Sembra che il dato rilevante di queste elezioni sia la scarsissima affluenza alle urne.
Se fossi il direttore di un giornale proibirei di titolare su questo elemento (mentre vedrete che oggi i quotidiani lo porranno in evidenza) a meno che non ci fosse una postilla in prima pagina: “Cari lettori, non siamo fessi”.
Perché stupirsi (quindi farne una notizia) di un evento abbondantemente annunciato è un po’ da ingenuotti.
Se tu non spieghi alle persone cosa accade se vanno a votare – ergo se non dai modo ai candidati di esporre i programmi – perché mai le suddette persone dovrebbero andare a votare?
Se il premier evita qualsiasi confronto diretto con il capo dell’opposizione sui temi cruciali della competizione elettorale e poi, previo blocco dei programmi sgraditi, fa un comizio a poche ore dal voto sui principali telegiornali nazionali, perché mai un cittadino dovrebbe appassionarsi a una storia già scritta, una musica già suonata, un film già vecchio?
La scarsa affluenza alle urne – ma potrei sbagliare – è il risultato aritmetico dei colpevoli menefreghismi (endemici) e di un’ignoranza endemica (colpevole).
Tutto previsto, tutto noto, come marzo pazzo, come trenta dì conta novembre e come natale con i tuoi.
Solo che a Capodanno con chi vuoi i giornali non dedicano il titolo di apertura, senza opportuna postilla che spieghi (non so come): “Cari lettori, non siamo fessi”.