Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
La città è sprofondata nel fango alla prima pioggia autunnale, domenica scorsa come ineluttabilmente negli anni passati. Accadeva con Cammarata e con gli altri sindaci, non doveva accadere con Orlando? Siccome la rassegnazione non dà conforto, la risposta è no: non doveva accadere.
Il sindaco, raccontano le cronache, è andato su tutte le furie accorgendosi che la Protezione civile comunale non riesce a far fronte neanche a un evento atmosferico annunciato, e c’è da domandarsi che tipo di protezione si può chiedere a una struttura che farebbe naufragio in una tinozza. Repubblica ha raccontato ieri di una città fuori servizio, dove i guasti sono un male endemico dei macchinari come in un romanzo di Stephen King e dove la nuova azienda per la raccolta dei rifiuti, la Rap, è riuscita nell’impossibile, cioè a moltiplicare i problemi della vecchia Amia senza dimenticarsene nemmeno uno.
Orlando ha ordinato inchieste interne, annunciato provvedimenti e cercato di scrollarsi di dosso la polvere della colpevolezza per non incrinare un’immagine di sé che lo slogan elettorale “il sindaco lo sa fare” illuminò coi fari della furba comunicazione pubblicitaria. Però per strane coincidenze, la parola slogan ha un’origine gaelica che rimanda a un significato cruciale in questo frangente: grido di guerra. E infatti lui, mentre i manifesti raccontavano il suo ritorno in campo contro tutto e tutti, alla guerra andava, condottiero di un’armata più acclamata che temuta. Come sappiamo vinse quasi senza combattere.
Oggi Leoluca Orlando si trova davanti alla battaglia più difficile in termini di comunicazione, quella della credibilità sancita da uno slogan – sintesi di pubblicità e programma politico, promessa e rassicurazione – che tanta fortuna ha avuto, quanta inopinata sventura potrebbe attirare.
Se il sindaco lo sa fare, le illusioni di grande lustro europeo di una città devono essere tradotte in piccoli fatti: i tombini puliti non sono meno importanti dello Spasimo finalmente riaperto.
Se il sindaco lo sa fare, i palermitani che sono i cittadini più insoddisfatti d’Europa, come ci dicono le statistiche di Bruxelles, devono potersi muovere agevolmente coi mezzi pubblici senza che per prendere un autobus sia necessario aver frequentato un corso di sopravvivenza.
Se il sindaco lo sa fare, la rottura col decennio dei bicchieranti cammaratiani non deve ridursi a una maggiore presenza fisica dell’istituzione sul territorio (cosa di per sé buona e giusta), ma deve includere oltre alla razionalizzazione delle spese, quella delle promesse.
(…)
Si pagano le discrasìe strutturali risalenti ai decenni decorsi,
alla mala amministrazione, allo scempio posto in essere ab
antiquo.
Mi permetto rappresentare le iniziative buone che Leoluca Orlando
ha posto e pone in essere.
Gli si chiede un impegno ancora più congruo.
Per il resto il sindaco lo sa fare
Forza Leoluca, le critiche sono costruttive. Facci vedere come possiamo cambiare idea su una città così disastrata come Palermo!
Ecco, questo mi sembra un ottimo approccio al problema.
Mi sembra più facile cambiare città che cambiare idea… dopo dieci anni in zona di mare, non vedo l’ora di trasferirmi sulle Madonie, e continuare a vivere questa città ormai fallita soltanto come un punto di transito, una meta passeggera, un sentiero interrotto.