Il “pacifista” Bossi

Non so se avete notato che l’unico politico italiano di peso ad opporsi all’attacco contro Gheddafi è stato Umberto Bossi. E non vi sarà sfuggita la coincidenza tutta italica tra l’atto “pacifista” del ministro (le virgolette sono d’obbligo trattando di uno che nei suoi comizi ha sempre parlato di mitra, pallottole e fucili) e il suo essere stato promotore delle ronde padane.
Insomma la più pressante azione anti-bellica nel nostro Paese l’ha fatta uno al quale la violenza non fa proprio schifo.

Il Nobel inconsapevole

Mi fa una certa impressione leggere le notizie che arrivano dalla Cina, dove c’è un premio Nobel in galera che non sa ancora di essere stato premiato e dove il governo ha messo il filtro a tutte le comunicazioni. Anche (e soprattutto) quelle private.
Il paese più popolato del mondo si batte quindi per sterilizzare l’immensa catena neuronale del suo cervello collettivo. E-mail, sms, comunicazioni via web sono controllate con un intento che se non fosse reale, sembrerebbe figlio di una verosimiglianza zoppicante: questo povero Liu Xiaobo non deve sapere di essere un simbolo eletto da quella porzione di mondo che non è il suo paese (con qualche eccezione tipo Cuba).
La vicenda, in piccolo, mi ricorda la storia di un mio amico di infanzia che, coinvolto in una inchiesta giudiziaria, aveva una sola preoccupazione: tenere all’oscuro di tutto gli anziani genitori. Non era ancora epoca di internet quindi l’operazione non era impossibile.
Dato che la notizia del suo coinvolgimento era sulla cronaca di Palermo del Giornale di Sicilia, lui pensò bene – nottetempo – di partire per la Valle dei Templi per procurarsi un’edizione di Agrigento che fece trovare a casa dei suoi la mattina dopo. Poi andò sul terrazzo e staccò il filo dell’antenna della tv. Infine fece sparire l’unica radio che c’era.
Trattenne il fiato per 48 ore e gli andò bene. In fondo l’inchiesta in cui era coinvolto era roba da poco.

Ci sarà una buona ragione per avere torto

Vedrete, ci saranno migliaia di buone ragioni nelle parole degli israeliani per spiegare come l’attacco alla nave dei pacifisti sia stato necessario e giusto. C’è già un video. Poi spunteranno armi e prove schiaccianti, magari sul modello del G8 di Genova, un modello da esportazione. La cosiddetta comunità internazionale dimenticherà lo sdegno nel giro di un weekend e la stampa troverà altri ossi da spolpare.
Però mi resta impresso uno dei titoli della notizia: “Assalto e strage nella nave dei pacifisti”. Un ossimoro logico, una cartina di tornasole dei tempi in cui il destino ci ha catapultati.
Sono sempre stato convinto che l’uomo non è biologicamente portato al pacifismo. Per questo chi si fa portatore di questo valore ha tutta la mia ammirazione: per invidia.
Non so quanti di quegli sciagurati, feriti, parenti e amici dei morti, comunque sopravvissuti, da domani tornerà ad allinearsi alla cruda esigenza biologica mettendo da parte la virtù e cedendo all’umana debolezza della vendetta. Brutta storia, brutti tempi.

Papale papale

Non so voi che ne pensate, ma a me ‘sta cosa di candidare internet al Nobel della pace mi pare ‘na scemenza.

Nobel

barackobama

La Storia ha i suoi tempi. Non vi pare che con l’ottimo Obama si stia correndo un po’ troppo?