Il risultato dei referendum conferma la strana sensazione che abbiamo provato io e mia moglie ieri sera quando siamo andati a votare. Tutt’intorno a noi facce serie, alcune con un velo di soddisfazione. Tra sconosciuti ci si scambiava sguardi che, osando, avrebbero potuto essere di complicità. A un certo punto un’anziana signora ha detto a se stessa: “Beh, ho fatto il mio dovere”. Come se cercasse consolazione o, al contrario, volesse suonare la carica.
Tutti noi non eravamo andati per votare, ma per contarci.
Nessuno lo dice, ma tra un mese ci sono i referendum per argomenti di grande rilevanza. Come spesso accade, tanto per rendere semplici le cose, si vota sì per dire no.
Quindi si vota sì per dire no alla privatizzazione dell’acqua.
Si vota sì per dire no alle centrali nucleari in Italia.
Si vota sì per dire no al legittimo impedimento.
Sull’acqua e sul legittimo impedimento ho le idee abbastanza chiare, quindi voterò sì. Sul nucleare sto riflettendo – e sono ben accetti i vostri contributi anche via e-mail – perché da un lato l’onda dell’emozione del disastro giapponese indurrebbe chiunque a lasciare le cose come sono, dall’altro la certezza che non esiste il nucleare sicuro al cento per cento ci rende tutti un po’ più fatalisti (se un incidente capita a Bolzano piuttosto che in Francia poco cambia per tutti noi). Ma so che il tema è complesso e non voglio dare giudizi trancianti.
Al momento mi preme ricordarvi quel che i media tradizionali hanno ignorato quasi tutti colpevolmente. E cioè che il 12 e il 13 giugno c’è un appuntamento importante per il destino di questo Paese.
Riassunto della puntata di ieri.
Un tale della X Expert propone alla narratrice un depuratore per rendere meno dura l’acqua dei rubinetti di casa. C’è già stata la prova somma, quella dell’assaggio.
Loro della X Expert, ci dice il tizio, hanno capito che la gente non vuole spendere tanti soldi per un depuratore, e tantomeno per i filtri che devono essere cambiati almeno tre volte in un anno. Loro forniscono tutto gratuitamente, e ti vendono, come Sky, un abbonamento a un servizio. “Anche dietro fattura, se volete…” (grrr, se vogliamo!). E poi grazie al coupon che mi hanno dato le sue complici non pago nemmeno l’installazione. E il cambio del filtro anzichè 100 euro l’anno mi costerà 50 euro l’anno. Se l’impianto ha qualche problema si chiama l’assistenza. Gli interventi sono tutti gratuiti e la macchina, escluso le parti elettriche, è garantita per tutta la durata dell’abbonamento: dieci anni. Se si rompe, la sostituiscono. Per tutto ciò, si pagano venti euro al mese.
“Con il Rid?”, chiedo.
“Eh no”, fa lui. Perchè negli anni scorsi – lui parla di tre anni di attività – molta gente non onorava gli impegni presi. Allora hanno provato a rivolgersi a una finanziaria, ma il tempo è lungo e gli interessi feroci. “E cosi, vediamo, quanto fa, 20 euro al mese per 120 mesi? 2.400 euro più gli interessi. Dunque siamo riusciti ad ottenere dalla nostra finanziaria una offerta vantaggiosa che giriamo ai nostri clienti: 36 rate a interessi zero, da 75 euro”.
Il totale è 2.700 euro. A questo punto esplodo. Il tanfo è diventato puzza. Di carogna. “Quindi lei chiede un abbonamento a un servizio e in realtà ci vende un bene in 36 mesi”. Lui, evidentemente preparato a questo tipo di rimostranze, mi risponde che non capisce la mia perplessità. “Noi siamo 1.200 in tutta Italia tra consulenti sanitari, segretarie, uffici. Più il depuratore, i manutentori degli impianti, eh insomma, ci dovete pure pagare il nostro lavoro no?”.
Ribatto: io X Expert non la conosco.
“Ma signora! abbiamo pure un sito, è in fase di aggiornamento perchè abbiamo trasferito l’ufficio, adesso è in via Giotto”.
Approfitto di un attimo in cui si alza per smontare l’impianto, e mi allontano. Mi siedo alla scrivania e vado su Google.
X Expert.
Nulla.
Divisione acque Expert.
Nulla.
Blue Nemo depuratore (uno dei nomi che ha farfugliato il tipo).
Niente.
Kristal Blu (vedi sopra).
Niente.
Torno dal signore con le sue guance rosse ciliegia, la sua cravatta arancione, la sua giacca pistacchio. Gli dico che nella mia ricerca in rete non ho trovato nulla.
E sospira, anzichè preoccuparsi (del resto è ben addestrato). “Glielo avevo detto, signora, il sito è in aggiornamento”.
Ci lascia il suo numero di cellulare. “Eventualmente, fatevi sentire. Io ci metto la mia faccia, ne ho solo una”.
Sono quasi le 21, la testa è piena di numeri, interessi e acqua sporca.
Domenica sera, dopo vari tentativi, ho trovato un sito di una azienda del signor Arturo La Torre, operante esclusivamente nella regione Puglia, dal 1972. Il marchio che ho visto sul depliant che il tale non ci ha lasciato (of course) è simile al suo. Scopro che nel 2003 Striscia la Notizia, Mi manda Raitre e le Iene, si sono occupati di casi simili. Sul sito di Mediaset trovo un filmato, che però non gira. Nulla su YouTube. Trovo anche un documento, con relativo indirizzo e-mail del dottor Giorgio Temporelli, ricercatore di Genova, che parla di “vendite emozionali e di truffa ai danni dei consumatori con l’aggravante di indurre ansie e preoccupazioni per la nostra salute”. Bere acqua distillata può fare danni al nostro organismo. L’acqua di Palermo ha ricevuto un buon giudizio dagli esperti di Altro Consumo. La sua durezza può dispiacere alla mia lavatrice, ma al nostro corpo non fa nulla.
Quella che conta è la verità, limpida come un bicchiere d’acqua fresca.
Una premessa: la mia ultima professione – oggi sono mamma a tempo pieno – è stata quella di contabile. Prima di allora mi ero occupata di vendita di litografie, capelli, computer, spazi pubblicitari. Ragioniera, segretaria del capo, aspirante giornalista (!), addetto stampa di uomo politico locale (!!!), spicciafaccende, all’occasione ignara portaborse, attrice di cabaret, hostess. Modella per caso, raccattapalle, cameriera per necessità.
Quello che mi è accaduto nei giorni scorsi mi ha riportato a molto, molto lontano nel tempo. Venti anni fa, per l’appunto. Forse proprio la prima esperienza. Perdonatemi, ero molto giovane e ingenua. Allora si chiamava Auditron National, si trattava di trovare dei gonzi cui “regalare” dei corsi di inglese con insegnante madrelingua. Ufficialmente si pagavano solo le tasse di iscrizione al Trinity College di Londra. Invece con quei soldi (milioni di lire dell’epoca) pagavi tutto. Il misero libro che fornivano, le audiocassette, le lezioni con l’unico insegnante madrelingua (un tizio che aveva vissuto a Londra solo per qualche anno, suppongo), noi, il direttore, la segretaria, eccetera. Si reclutavano gli ignari clienti fuori dalle scuole medie.
Novembre 2009.
Con mio marito che scalpita un passo avanti a me, usciamo da Max Living, Palermo. Una signorina mi mette in mano un coupon per il “controllo delle acque gratuito”. Non sono interessata e non credo che fisserò mai un appuntamento, ma la signorina è sveglia e gentile, io ho sempre simpatia per i giovani che si danno da fare. Come se fossi vittima di un incantesimo lascio nome, cognome, telefono di casa.
Poi dimentico tutto.
Dopo circa venti giorni, la voce di una giovane donna al telefono mi ricorda come sono stata agganciata.
Esattamente come me e i miei colleghi vent’anni prima, usa le stesse parole: “Saremo a Palermo per il fine settimana. Quando possiamo venire? Giovedì venerdì o sabato?”
Non so cosa mi abbia spinto. Forse la curiosità di vederli all’opera, forse l’insano desiderio di sapere in cosa consisteva questo fantascientifico controllo delle acque.
E così eccoci a venerdì pomeriggio, ore 18.45.
Il signore dell’acqua, si presenta puntuale. E’ un tipo rubicondo, faccia pulita, sotto i trent’anni. Ovviamente si ferma a guardare alcuni dettagli della stanza che lo accoglie (tutto fa parte di un piano, esattamente come venti anni addietro). Ci chiede quale architetto ha curato la ristrutturazione. Poi si siede. Estrae il suo folder dalla valigetta.
Bla, bla, bla. Acque minerali, durezza, conducibilità, calcare. Bla Bla Bla.
Ah, lui fa parte del Gruppo Expert – gli esperti siamo noi – Divisione acque: X Expert.
Ci chiede un bicchiere d’acqua dal nostro rubinetto, e uno di acqua minerale. La conducibilità elettrica è in entrambi molto alta. Poi, grazie ad una soluzione di sapone di marsiglia purissimo ed alcool, valuta i “gradi francesi”.
Goccia dopo goccia, scopriamo che l’acqua è dura. Come bere pietre e non saperlo. Da una valigetta metallica il tizio tira fuori il depuratore. Lo aziona, filtra l’acqua.
Bevo.
Ma che bontà, ma che bontà!
E ora tadaaà… tira fuori la penna e il block notes.
Allora ho pianto. Mentre sceglievo lo yogurt fibre e mandorle che favorisce la mia regolarità intestinale. Ho pianto tra le carote per il centrifugato che danno il giusto apporto di vitamine e che aiutano a spianare le rughe conferendo luminosità alla mia pelle. Ho pianto tra i meloni che alleviano il senso di fame, ma non sempre ci riescono. Ho pianto tra le mandorle che riequilibrano la vitamina B. Ho pianto tra i pomodori che apportano pectine, e i kiwi che sono utili per la mia regolarità intestinale qualora lo yogurt fallisse. Ho pianto tra le mele che tolgono il medico di torno anche quando serve, e le arance che col collagene tengono su tutto ciò che tende ad andare giù. Ho pianto tra i broccoli che bloccano le cellule pazze, e i cavoletti di Bruxelles che disintossicano e drenano le tossine. Ho pianto tra le cipolle che sono utili per la mia circolazione sanguigna e non altrettanto per l’alito. Ho pianto tra i finocchi che sconfiggono la mia cellulite, ma solo se assunti dopo i pasti. Ho pianto tra il basilico, il prezzemolo e le altre piante aromatiche che insaporiscono le pietanze riducendo il sodio (un grande aiuto contro la ritenzione idrica). Ho pianto su una confezione di sei bottiglie di acqua che serve a eliminare l’acqua.
Ho pianto perché l’ho visto. Lui e una donna, un’altra donna. Compravano il cioccolato ripieno. Quello che favorisce il buonumore.