Bastava un fotogramma

Nelle ultime ore giornali e televisioni continuano a fornire immagini sempre più dettagliate e violente degli ultimi secondi di vita di Gheddafi. E’ una corsa al fotogramma più sanguinante, alla smorfia più terrificante: il volto semiparalizzato del dittatore, la camicia che gli scopre il ventre, il ribelle sdentato che recita come un mantra il ringraziamento al suo dio, l’ammasso di colori sfocati con una predominanza di rosso, i colpi di mitra, le voci selvagge che gridano vittoria in una lingua a noi sconosciuta che ci fa confondere la gioia col dolore. Continua a leggere Bastava un fotogramma

Carta violenta

Sì, la peggiore copertina al mondo sulla morte di Gheddafi è proprio quella del Sun.

Visto su Pazzo per Repubblica.

Non ci sono più i morti di una volta

Non esistono più le grandi scomparse di una volta, quelle morti che facevano un buco nella storia.
Fate una prova, elencate gli scrittori, i musicisti, i cantanti, i pittori che non ci sono più e cercate di misurare il grado di mancanza che sono riusciti a generare con la loro dipartita.
Oggi mi pare che tutto sia diverso. Dico mi pare perché è ovvio che siamo in un ambito in cui vige la dittatura della soggettività.
Di fatto, per quel che è la mia percezione, Steve Jobs se n’è andato qualche giorno fa e, a parte qualche fiore davanti a un Apple store, il dibattito è tutto sulla sua eredità tecnologico-sociale e sulle colpe degli iPhone addicted. Due anni fa è morto Michael Jackson e se ne parla ancora solo perché c’è un mistero sulla sua fine. La scorsa settimana hanno dato il Nobel per la medicina a uno che era morto tre giorni prima.
Storie diverse, ovviamente. Ma con un sottotesto comune. La ferita si rimargina presto, come per effetto di una polvere miracolosa.
Quando mori Jimi Hendrix, la sua Fender “mancina” divenne un simbolo del rock. Leonardo Sciascia è ancora un autore da bestseller. La grandiosità di Antoni Gaudì non è stata offuscata dalla sua fine grottescamente misera.
Insomma il personaggio oggi non vive più nel mito delle sue opere, ma al contrario sono le sue opere a seppellirlo.

Senza istruzioni

Ogni giornale, televisione, radio, sito internet del mondo sta, in questo momento, lodando il genio e le invenzioni di Steve Jobs. Spero che qualcuno lo ricordi anche per ciò che lui ha abolito: il libretto delle istruzioni.

Il pentimento

Conosco una persona che ha dedicato la sua vita al lavoro e ai vantaggi che la professione poteva procurare. Una persona ambiziosa, molto, perennemente occupata e scarsamente impegnata. Raramente si è concessa uno svago o una digressione e quando l’ha fatto c’è sempre stato un secondo motivo che, come una tortuosa via secondaria, riportava in qualche modo al lavoro.
Una persona che ha scavalcato, sgomitato, pestato, macinato chiunque si parasse davanti pur di arrivare a un traguardo inutile, come può esserlo quello di chi pratica il potere solo per il gusto di infliggerlo agli altri. Gli altri, colleghi familiari e amici, erano pioli, scalini sui quali poggiare i piedi. Le uniche mani di cui si fidava erano le sue e quando non bastavano ne prendeva altre a prestito senza ripagarle, perché la riconoscenza, dalle sue parti, veniva considerata una forma di debolezza. Continua a leggere Il pentimento

Senza D’Avanzo

Senza Giuseppe D’Avanzo la nostra repubblica, quella che non si sfoglia ma nella quale viviamo e ci disperiamo, ha un guardiano in meno. E’ facile immaginare la gioia tra i delinquenti in giacca e cravatta che erano da sempre i nemici di D’Avanzo. Non so come, ma facciamo in modo da guastare la festa a tutti quelli che in questo momento gioiscono per la scomparsa del migliore giornalista d’inchiesta italiano.

Il mondo è più sicuro

Ve lo dice Jack Bauer
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L’esultanza che non mi scandalizza

Non riesco a scandalizzarmi per l’esultanza degli americani dopo la morte di Osama bin Laden. E non ho bisogno di inerpicarmi sui sentieri della religione, dell’etica o della storia per trovare una giustificazione al mio atteggiamento.
La morte più o meno metaforica del nemico è da sempre il chiodo fisso di chi ha veri nemici. Gli americani hanno la più forte identità nazionale del pianeta che, per di più, ha subito il maggiore oltraggio possibile.
Per giudicarli bisognerebbe scavare innanzitutto nelle nostre lacune patriottiche. Poi sarebbe necessario passare al filtro della pietà certe nostre insane tendenze giustificazioniste che lasciano la pena incompiuta, che riabilitano figure da dimenticare, che creano vittime precarie come se da un dramma si uscisse automaticamente dopo un tempo stabilito.
Mi dispiace, non riesco proprio a scandalizzarmi per quelle grida di gioia e quelle bandiere.

Anch’io nel mio piccolo ho visto la luce

Umberto Scapagnini racconta la sua esperienza del coma. Tra qualche amenità e un paio di battute dice una cosa che mi colpisce. “Ricordo un tunnel di luce”.
Molti anni fa, quando ero bambino, anche io finii in coma e l’unica cosa che ricordo è proprio quel tunnel di luce nel quale mi persi e dal quale, per fortuna, riemersi un paio di giorni dopo.
So che sono in molti a portare testimonianze come la mia in un ambito molto delicato come quello che gli inglesi chiamano Near Death Experience (esperienze ai confini con la morte) e so anche che ci sono molti ciarlatani in giro.

Otto matrimoni e un funerale

Liz Taylor sarà seppellita nello stesso cimitero di Michael Jackson, Farrah Fawcett, Dean Martin, Truman Capote e possibilmente vicino a Marylin Monroe.
Si dice che i suoi occhi non fossero proprio viola, ma so che da giovane era uno schianto di donna. Si dice che molte delle sue battaglie civili, non ultima quella contro l’Aids, fossero ispirate da motivi personali, ma non mi risulta che un’esperienza diretta vada a detrimento dell’impegno a fin di bene. Si dice che nonostante i sette mariti (sposò Richard Burton due volte) negli ultimi anni trovasse compagnia in un cagnolino di nome Sugar, ma sappiamo come gli animali sappiano essere degni supplenti degli esseri umani.
Si dice che fosse l’ultimo mito di Hollywood, ma ci piace credere che i miti non muoiono mai, anche se per diventare davvero miti hanno bisogno di morire.