Giornalisti o posteggiatori?

parcheggio

Quale può essere la qualità dell’informazione se il maggiore giornale dell’Isola, il Giornale di Sicilia, paga per un articolo 2,10 euro?
Pensateci bene: tra telefonate, sopralluoghi e tempo di scrittura un cronista arriva a guadagnare in mezza giornata (quando va bene) quanto un posteggiatore abusivo prende in un paio di minuti.
Ci si sbraccia e si pontifica per la libertà di informazione, si raccolgono firme, ci si scaglia contro i nemici istituzionali della verità. E, come spesso accade, ci si distrae mirando in alto quando il bersaglio è rasoterra.
Se la libertà di informazione non ha prezzo, è giusto però che abbia un costo. Molti editori hanno costruito fortune sulla buona fede e sull’ingenuità di giornalisti e aspiranti tali. Il concetto secondo il quale uno che scrive su un giornale è un privilegiato, quindi brilla di luce riflessa e non c’è bisogno di pagarlo, andrebbe inserito nel codice penale. Nel senso che spacciare per sfogo di orgoglio personale il frutto di un lavoro faticoso (e a volte rischioso) dovrebbe essere un reato come lo è vendere pasticche di ecstasy travestite da Baci Perugina.
I frutti della politica dell’informazione low-cost sono sotto gli occhi di tutti: trasmissioni a tasso di intelligenza zero, atti di killeraggio mediatico per mano di oscuri praticanti, appiattimento sulle posizioni dominanti senza rimorsi.
La morale è, come spesso accade, figlia di un ragionamento scontato: le cose pregiate costano, quelle così così no.

Dio ci salvi dall’oroscopo

oroscopo

Appena rientrato in Italia, la notizia che mi ha colpito di più è stata quella che riguarda la sollevazione contro gli oroscopi in tv. Secondo l’associazione dei telespettatori cattolici Aiart (ce n’è una anche di quelli atei?) e secondo l’Agicom proporre trasmissioni che alimentano la superstizione è sbagliato e pericoloso.
D’accordo.
Ma cosa fanno i telespettatori cattolici e i porporati catodici dell’Agicom ogni pomeriggio, domeniche incluse, quando su tutte le reti nazionali va in onda l’immondizia umana di sguaiataggini ben più inquinanti di un qualsiasi segno zodiacale? Prima di far calare la censura sulla Vergine ascendente Coniglio o sul Capricorno, non sarebbe meglio far calare le saracinesche su – andiamo a caso – il Grande Fratello e affini?

Cuccuruccucu

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Paloma. Ahi ahi ahi ahi ahi ahi ahi ahi cantava.

Ricomincio da tre

robert-de-niroLa Repubblica dimentica che Robert De Niro ha fatto otto film con Martin Scorsese, nei quali è stato un assassino per ben tre volte: in Taxi driver, in Goodfellas e in Cape Fear.

Da Pazzo per Repubblica.

Lombardo e il piccione viaggiatore

lombardo blog

Anche Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia ha il suo blog. Lo inaugura scrivendo “io sono uno di quelli che privilegiano ancora la penna per esprimere il proprio pensiero in forma scritta”. E andandone fiero. Magari qualcuno potrebbe fargli notare che nell’anno di grazia 2009 (quasi 2010), da amministratore di una regione importante, non ci si può concedere il lusso di sottovalutare l’ignoranza dei concetti base delle nuove tecnologie. Dire “io privilegio la penna” (e lo dice uno che scrive anche a penna) mentre si inaugura un blog è come dire “io preferisco il piccione viaggiatore” davanti a un fattorino dell’Ups. Nel migliore dei casi, una frase fuori luogo.

P.S
Tra i pochi e selezionati link ci sono il blog di Gianfranco Micciché e quello di Fabio Granata che, pur essendo gestiti dalla stessa azienda informatica, non hanno ricambiato il favore (il link). Vedrete che rimedieranno oggi stesso…

Complotto? No, grazie

berlusconi_colpito

Paolo Lussi, Enrico e altri mi segnalano alcuni video come questi su YouTube (ma se ne parla dovunque).  Il tema è il ferimento di Berlusconi, che secondo alcuni “detective del web” sarebbe tutta una montatura.
E quali sarebbero le prove di questa colossale messinscena? Fondamentalmente il fatto che il sangue non sgorghi subito dalla ferita allo zigomo sinistro e che non macchi la camicia.
Non serve aver fatto studi di medicina, basta essersi feriti qualche volta per sapere che spesso il sangue ci mette del tempo prima di venir fuori (in questo caso secondi). Quanto alla camicia, l’abbiamo vista solo nei primissimi minuti dopo l’aggressione e comunque la ferita è stata subito tamponata con un fazzoletto.
Ah, il fazzoletto.
Il fazzoletto è oggetto di altra riflessione da parte di un “detective”: perché Berlusconi lo aveva in mano? Voleva forse mascherare qualcosa dopo il finto colpo del finto souvenir scagliatogli contro dal finto disturbato mentale? Io tengo spessissimo un fazzoletto in mano eppure non tramo nulla.
Ci sono moltissimi argomenti per giudicare strampalata l’ipotesi della mistificazione. Due tra tutti, i meno eclatanti: la figura ridicola della scorta (che, tra l’altro, dipende direttamente da Berlusconi) e di tutto l’apparato di sicurezza; l’oggetto contundente, icona grottesca che stona con l’immagine patinata di un uomo che vive (solo?) di immagine.
Come molti sanno, non ho simpatia per il nostro premier. Non ne ho nemmeno per i complottisti a corto di argomenti.

Dubbi sul clima

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Dalla homepage di Repubblica.it.

Altro che piccione

Povia

di Abbattiamo i termosifoni

Dopo “Luca era gay”, canzone sull’omosessualità che aveva scatenato un putiferio a Sanremo 2009, l’ineffabile Povia avrebbe intenzione (il direttore artistico sta decidendo) di cavalcare anche quest’anno, sul palco dell’Ariston, temi delicati e controversi. Vorrebbe partecipare al festival cantando di Eluana Englaro. Con la bagarre e soprattutto con la pubblicità e gli introiti che ne conseguirebbero.
Più che il piccione protagonista della sua “Vorrei avere il becco”, a me Povia a questo punto sembra un avvoltoio opportunista.

(Un altro) miracolo italiano

sito pdl

Il sito del Popolo della Libertà con il nuovo primo e unico comandamento del nuovo primo e unico neocristo risorto è da ore irraggiungibile, causa congestione delle linee. Gli italiani sono tutti lì coi loro computerini ad aspettare che qualcosa di gioioso accada, in questo Natale che sa di Pasqua.

Silenzio, parla Dell’Utri

Marcello Dell'Utri

Il ministro Alfano ha detto qualche giorno fa che i magistrati devono pensare a lavorare ed evitare di perdere tempo in televisione. In linea di massima sono d’accordo. Ho notizie di un importante magistrato che si occupa più delle sue pubblicazioni su Micromega e delle sue apparizioni davanti alle telecamere che dei processi che deve imbastire. E questo non mi piace.
Però, come troppo spesso accade, le buone ragioni diventano cattive se il contesto le inquina. Perché Alfano fa quella dichiarazione? Perché deve scatenare un fuoco di copertura nei confronti del suo capo, uno che non perde occasione per spalare stallatico addosso alla magistratura.

Ieri pomeriggio, Raidue, trasmissione “Il fatto del giorno”, conduttrice Monica Setta (una nostra cliente).
In collegamento da Palermo c’è il senatore Marcello Dell’Utri, che – per onor di cronaca – ha subito una condanna in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e ha patteggiato una pena di due anni e tre mesi per frode fiscale.
Il fatto del giorno shakerato dalla conduttrice è la deposizione dei mafiosi Graviano al processo d’appello contro Dell’Utri.
La Setta celebra l’agonia della decenza giornalistica inginocchiandosi davanti al suo ospite e concedendogli un quarto d’ora (praticamente quasi la metà del programma) per propagandare la sua tesi. Senza mai accennare all’ipotesi accusatoria, come se Dell’Utri fosse lì per caso, spettatore illustrissimo e riverito.
Se Alfano non avesse tuonato contro i pm che utilizzano la tv in modo improprio mi sarei arreso davanti all’ennesimo atto di asservimento di una giornalista che non conosce la differenza che passa tra i fatti e le opinioni, la tessera professionale e quella di partito, l’attendibilità e la sfacciataggine.
Invece mi sono arrabbiato molto.
Perché a un imputato condannato in primo grado deve essere concesso quel che a un pm incensurato viene negato?