Io che detestavo Giuliano Gemma

giuliano gemma
Io Giuliano Gemma lo detestavo perché quando ero molto giovane, le prime volte che andavo al cinema con una ragazzina, beccavo sempre un film dove c’era lui. E lui era bello, figo e ammaliante al punto che la ragazzina che avevo faticosamente agganciato rimaneva affascinata da lui e si dimenticava di me.
I film di Giuliano Gemma hanno segnato indelebilmente la mia adolescenza cialtrona.

R.I.P.

Astrofica

margherita hack

Margherita Hack si faceva quattro risate quando i giornali la definivano astrologa. Chissà cosa penserà lassù del titolista di Libero?

A proposito del web, della giustizia e della Lucarelli

Oggi su Libero Selvaggia Lucarelli scrive un articolo molto bello sui due pesi e due misure nella lotta contro i delinquenti del web. In soldoni, se sei un politico parte subito l’operazione di protezione, le forze dell’ordine si mobilitano, i provider collaborano; se non lo sei, ti lasciano sbattere vita natural durante. A proposito di vita, l’esperienza della Lucarelli, con le dovute differenze, l’ho provata qualche anno fa quando un paio di cretini decisero di decretare la mia morte modificando reiteratamente la mia voce su Wikipedia: morivo in circostanze misteriose, con qualche psicofarmaco in corpo, a casa di una non precisata donna, con mia moglie nella parte di vedova inconsolabile e anche un po’ imbarazzata. Una cosa gradevole insomma (ne scrissi qui). Sporsi denuncia, indicai IP, circostanze, sospetti: c’era solo da andare a prendere quei malfattori e sottoporli a procedimento giudiziario. Nulla accadde, non ho mai avuto una sola notizia, silenzio.
Quando mi è capitato di criticare sul web una parlamentare nazionale invece, nel giro di un’ora, si è materializzato un agente della polizia postale che ha subito avviato la sua perfetta indagine e scritto in bella grafia il suo compitino. Una giustizia rapida, istantanea, su misura.

Andreotti, la mafia e il passo falso di Caselli

GIULIO-ANDREOTTI

Il motivo per cui Giulio Andreotti è morto essendosela fatta sostanzialmente franca dall’accusa di mafia è tutto nel titolo di un libro, edito nel 1995 da Tullio Pironti Editore: “La vera storia d’Italia”.
Il volume raccoglie l’atto d’accusa dei giudici di Palermo nei confronti di Andreotti e dà ampia testimonianza della pretenziosità del castello di indagini nel quale si voleva intrappolare il più potente uomo politico italiano.
Nello scrivere “la vera storia d’Italia” infatti ci si dimenticò, per foga o imperizia, di incardinare prove e testimonianze con una logica di stringente plausibilità e si badò più all’effetto che alla sostanza. Risultato: l’imputato fu assolto in primo grado addirittura perché il fatto non sussiste (solo in seguito si arrivò a dimostrare che almeno fino al 1980 era colpevole di aver aiutato Cosa Nostra, ma il reato era purtroppo prescritto). Continua a leggere Andreotti, la mafia e il passo falso di Caselli

In morte di un ragioniere

Con lui ho fatto alcune delle litigate più teatrali della mia vita, e non ricordo più perché. Una volta, dopo che gli avevo chiuso il telefono in faccia probabilmente sbagliando, mi incontrò per strada e mi offrì il caffè. Prima di andarsene mi disse una frase che non ho mai dimenticato: “Gery, ho due obiettivi. Mandarti a fare in culo definitivamente e andarmene in pensione”.
Il primo lo centrò quando me ne andai da quell’azienda: “Ciao e vaffanculo”, mi sussurrò con un accenno di abbraccio quando passai a concordare l’accredito della liquidazione.
Il secondo lo aveva effettivamente raggiunto qualche mese fa. Solo che la pensione, Mimmo Squadrito ragioniere del Giornale di Sicilia, non è riuscita a godersela perché l’altro giorno è morto.
E mi dispiace moltissimo.

Correre comunque

LiveSicilia mi ha chiesto cosa ne pensassi dell’idea di sospendere la maratona di Palermo dopo la morte dell’atleta Vincenzo Mutoli. Ho scritto questo.

Chi corre una maratona fugge da qualsiasi cosa, tranne che dal pensiero della morte. E non per coraggio o per superficialità, ma per biologia.
Chi corre è schiavo di quella droga naturale che sono le endorfine, l’unica sostanza stupefacente che non si produce in una raffineria ma nel cervello.
Chi corre si vuole invincibile, fallacemente invincibile. La morte non esiste, figuriamoci il suo pensiero…
Era così anche per il povero Vincenzo Mutoli, che si è spento ieri mentre partecipava alla Maratona di Palermo. Il cuore, come si dice in questi casi, lo ha tradito e presto sapremo se a questo tradimento si poteva porre rimedio oppure no. Continua a leggere Correre comunque

Elvis è vivo. Anzi no

La causa della morte fu “costipazione cronica”.

In realtà non è mai morto.

Era di origine aliena.

Fu tra i responsabili dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy.

Alla fine pesava quasi 160 chili ma tutti lo ricordano come un sex symbol.

Ci sono molti modi per evocare la leggenda (e le leggende) di Elvis Presley, di cui ricorre oggi il 35 anniversario della morte. Il più semplice e inequivoco è, secondo me, questo:

Dalla classifica

In questo momento la classifica dei singoli più venduti su iTunes mostra qualche sorpresa. Dalla è ovviamente in testa, ma ai primi posti mancano alcune delle sue canzoni più significative e/o popolari. Esempi: Futura, Cosa sarà…

Qualcuno mi avvisi

Quasi un anno fa mi avevano fatto morire in circostanze più equivoche che misteriose. Due giorni fa mi hanno arrestato per droga. Oggi mi hanno scarcerato.

Tutto questo senza che ne sapessi niente.

Prima della fine

Non riesco ad avere un’idea precisa sul suicidio assistito perché se da un lato mi colpisce che uno, un giorno, decida che vuole morire e va a concludere la faccenda come se decidesse di operarsi di appendicite, dall’altro ho ancora impressi nella memoria certi numeri dei nostri politici e dei nostri preti sull’eutanasia e sull’accanimento terapeutico.
E quando non si hanno le idee chiare forse la scelta migliore è quella di misurare il tasso di libertà che la nostra posizione taglierebbe o incrementerebbe se fossimo chiamati a decidere.
Una scelta consapevole, in simili questioni personali, non può trovare appiglio né ostacolo nei pronunciamenti di massa. Ci si può semplicemente uniformare o dissentire.
Se sono contro il suicidio assistito, cerco un ospedale per curarmi e non una clinica svizzera. Non sarà una legge scritta da tromboni incipriati a influenzarmi.
Se invece i miei giorni diventeranno insopportabili vorrò valutare tutte le possibilità. Tutte tranne quella che qualcuno mi imponga di vivere in un corpo che non voglio più.