L’esultanza che non mi scandalizza

Non riesco a scandalizzarmi per l’esultanza degli americani dopo la morte di Osama bin Laden. E non ho bisogno di inerpicarmi sui sentieri della religione, dell’etica o della storia per trovare una giustificazione al mio atteggiamento.
La morte più o meno metaforica del nemico è da sempre il chiodo fisso di chi ha veri nemici. Gli americani hanno la più forte identità nazionale del pianeta che, per di più, ha subito il maggiore oltraggio possibile.
Per giudicarli bisognerebbe scavare innanzitutto nelle nostre lacune patriottiche. Poi sarebbe necessario passare al filtro della pietà certe nostre insane tendenze giustificazioniste che lasciano la pena incompiuta, che riabilitano figure da dimenticare, che creano vittime precarie come se da un dramma si uscisse automaticamente dopo un tempo stabilito.
Mi dispiace, non riesco proprio a scandalizzarmi per quelle grida di gioia e quelle bandiere.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

11 commenti su “L’esultanza che non mi scandalizza”

  1. i moralismi sulla sconvenienza dell’esultanza li lascio ai moralisti. concordo con te!!

  2. Geri, sai come la penso… peccato non essere stato a Ground Zero per condividere questo momento con gli amici li.

    Con i dovuti distinguo, mi ha ridato alla mente l’esultaza dei poliziotti quando fu arrestato u Curtu.

  3. Per me non si tratta di scandalizzarsi, né di appoggiare interpretazioni religiose, ma di riconoscere con una certa amarezza che i nostri istinti più tribali ci aspettano sempre dietro l’angolo. Leciti i cori in piazza, e comprensibili (come l’ostensione di ampolle di sangue) però… torniamo ad esprimerci con l’esultanza urlata per la morte del nemico, come ai tempi dei tempi.
    Peraltro anche altri popoli hanno una fortissima, ed ammirevole, identità nazionale, come gli inglesi, o giapponesi, seppure rivestita da altre regole e codici comportamentali.

  4. Scusatemi, ma “u curtu” fu arrestato, Riina e Provenzano condotti in galera, Brusca ammanettato; tutto sotto gli occhi e le telecamere di tutti, con la naturale esultanza di chi è per lo Stato e non per il crimine. Nessuno di essi però è stato oggetto di tale violenza da spingere i responsabili a negare la visione del “fatto” ai giornali, cosa che penso non sia gradevole per un giornalista. L’uomo è dotato di ragione, e il “nazionalismo” dimostrato dagli americani non mi è parso consono alle vere tradizioni democratiche di una nazione. Il ridurre a un colabrodo ributtante un assassino disarmato non fa crescere, mai. Scusate ancora, ma NON siamo, in questo caso, tutti americani, come invece l’11 settembre.

  5. Quello che mi turba non è tanto la morte di Osama Bin Laden, della cui buona o cattiva salute a nessuno interessa un fico secco

    Qui non si tratta di essere “buoni” o “cattivi”, di sinistra o di destra ma mi chiedo: quale vantaggio procura l’esecuzione dell’omicida? Le oltre tremila vittime dell’11 settembre ritornano forse in vita?
    La realtà è che per molti popoli – USA, Israele, islamici e via via molti altri anche della vecchia Europa – la vera giustizia E’ la vendetta, l’adesione irrazionale al biblico “occhio per occhio, dente per dente”. Sangue che lava sangue. Come nella più classica delle faide. Per gli americani non esisteva altra alternativa : Osama Bin Laden DOVEVA morire. L’assassinio a scopo di vendetta è perfettamente legale, fa parte del loro codice genetico.

    Quando si è convinti, ferocemente convinti di essere “i migliori” , i paladini della libertà, i custodi della democrazia, nulla e nessuno al mondo impedisce di concepire e realizzare qualsiasi azione. Tutti “gli altri” esseri umani non contano. Per l’americano medio l’America (il suo orto, la sua fattoria, il suo pickup e la tavola calda all’angolo e la ferramenta, come quelli descritti in Happy Days) è TUTTO l’universo, non esiste altro.

    Le esaltazioni e i festeggiamenti per la “morte” di Osama Bin Laden sono sullo stesso piano dei festeggiamenti islamici per la caduta delle torri gemelle. Se critichiamo – giustissimamente – il fondamentalismo islamico, perché non dovremmo criticare il fondamentalismo americano? Molto più radicato negli USA di quanto s’immagini?
    E’ questo che turba, non certo la morte di Osama Bin Laden, della cui buona o cattiva salute a nessuno qui ha mai interessato un fico secco.

    La mia impressione è che a vincere sia stato Osama Bin Laden poiché ha dimostrato che gli Stati così detti “occidentali”, gli stati “moderni” e “democratici” altro non sono che vecchi sepolcri appena appena imbiancati da una passata superficiale di razionalità e custodiscono la visione medievale e “satanistica” del nemico da combattere con le crociate.

    Ma a vincere è stato anche Obama perché ha convinto il suo popolo che in fondo è esattamente come loro lo vogliono: un vecchio crociato vendicativo da rieleggere al prossimo turno

  6. aaahh scusate, sembrava che bin Laden fosse stato ammazzato nel corso di una incursione militare durata 48 minuti con scontro a fuoco…. ed invece é stato catturato dalla polizia del suo paese mentre faceva pipí alla stazione di servizio della Tamoil dell’angolo.

    Mah, certo che sti giornalisti quando vogliono gonfiare una storia ci riescono al 100%.

    Quanto tempo per leggere in giro “povero bin Laden, che fine gli hanno fatto fare, ucciso senza un processo”. E che ci voleva, bastava mandare i carabinieri con un ordine di cattura e bussare al cancello no? Ma saranno idioti sti americani. Mah.

  7. Un “post” onesto e chiaro che vale la serata dedicata alla lettura del tuo blog. Grazie Gery.

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