C’è un’evoluzione nel metodo Travaglio, quella sorta di cerimonia sacrificale e laica che consiste nel prendere un preconcetto ed elevarlo a fatto acclarato senza inciampare in un minimo scalino di coscienza. È il finto martirio dopo la condanna. Marco Travaglio ha diffamato il padre di Matteo Renzi e un giudice lo ha condannato. Accade, purtroppo, di sbagliare: solo che il Fatto quotidiano ha sbagliato non una, non due, ma tre volte nello specifico dato che sono tre gli articoli contestati. D’accordo, accade di sbagliare e reiterare l’errore. Si può scegliere di chiedere scusa oppure di tirare dritto a testa alta. Invece Travaglio che fa? Usa il suo preconcetto per martirizzarsi da solo, affermando di essere stato condannato per una parola sbagliata inserita in un contesto in cui la sostanza dei fatti era fondamentalmente esatta. Che è come dire: io scrivo che sei un ladro disteso su un campo di margherite, mi condannano per il ladro, ma le margherite c’erano tutte. Poi la ciliegina sulla torta: Renzi non ha mai pagato per le sue balle. E qui si rasenta il sublime, accostando in pieno stile travagliesco un reato (il suo, cioè la diffamazione) a un’eventuale panzana (quella di Renzi) che reato non è.
Gran finale con appello ai lettori del Fatto quotidiano a sostenere il giornale in questo momento così difficile. I lettori rispondono, ed è un sollievo per tutti che un giornale riesca a sopravvivere agli errori di chi lo dirige.
Tag: condanna
Saviano condannato per il reato di sopravvivenza
Non mi piace il Saviano scrittore, dell’altro Saviano so poco e nulla. Credo però che adesso si debba evitare il seguente ragionamento semplicistico: siccome i boss che avrebbero minacciato lo scrittore sono stati assolti, lo scrittore stesso non aveva diritto di esistere come caso editoriale.
E ciò perché una cosa sono le minacce di delinquenti, più o meno provate, un’altra è il reale disagio sociale, culturale e fisico nel quale Saviano è stato costretto a vivere.
Per farla breve, provo a cedere io al ragionamento semplicistico: quando c’è di mezzo la sicurezza, la dietrologia è il miglior modo per sbagliare. Giudicare una persona a rischio come fanfarona solo perché non è stata ancora accoppata o solo perché non si è fatta acchiappare dal casalese di turno, è un torto alla ragione più elementare: sopravvivere non è ancora reato in questo Paese. Come non lo è scrivere libri sopravvalutati. O sparare a zero contro tutto e tutti dal comodo divano di casa.
Il Marcello viaggiatore
Fermo restando che bisogna attendere ancora il timbro della Cassazione (l’ennesimo), che la presunzione di innocenza fa di lui un illustrissimo galantuomo, che il suo partito è perseguitato da un branco di giudici assetati di sangue berlusconiano, vi siete mai chiesti dove sarebbe adesso uno qualunque di noi con un decimo dei suoi trascorsi penali?
Qualche mese fa su diPalermo mi sono posto questa domanda. Oggi è arrivata la risposta: uno qualunque di noi sarebbe in galera, lui è all’estero.
“D’Urso, Carfagna, Yespica, Rodriguez e altre che non ricordo…”
La testimonianza di Ruby, ovvero Karima El Mahroug, inserita nelle motivazioni della sentenza di primo grado che condanna Silvio Berlusconi a sette anni per concussione e prostituzione minorile.
AGGIORNAMENTO. Barbara D’Urso ha diffuso questa nota in cui dichiara la sua estraneità rispetto al Rubygate.
La triste vita del multimiliardario
Poteva godersi la vecchiaia, senza il problema di una pensione da ritirare ogni mese alle Poste, circondato dall’affetto di figli e nipoti. Poteva uscire di scena con dignità, riscattare una vita di rischi con un declino sereno e sicuro. Poteva accettare la sconfitta senza impuntarsi o impuntarsi sino alle soglie della sconfitta e poi mollare, com’è giusto che sia. Poteva crogiolarsi in una vita divertente, con amici illustri, amiche disponibili, amicizie ramificate. Poteva dimostrare che un aspirante statista se non lascia il segno con le sue opere, non potrà farlo certo con le sue opere annunciate e mai realizzate. Poteva capire in tempo che se alle gambe delle bugie metti le protesi, avrai bugie artefatte ma sempre bugie rimarranno. Poteva dare ai soldi e alla ricchezza una parvenza plausibile di felicità, e non farli diventare il paradigma della decadenza di un’epoca. Poteva ammettere l’errore, poteva comprarsi un abito nuovo, poteva regalare a chi aveva davvero bisogno, poteva fare la storia e non la storiella.
Invece ha fatto di tutto per rendersi la vita infelice, come un qualunque delinquente che non se la racconta giusta nemmeno nel buio di una cella e nella solitudine delle amicizie a convenienza.
Triste la vita del multimiliardario Silvio Berlusconi.
Cuffaro e il paradosso dello strabismo sociale
Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
La richiesta di affidamento ai servizi sociali da parte di Salvatore Cuffaro è un’occasione importante per portare alla luce un paradosso che potremmo definire di strabismo sociale: molti di quelli che hanno detestato l’ex governatore come politico, lo hanno stimato come detenuto. E ciò perché l’ex governatore si è comportato bene in carcere e perché non ha mai offeso i giudici che lo avevano stangato con una condanna di sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio. Il “senso dello Stato” attribuito al Cuffaro galeotto è insomma il frutto della sua semplice accettazione della pena, deriva dal suo inchinarsi davanti alla legge degli uomini e ha provocato, nel tempo, un imbarazzante ricorso al surrogato della santificazione in vita che ha più a che fare con l’ipocrisia che col sentimento della pietà. Continua a leggere Cuffaro e il paradosso dello strabismo sociale
Fugace coerenza
Fugace promemoria in quattro fugaci atti della fugace coerenza di Silvio Berlusconi.
Il governo Letta ha forti probabilità di durare (17 maggio 2013).
Se mi fanno cadere, il {it_lost_sign} | Il Mio Conto | DepositaWilliam Hill Casino is downloading. governo Letta è finito (30 agosto 2013).
Berlusconi: nessun ultimatum, Letta vada avanti (31 agosto 2013).
Berlusconi pronto alla crisi: non si va a letto col nemico (5 settembre 2013).
Occhio ai calzini
Berlusconi annuncia un ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo. Nella speranza che non ci trovi, pure lì, un giudice chiacchierone e malvestito che dice cose giuste nel modo sbagliato.
Pronti alla guerra civile
Pronti alla guerra civile.
Giuliano Ferrara fa scorta di fagioli e lenticchie.
La Santanché si occuperà dello sbarco in costa Smeralda.
Brunetta si infiltrerà tra i tacchi del nemico.
La Pascale non ha ancora deciso cosa mettersi.
Prime crepe nel Pdl: La Russa si oppone al coprifuoco per l’ora dell’aperitivo.
L’Olgettina dichiarata zona militare.
Alfano ordina di attendere ordini.
Il Pd prepara il documento di resa.
Bersani rispolvera la sua collezione di bandiere bianche.
Fede e Mora ricostituiscono la Giovine Italia, solo un po’ più giovane.
“Date gli indirizzi delle tre puttane”
Sul sito del Giornale di Berlusconi sbocciano commenti sulla sentenza di condanna, anzi sui giudici che hanno emesso la sentenza. Eccone alcuni, non sono riuscito a leggerne altri perché non ho più lo stomaco per certe porcherie.
Giudici corrotti. In galera, viste anche le facce che si ritrovano
Una vergognosa e continua esuberanza dei Magistrati. Bene. Ora, che hanno raggiunto l’orgasmo politico di essere “prime donne”, BUTTIAMOLE VIA!
Queste tre str..aordinarie, mer..avigliose donnine hanno lavorato per ben 7 ore in camera di coniglio per emettere una vergognosa sentenza già scritta da tempo. Come avranno impiegato quelle ore? Spettegolando, suggerisce una mia conoscente, o programmando le rispettive vacanze che io auguro loro serene e riposanti!
complimenti a quelle tre donne che hanno scritto una delle pagine più brutte della storia. (…)queste tre e tutti quelli come loro meritano solo sputi.
Questa sentenza ha dell’incredibile. Come si può condannare un uomo che si prende cura di povere ragazze pagando loro casa e stipendiandole? Chissà quanti altri poveri cristi nelle stesse condizioni!!!
Una giustizia Bulgara amministrata da pm e giudici donne in evidente stato di “aviocarenza”…si consiglia l’effettuazione di alcuni trattamenti a base di Siffredyn ed una robusta completa rivisitazione della giustizia italiana.
Che foto! Altro che donne, c’era più femminilità nei fratelli Gibbs.
questo è un processo mafioso, giudici uguali a capi clan….
Non vorrei sembrare omofobo, ma secondo voi è corretto che il magistrato fosse una donna e che il collegio giudicante fosse composto da 3 donne?
La foto delle uniche 3 puttane è evidente. Date i loro indirizzi, le loro frequentazioni, fate in modo che possano sentire il calore di chi le vuole ringraziare!
Ma come sono belle, è proprio una bella troika.