Antimafia
Sono sempre stato d’accordo con quanto scrisse Sciascia in quell’editoriale. Senza temere di scalfire alcuna corona, lo scrittore rappresentò – dicendola tutta – una tendenza del tempo che poi sarebbe divenuta epidemia. Fondamentalmente c’era un eccesso di presenzialismo, di cerimonie, di parole ad effetto. Sciascia fece i nomi di Orlando e Borsellino, non certo per esporli o per ferirli: sacrificò qualcosa di se stesso (fare quei nomi allora significava mettersi più che in gioco) nel segno della chiarezza. Servivano due esempi, lui li fece: a torto o a ragione. Si poteva aprire un dibattito nell’antimafia, proprio perché lo scossone non arrivava da un nemico politico né da un nemico in genere. Invece si scelse lo scontro aperto, “il chi non è con noi è contro di noi”, il pintacudismo, il matrimonio con una certa giustizia militante, la trincea.
Amarcord
Ustica
L’erba del vicino
Elogio di un programma che non mi piacque
Avete letto qualcosa?
Quello della Cina è l’unico primato dinanzi al quale il presidente Bush deve arretrare anche se negli Stati Uniti l’eliminazione fisica dei condannati è prevista in 38 stati. A proposito, il New Jersey lo scorso anno aveva introdotto una moratoria sulle esecuzioni che doveva restare in vigore fino al gennaio 2007, cioè praticamente oggi.
I cadaveri dell’Ariston
La rosa dei big riesumata da Baudo e i suoi commilitoni non deve suscitare scandalo: la canzone italiana – quella vera, quella che gli italiani ascoltano a casa, in auto, alla radio o che scaricano col pc – è sempre rimasta ben distante dal teatro Ariston. Tranne rare eccezioni, il palco di Sanremo è servito negli anni ai seguenti scopi:
1) Riesumare cadaveri per dimostrare che la decomposizione si può combattere con un po’ di cerone e qualche applauso telecomandato.
2) Confezionare megacompilation, trainate da uno-due brani al massimo, per battere il record delle copie piratate.
3) Portare alla vittoria sconosciuti e far sì che restino tali per l’eternità: un caso per tutti, i Jalisse.
4) Offrire la possibilità alle più crudeli major discografiche di sfogare i propri istinti: sacrifici di ugole, scambi di ostaggi tra musicisti, ricatti e riscatti.
5) Manipolare il mercato italiano con una tecnica di ipnosi collettiva: Al Bano, Nada, Gianni e Marcella Bella… ripetete con me… Al Bano, Nada, Gianni…
6) Far ingrossare il fegato agli appassionati di canzonette.
Insomma anche quest’anno avremo di che parlare male per qualche sera, sbuffando davanti alla tv e ricordando improbabili edizioni del Festival in cui “la musica era musica”. Perché Sanremo è Sanremo.
Influenza
Fantozzi e la scienza
Uno studio del professor Wayne Hochwarter dell’università della Florida ha accertato che, in un ufficio qualunque, è l’arroganza del capo la causa principale della fuga dei dipendenti vessati. Non so chi abbia finanziato questa bizzarra ricerca, ma ho qualche idea per le prossime inchieste. Come mai il netturbino pigro lascia le strade sporche? Perché le persone brutte, malate e povere sono in prevalenza più tristi di quelle ricche, belle e sane? Chi sono i genitori di Qui Quo Qua? E’ nata prima la frittata o il brodo di gallina?
Chiunque lavori in un’azienda che non sia quella del professor Hochwarter conosce i difetti che nella maggior parte dei casi affliggono chi ricopre un ruolo di comando. Nella mia esperienza non basterebbe un’enciclopedia multimediale per contenere la tabella introduttiva all’argomento. Dare un rigore scientifico all’arroganza del potente (spesso improvvisato tale) corrisponde a includere Fantozzi nel collegio dei docenti di un’università. Fossi Paolo Villaggio querelerei.