Oggetti smarriti

Balotelli si scusa: “Ho perso la testa”.
Non è prevista ricompensa per chi la ritrova.

Problemi da prendere di petto

Il cda della Rai ha deciso di affrontare il più urgente dei problemi della televisione pubblica: le scollature di presentatrici e soubrette.

La tassa sul web

La proposta del presidente della Fieg, Carlo Malinconico, di istituire una microtassa per chi naviga in rete farà saltare in aria molti nudi e puri del web. Gli altri – come chiamarli? Vestiti e impuri? – potrebbero essere tentati da un ragionamento che parte dalla differenza tra anarchia e libertà. Io sono tra questi e ovviamente preferisco la libertà all’anarchia.
E la libertà ha un prezzo.
La tassa sulle notizie in rete, come idea mi convince. Sarà che il concetto di gratis mi insospettisce e che solo pagando posso esercitare appieno il mio diritto di consumatore critico. Sarà anche che il web è pieno di immondizia e di tarocchi – finti giornalisti, finte sensazioni, finti divulgatori, finti personaggi, finte notizie, finti fenomeni– e che il potenziamento dei siti di qualità contribuisce a soffocare quelli scarsi.
Insomma sarei lieto di pagare la mia tassa per avere informazioni precise, puntuali. Solo che temo che questo canone faccia la fine di quello per la tv: un’estorsione da parte del racket della volgarità.
E allora quasi quasi mi schiero coi nudi e puri.

Retroscena di uno scontro

Fini ritiene che le correnti portino aria nuova in un partito. Berlusconi invece pensa che gli scompiglino i capelli.

Lasciate che Ciancimino parli

Non capisco le perplessità, spesso strumentali, davanti alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino.
I magistrati ascoltano mafiosi, strangolatori di bambini, stragisti e non dovrebbero prestare attenzione alla testimonianza di chi la mafia l’ha conosciuta per via della famiglia biologica?
Chiedere prudenza ai pubblici ministeri è come ricordare all’autista di un pullman di tenere le mani sullo sterzo mentre guida in una strada di montagna.
Massimo Ciancimino ha tutti i numeri per essere considerato un testimone interessante. Se poi sia anche interessato, sarà compito dei giudici scoprirlo.
La verità non è frutto della spremitura, ma della distillazione.

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Clandestino nel deserto

E così, dopo un paio di direttori e dopo un paio di fondatori, il Clandestino ha perso anche un paio di editori.
Il giornale non avrà mai l’onore di un Pulitzer, ma quello del Guinnes dei primati sì: la redazione più deserta del mondo.

Una colletta per Renzo Bossi

La dichiarazione risolutiva è affidata a un lapidario take di agenzia (che riprende un’intervista a Vanity Fair): “Ai mondiali di calcio non tiferò per l’Italia”.
Il cervello (o il suo surrogato) che ha partorito la dichiarazione è quello di Renzo Bossi, figlio di Umberto, celebre (a parte che, incolpevolmente, per l’illustre genitore) per essere stato bocciato tre volte alla maturità, per aver diffuso un videogame in cui si divertiva ad affogare immigrati, per essere stato nominato consigliere di un organismo legato all’Expo 2015 di Milano per il quale ha beccato uno stipendio di dodicimila euro al mese, e per essere stato appena eletto consigliere regionale della Lega in Lombardia.
Voglio essere risoluto: uno con un curriculum del genere dovrebbe essere intervistato ogni giorno dai giornali.
Una sola domanda, a percussione: “Quanto vuole per andarsene?”.
Siccome Bossi junior pesa sulle tasche dei contribuenti (anche di quelli che non lo hanno eletto e che hanno a cuore il concetto desueto di qualità), sarebbe più conveniente e utile per tutti privarsi di un bipede similpensante e dargli la possibilità di dichiarare nel sotto vuoto spinto di un buen ritiro.
“Ai Mondiali non tiferò per l’Italia” dichiarato a un giornalista della cronaca locale del Santo Domingo News sarebbe consolante con un oceano nel mezzo, qualche fuso orario a fare da camera di decompressione e, soprattutto, con la certezza di rimanere a distanza di sicurezza (anche le cazzate hanno una gittata limitata).
Non so voi, ma sul mio sistema nervoso l’ignoranza colpevole genera pensieri urenti.
I primi dieci euro ce li metto io.

Mandatelo a lavorare

Senza entrare nel merito della partita, quel che mi resta di Inter-Barcellona è la serena consapevolezza che l’unico calcio di cui Mario Balotelli ha bisogno non è quello che si dà a un pallone.

iPac

Grazie a Giacomo Cacciatore.