Il principe cerca rogne

Pensatela come volete, ma arrendetevi dinanzi a una constatazione: un principe che, a cinquant’anni, continua a raccogliere figli illegittimi lungo il suo iter seminale è pressoché un pirla.
Per i seguenti motivi:

1)    Si può essere ricchi quanto si vuole, ma sperperare milioni per il mantenimento di persone sconosciute non procura godimento neanche al più incallito dei masochisti.

2)    Fare la figura di uno che non conosce neanche un metodo anticoncezionale, nell’anno di grazia 2011, non è bello.

3)    Grassocci e pelati non si è quasi mai irresistibili, a meno che non si sia in una posizione di dominio assoluto. Ed esercitare il dominio assoluto quando non hai fatto nulla per meritartelo, alla lunga annoia.

4)    Sedurre cameriere e  hostess è la cosa più semplice del mondo quando hai un conto in banca che interessa più del contenuto della patta o della scatola cranica.

5)    Organizzare un matrimonio reale per cercare di mettere fine alle dicerie che accompagnano tutte le minchiate che hai commesso è già un’operazione ardita, farlo in mondovisione equivale a certificare la propria inadeguatezza come essere pensante.

Un Angelino caduto dal cielo

Angelino Alfano, neo segretario del Pdl, s’impegna a fare del suo partito “un partito degli onesti”. Il che implicitamente significa che qualcosa da quelle parti ci deve pur essere di storto se i magistrati pizzicano ogni tanto qualche ladruncolo o qualche mafiosetto con cariche più o meno importanti nel partito. Il richiamo, in sede di dichiarazioni programmatiche, all’onestà come elemento innovativo fa il paio con la famosa costruzione del partito dell’amore che il principale di Angelino, don Silvio, abbozzò qualche anno fa, facendo ridere mezzo mondo.
I valori – certi valori universali –  non si distribuiscono come volantini, non si sventolano come bandiere. Si assorbono, si professano. Anche perché una volta costruito il partito dell’amore, dell’onestà, della sincerità, della devozione alla beata vergine, bisognerà prendersi la responsabilità di inquadrare in modo inoppugnabile il nemico politico e biblico: chessò, un partito dell’odio, della deliquenza, della bugia,  dell’ateismo e dell’alito cattivo…
Al primo che organizza un referendum sul ripristino del comune senso del ridicolo io prometto fedeltà eterna e appoggio incondizionato.

Due anni e la noia

Due anni fa scrivevamo in queste pagine della vicenda Amia e del senatore Enzo Galioto. Oggi questo signore è stato condannato per falso in bilancio e false comunicazioni sociali e se la farà franca perché come avevamo previsto, sempre due anni fa, colui il quale doveva denunciarlo come parte lesa era un suo compare di partito e, peggio ancora, era anche colui che lo aveva piazzato in quel posto chiave. Quindi niente denuncia e vai con la prescrizione.
Il dramma è che un tempo cresceva l’indignazione, oggi sale solo la noia.

Il tramonto di Ustica

Foto di Daniela Groppuso

Ustica è un’isola che potrebbe essere un gioiello e che invece è solo un ricovero di appassionati. Appassionati di mare vero, di immersioni subacquee e null’altro. Perché null’altro quest’isola offre, nonostante la bellezza selvaggia dei luoghi.
Ustica e gli usticesi guadagnano col turismo solo grazie ai diving center, che attirano sub da tutta Italia. Un’amministrazione comunale e un’organizzazione attenta alla gestione della riserva naturale dovrebbero tendere a salvaguardare la salute dei diving center: se chiudono loro, è finita. Invece si inventano tasse e balzelli, costruiscono ostacoli con provvedimenti folli. Chiedono soldi in cambio di nulla. Non c’è un solo servizio pubblico a Ustica orientato a valorizzare l’unica risorsa economicamente efficace: quella del turismo subacqueo.
Questa politica e questi burocrati fanno male a Ustica. Gli usticesi dovrebbero svegliarsi, uscire dal loro sonno della ragione e farsi sentire. Per far sì che l’incantevole tramonto di punta Spalmatore non sia quello di un’isola al tramonto.

Corpi (militari?)

Anche i corpi militari risentono dei tempi che corrono.

(foto Beccari con iPhone Groppuso alla rassegna subacquea di Ustica).

Si fa presto a dire azzurro

Foto di Daniela Groppuso.

Tutto il mondo è paella

Per le strade di Nizza ho visto un gruppo di quattro ragazzi che ballava meravigliosamente la breakdance. Due di loro erano cinesi.
Poi ho cercato un ristorante francese, tra mille ristoranti italiani. Quando ho creduto di trovarne uno, mi sono seduto e ho chiesto il menù. Solo allora ho scoperto che il proprietario era greco.
Facevano un’ottima paella.

Matrimoni

La Carfagna ha sposato Mezzaroma.

Con l’altra mezza era già stata fidanzata.

Piccole soddisfazioni

L’altra sera eravamo al ristorante con amici. Si avvicina un giovane, sorridente. Si complimenta con me per il blog e con mia moglie per le foto. Solo dopo si presenta e spiega che finalmente può manifestare il suo gradimento perché non lavora più per un’azienda “nemica” di questo blog e del suo tenutario. Prima di andarsene rivela che sta per partire, destinazione la Camargue: dice di averne letto da queste parti.
Buon viaggio Marco!

La maschera di bronzo

C’è qualcosa di strabiliante nella maschera di bronzo che il segretario politico del Tg1, Angusto Minzolini (e non c’è refuso), indossa prima di ogni editoriale.
Ieri si è arrivati alla vetta dell’immaginifico, alla linea Maginot della democrazia televisiva.
In un momento in cui il governo Berlusconi prende bastonate dalla Lega, cioé dal suo principale alleato, e in cui è (finalmente) minato alle fondamenta da uno scandalo a prova di gossip, quello di Bisignani e della P4, il direttore del principale telegiornale nazionale non trova di meglio da fare che blaterare contro l’opposizione, cioé contro la componente più insignificante dell’arco costituzionale italiano, e contro quelle stesse intercettazioni che hanno portato alla luce un gigantesco sistema di malaffare.
Non una sola parola sui traffici, sulle odiose raccomandazioni, sugli agguati agli oppositori, sui clientelismi che le nuove inchieste giudiziarie stanno svelando. Perché questa indagine – se leggete le carte – ha tutto tranne che un sapore politico: ministri, sottosegretari, capitani d’azienda, burocrati parlano con questo Bisignani e si condannano da soli. Non c’è una sola parola, nelle intercettazioni, che lasci spazio alla buona fede di questi signori.
Ma tutto questo Angusto Minzolini finge di non saperlo e, indossata la sua maschera di bronzo, continua ad appestare il Tg1 con le sue controdeduzioni da lingua felpata.
Per me, che sono un abbonato Rai, il vero scandalo del servizio pubblico è il direttore di telegiornale che ogni giorno bara, non il conduttore di un programma di approfondimento (Michele Santoro) che una volta alla settimana dà la sua lettura dei fatti.