Bordelli d’Italia

Sul caso Marrazzo segnalo un memorabile post di Spinoza.

Testa di Marrazzo

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Non so quanti di voi si concedano festini con trans o pratichino il sesso mercenario, però ritengo che chiunque si cimenti in queste attività debba essere ben conscio dei rischi ai quali va incontro. Rischi di immagine (le precauzioni non sono mai troppe) e rischi di salute (le precauzioni non sono mai troppe) innanzitutto.
Però se siete personaggi in vista – tipo il governatore di una Regione – e avete pure famiglia, i rischi sono decuplicati. Come potreste mai pensare di mantenere la riservatezza? O come potreste mai appellarvi a quel diritto alla privacy che, ultimamente in questo Paese, si invoca come lasciapassare, come indulto mediatico, come pezza per pulirsi quando si è sorpresi con le dita nella marmellata?
Certo, potreste sempre rifugiarvi all’ombra del peccatore più grande: c’è sempre qualcuno che ha fatto di peggio, lo ha fatto prima e con maggiori danni. Però che tristezza…
Non so quanti di voi si concedano certe trasgressioni, però ritengo che chiunque lo faccia lecitamente, debba essere perfettamente conscio che la trasgressione comporta una lacerazione nel telo della riservatezza: perché è condivisa, perché chiama in causa la fiducia dei sodali, perché è un atto che rivela ad altri ciò che spesso si tiene nascosto persino a se stessi.
Quindi voi potete fare tutto quello che volete – a patto di non violare la legge – solo se rappresentate voi stessi, la vostra indole e la vostra capacità di rischio. Ma se siete il simbolo di una collettività (che vi ha eletto, che a voi si affida e che vi stipendia) le cose cambiano radicalmente: il vostro operato, anche fuori dall’ufficio, non prevede sussulti che mettano a rischio la vostra credibilità perché voi siete essenzialmente un simbolo.
Ecco perché se voi foste Piero Marrazzo sareste obbligati a girare per il Lazio, porta a porta, a chiedere scusa perché quel simbolo è stato oltraggiato dalla vostra stupidità.

Parla per te

Uomini e donne hanno quasi tutti dei vizietti e quando non ne hanno è perché non se li possono permettere.

Vittorio Feltri mette il suo etto quotidiano di escrementi nel ventilatore del Giornale.

Invece in America

Un parlamentare californiano, Michael Duvall, si dimette dopo aver narrato delle proprie acrobazie sessuali con due signorine. E dopo che il suo racconto è stato captato da un microfono.

P.S.
Duvall è uno strenuo sostenitore dei valori della famiglia.
P.P.S.
Nessuna delle due signorine è sua moglie.

Via Wittgenstein.

Sesso, bugie e trappole

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Ho cercato di tenermi alla larga dall’ultima – in senso cronologico, purtroppo – puntata del sexualgate italiano. Su questo blog mi sono limitato a sottolineare notizie e a mettere un paio di (personali) accenti, nulla di più.
Solo che, avendo trascorso un fine settimana di relax, sono incappato nella trappola della lettura oziosa dei giornali. E lì la cosa si è complicata.

Lo scoopino fallico
Con questa storia dello scoopino fallico di Vittorio Feltri sui trascorsi pruriginosi del direttore di Avvenire, Dino Boffo, mi è montata una certa rabbia.
Perché ancora nelle vicende trasversali del premier Berlusconi e in tutte le reazioni a esse collegate si continuano a confondere ruoli, situazioni, pesi.
Che il braccio armato della pattuglia editoriale berlusconiana tenda a dimostrare la presunta omosessualità di uno degli accusatori del leader viagro-fallico di un Paese che non si regala più neanche una falsa morale, è specchio della bassezza cui si è arrivati. Non per tematiche, né per linguaggio, ma per logica.
Tramare contro un giornalista con argomenti così miserabili e fuori luogo significa non aver rispetto di un bene fondamentale: la pubblica intelligenza.
Perché equivale a mettere sullo stesso piano figure molto diverse, ontologicamente contrapposte: il capo e il garante del popolo, il padrone e il guardiano.
Capisco che il linguaggio è un po’ retorico e può suonare retrò, però vi chiedo ancora poche righe di pazienza.

La biologia del Male

La contrapposizione, tutta berlusconiana, tra Bene e Male nella vita pubblica presuppone una forzatura, per non dire una bestemmia, sociale: chi vive nel Male (berlusconianamente inteso) c’è nato, è biologicamente inguaribile e, soprattutto, è oggettivamente marchiato. In realtà, come tutti sanno e alcuni fanno finta di non sapere, non c’è un decreto che spieghi chi è dritto e chi è storto, chi è colpevole e chi è mascariato, chi è furbo e chi è caritatevole. Come scriveva Adriano Sofri qualche giorno fa “che le persone agiscano male non significa affatto che ignorino che cosa è bene, e addirittura lo proclamino”.

Strategia criminale

Contrapporre Boffo a Berlusconi  sarebbe una strategia puerile se il livello dei cospiratori non la rendesse criminale.
Boffo non ha elargito carriere pubbliche, posti in parlamento, palchi e riflettori, telecamere e foto patinate. Berlusconi sì.
Boffo non ha fatto dei suoi incontri sessuali, di qualunque tipo siano, un trampolino di lancio per signorine carine più o meno prezzolate. Berlusconi sì.
Boffo non tiranneggia. Berlusconi sì.
Boffo non conta un granché. Berlusconi sì.
Boffo non crede che tutti abbiano una trappola sessuale da temere, come una specie di spettro comune. Berlusconi sì.
E questo è molto pericoloso.

Sicuramente un refuso

d'abbraccio

Non era per l’emozione.

Da Corriere.it.

Tutto da rifare, grazie

Ad Augusto Minzolini bisognerebbe ricordare che, a parte l’attendibilità delle fonti, per valutare una notizia bisogna tenere conto della logica e, se possibile, della buona creanza del pubblico pagante. Il suo telegiornale, il Tg1, ha adottato un doppio (imbarazzante) paracadute nel caso di Berlusconi: non dare notizie spiacevoli (per il padrone) oppure darle con la veste di smentite schizofreniche (cioè comunicare al pubblico solo la reazione del premier, senza dar conto delle accuse). Da giornalista e, soprattutto, da abbonato Rai dico: non mi piace, tutto da rifare e presto. Grazie.

Tutti moralmente smutandati

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

“Del resto, si fa presto a dire porco e a ritirarsi sdegnati tra quelli che fanno i moraloni ma sempre con la coscienza degli altri. Pure noi, nel senso di gente del Belpaese, sul tema mica abbiamo l’anima tanto pulita e neppure tutti i sentimenti al posto giusto”.

E’ il succo del ragionamento di Luigi Santambrogio su Libero. Che risolve così la nota questione di Happy Papi: siccome “siamo tutti un po’ moralmente smutandati”, Berlusconi è il nostro leader ideale. Non so chi frequenti il signor Santambrogio: di certo io e qualche altro non siamo nella cerchia delle sue amicizie, che probabilmente coincidono col campione di riferimento per queste sue affermazioni quantomeno bizzarre. Il senso di universalità delle sue raffinate righe va quindi diluito con una sana risata.

Grazie a La Contessa.

Parlate per voi

libero di feltri

La prima pagina di Libero di ieri era da toccarsi le… toccare ferro.

L’uomo che non doveva chiedere

Alla radio o in tv sarete incappati nella pubblicità del Cafè Zero Algida, liberamente ispirato al Frappuccino di Starbucks.
Se non l’avete sentita ve la riassumo io: una ragazza fa proposte ammiccanti al suo presunto compagno che risponde, con un’idea fissa in testa (di certo ben diversa da quella della sventurata femmina), sempre e solo con la parola “Zero”.
E’ insomma il trionfo della goffaggine maschile incorniciata in un finto modello positivo. Della serie è molto meglio bere il caffè della Algida che fare sesso.
Una volta c’era l’uomo che non doveva chiedere mai, oggi c’è quello al quale si può chiedere al massimo: “Che gusto scegli? Espresso, cappucino o mokaccino?”