona Amia entrò nella stanza e sbottò: ma come, le mie valige per Dubai non sono ancora pronte? Muovetevi o ve la faccio pagare cara!”)

Si respira meglio

Bravi, bravi, bravi!

P.S.
Credo che se qualcuno di noi fosse stato il sindaco di Palermo, sarebbe stato in mezzo a quei ragazzi a cantare, ballare, incitare. Solo che il sindaco di Palermo non è uno di noi.

Risultati concreti

Dopo otto anni di governo della città, ricchi di risultati concreti e percepibili a chiunque guardi con serena obiettività alle cose, la critica condizione in cui si trova l’Amia e le gravi conseguenze che questo ha avuto sulla pulizia della città, mi hanno costretto a farmi carico da sindaco di una situazione (l’Amia, ndr) che non ho personalmente contribuito a determinare…

Frase testuale tratta da un articolo del sindaco di Palermo, Diego Cammarata, pubblicato sul Giornale di Sicilia di oggi, a pagina 2.

Grazie a Filippo D’Arpa.


Un altro sindaco

amia

Leggete sopra (da Rosalio).
Il contenuto della seconda riga merita, a scelta:

un’assemblea pubblica a piazza Politeama;

un dibattito privato a casa Cammarata (non di giovedì che c’è Don Matteo 7);

una riflessione alcolica al Tribeca;

un forum felpato al Giornale di Sicilia;

oppure una semplice considerazione che parta dal dissesto dell’Amia e arrivi fino alle vergognose missioni milionarie dei suoi dirigenti, sempre tenendo conto della qualità del servizio di raccolta dei rifiuti a Palermo.

Un altro sindaco, con una maggiore scorta di dignità politica, avrebbe fatto ammenda per la propria inadeguatezza: in un partito che promette meno tasse per tutti, essere costretti a turare falle grazie ai maggiori esborsi dei cittadini è un po’ come spacciare scolapasta per pentole.
Un altro sindaco, con un senso di responsabilità meno labile, avrebbe ammesso: “Cari concittadini, siamo in difficoltà. Per colpa di alcuni sconsiderati amministratori (miei amici e compagni di coalizione, vabbè) siamo con le pezze al culo. Mi hanno fregato, vi hanno truffati. Tranquilli però, questi soldi ce li riprenderemo con tutti i mezzi leciti a nostra disposizione”.
E invece?
Invece Cammarata Diego, infausto sindaco  di una infausta Palermo dell’anno 2009, dà mandato di procedere, qualora esistano i presupposti, contro i furbastri che hanno mangiato aragoste a scrocco, alloggiato in alberghi a cinque stelle nonostante il conto fosse pagato con le tasse di un ignaro pensionato, succhiato dalle casse pubbliche con “onorevole” passione. Il primo cittadino di Palermo non ha il coraggio di voltare le spalle a personaggi che pur percependo stipendi a sette zeri non hanno esitato a farsi rimborsare da me e da voi tutti – di destra, di sinistra, di sopra e di sotto – persino le sigarette o le bibite al bar: tagliate di faccia si chiamano queste, alle nostre latitudini.
Un altro sindaco avrebbe cercato e trovato il pretesto per mostrarsi vivo e possibilmente animato da buona fede.
Cammarata Diego ha perso anche questa occasione: e non perchè non sia vivo.

Basta una giornata di sole…

Lenzuolo contro Diego Cammarata, sindaco di Palermo

C’erano tutti, sindacati, assessori, il direttore generale dell’Amia, associazioni varie. Li aveva chiamati lui.
Si sono ritrovati ieri a Palazzo delle Aquile per discutere, come si legge qui, “dei più urgenti problemi della città”. Ma tra tutti i più urgenti problemi della città anche il più ottimista dei personaggi convocati non si sarebbe aspettato di annoverare lui, il “chiamante a raccolta”, il sommo coordinatore, il primo motore immobile dell’amministrazione di Palermo.
Insomma, il sindaco Diego Cammarata non si è presentato alla riunione che lui stesso aveva indetto.
I più urgenti problemi della città si dissolvono quando c’è una bella giornata di sole…

Cammarata reloaded

Ricordate il video promozionale in cui il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, spiegava che la città è ben amministrata e che il disastro finanziario era riconducibile a una mera convergenza internazionale? Bene, sulla base di quel filmato realizzato con fondi pubblici, un gruppo di guastatori che si fa chiamare “I beati cavoli” ha deciso di fare quello che tutti gli organi di informazione non hanno fatto: analizzare, ricercare, verificare, raccontare.
Ne è venuta fuori una versione dei fatti riveduta e corretta (nonché gratis).  E chissà, forse anche più veritiera.

Un altro lenzuolo ancora

lenzuolo contro cammarata