Sottile strategia pubblicitaria

proteggi slip

Pubblicità di un proteggi-slip. Il creativo era fatto di crack.

La suocera nell’immondizia: è vero scandalo?

Rap suoceraUn estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Buttate un sacchetto di immondizia per terra e quasi nessuno si indignerà pubblicamente. Provate a mettere un po’ di pacchiana ironia su un manifesto pubblicitario e succederà il finimondo.
Perché Palermo ha un callo per tutto, fuorché per la cartellonistica. L’ultimo caso è quello della campagna pubblicitaria della Rap in cui si raffigura una specie di suocera legata a un rifiuto ingombrante da smaltire. Il mondo della politica cittadina si è scatenato: “Messaggio inquietante”, ha tuonato la consigliera del Pd Antonella Monastra, scegliendo lo stesso aggettivo che aveva usato per le minacce al pm Di Matteo; “Mai vista una campagna pubblicitaria più pericolosa di questa”, ha ammonito il capogruppo Idv al Comune Filippo Occhipinti.
Ma come è possibile che la vecchia cara suocera, da sempre primo ingrediente di barzellette (…) e luoghi comuni, sia diventata all’improvviso simbolo del decadimento dei costumi? La risposta breve è: colpa di una pubblicità che non è affatto sessista, ma semplicemente brutta. La risposta extended version parte invece da lontano. Dal 1973 e dalla bizzarra crociata di un pretore palermitano, Vincenzo Salmeri, che s’indignò per gli hot pants della Jesus, anzi a voler esser precisi per il contenuto di quei jeans, e decise di far oscurare i manifesti. E arriva sino ai giorni nostri quando si scatena un movimento di “puristi dell’arte” a difesa della Cattedrale di Palermo inguainata dai teloni pubblicitari non per abuso ma per necessità, dato che i soldi degli sponsor servono al restauro. Insomma manifesti come pietre dello scandalo, cartelloni come macigni sul ventre del sentire comune. Ciò che è affisso colpisce, il resto scorre e passa via. Vuoi vedere che il famigerato collante sociale non è altro che semplice colla?

Sim sala bim

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Se la pubblicità smaschera il cittadino

manifesto tram comune di palermo

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Come previsto (e fortemente voluto) dai suoi ideatori, la campagna pubblicitaria per il tram di Palermo ha scatenato moltissime reazioni, soprattutto grazie a quel tritacarne di genialità e paranoia che sono i social network. L’accusa principale mossa al Comune è quella di protervia, nonostante l’ostentata provocatorietà dei messaggi (“Non ci scusiamo per il ritardo”, “Non ti chiediamo di avere pazienza”, eccetera) rimandi più alla furbizia del pubblicitario che all’effettiva sensibilità dei palermitani.
In realtà questa campagna e le reazioni ad essa ci dicono nulla del servizio in questione e molto, troppo, dei suoi potenziali fruitori, che si mostrano drammaticamente esasperati. Tra maledizioni e insulti, i cittadini internettiani sguainano le tastiere e si lanciano a post battente contro l’affronto subito. Il succo è: Palermo affonda e per giunta si celebra l’acqua alla gola. È davvero così?
La risposta sta, per paradosso, in altre domande. Tipo: la rabbia endemica mette al riparo da colpe personali? Qual è il livello di coscienza civica dell’automobilista medio palermitano? L’esercizio continuo di benaltrismo dà diritto a punti premio?
Nel video che accompagna e sostanzia la campagna pubblicitaria, Leoluca Orlando è protagonista unico e ciò dà la stura ad altre polemiche. Anche qui, una domanda può servire a qualcosa: questo sindaco è presenzialista e non va bene, quello di prima era assenteista e non andava bene, dove sta l’errore?
(…)

 

La pubblicità era l’anima del commercio

 

nielsen

I dati Nielsen sulla raccolta pubblicitaria in Italia nel periodo gennaio-ottobre 2013.

Se la pubblicità è l’anima del restauro

manifesto cattedrale di Palermo
Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Forse cadranno dal cielo quei soldi che servono per il recupero della Cattedrale di Palermo e di altri importanti monumenti cittadini. Di certo appare difficile che arrivino, come invece accade in tutto il mondo, dai privati. Coi tempi che corrono la pubblicità è l’anima del restauro, una forma collaudata e pratica di finanziamento o, se preferite, una toppa nelle tasche bucate della pubblica amministrazione. Il Comune non pare interessato all’argomento poiché non solo ha detto no ai manifesti sul ponteggio della Cattedrale, ma ha rinviato tutta questione a dopo l’approvazione da parte del Consiglio comunale del piano per la pubblicità. Siamo cioè all’ennesimo assolo nel concerto triste dei rinvii. In questa città, infatti, non c’è atto partorito che non sia legato ad altro atto in fase di concepimento, non c’è piano senza lacciuolo, non c’è delibera svincolata da un parere mancante. Continua a leggere Se la pubblicità è l’anima del restauro

Se il potere si fa pubblicità a spese nostre

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Si chiama pubblicità istituzionale ed è quella forma di pubblicità in cui l’istituzione parla di se stessa coi soldi degli altri. La Regione, nel disegno di legge sugli aiuti all’editoria che si discute in questi giorni a Sala d’Ercole, prevede per questo tipo di pubblicità un antipasto di duecentomila euro entro fine anno, nulla rispetto alla tavola imbandita con quindici milioni di fondi europei destinati, in vario modo e a vario titolo, a giornali, tv, periodici e testate online isolani per il 2014.
Certo, le cifre fanno impressione. Ma per una volta mettiamole da parte e concentriamoci su un aspetto considerato, spesso e a torto, secondario in quest’ambito. Non è infatti della liceità dell’aiutino alla testata amica o della furberia del requisito magico che fa scattare il rimborso a un giornale senza lettori, che vogliamo discutere. No, qui cerchiamo di capire perché un ente, tipo la Regione, deve pagare per farsi pubblicità. Continua a leggere Se il potere si fa pubblicità a spese nostre

La cavalcata dell’indignazione popolare (con rischio cadute)

manifesto cattedrale di palermo

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Cavalcare l’indignazione popolare è uno sport molto in voga. Solo che ci si dimentica che è anche discretamente pericoloso poiché alto è il rischio di cadute nel ridicolo.
Il meccanismo generalmente è questo: preso un fatto, qualcuno lo critica in modo precipitoso, cioè senza approfondire; si innesca quindi una reazione a catena e la singola critica figlia una valanga di commenti altrettanto indignati e altrettanto precipitosi; il politico di turno si tuffa nella polemica prendendo per buona la teoria maggioritaria, cioè la critica monca che ha acceso il meccanismo, e inizia così la sua pericolosa cavalcata. (…)
Un esempio fulgido o imbarazzante – a seconda dei punti di vista – di questo fenomeno è la polemica per il manifesto pubblicitario che copre l’impalcatura dei lavori di restauro della Cattedrale di Palermo. Continua a leggere La cavalcata dell’indignazione popolare (con rischio cadute)

Darsi da fare

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Da quando Carlo De Benedetti fa l’agente assicurativo?

E’ il 2 che incuriosisce

Grazie a Giuseppe Giglio.