Un libro in due

Non so se vi è mai capitato di leggere un libro in due, nel senso che uno legge ad alta voce e l’altro ascolta. Ecco, io adoro questa pratica specialmente se sono nei panni dell’altro, quello che scrocca il racconto.
Un romanzo perfetto da (farsi) leggere è, ad esempio, l’ultimo di Stephen King, 22/11/’63. Dopo le prime cinque pagine vi sentirete dentro un film e dopo le prime dieci chiederete i pop corn. Occhio però, la strada è lunga oltre ottocento pagine: quindi la lettrice o il lettore sceglietevelo di buona tempra.

Il romanziere senza romanzo

Quelli di I Love Sicilia hanno avuto una bella idea. Far recensire il libro dell’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, “La mafia uccide d’estate”, al magistrato Antonio Ingroia.
Risultato: l’autore è promosso come romanziere, solo che il libro non è un romanzo…

Suicidio di massa

E’ assodato che ogni volta che viene pubblicato un romanzo di Fabio Volo un volume si uccide gettandosi giù dagli scaffali della libreria. Ma quando esce il libro di Barbara D’Urso come scongiurare un suicidio di massa?

Faletti che porge l’altra guancia

Nel corso della mia carriera mi sono sottoposto diverse volte e in diversi campi alla regola delle recensioni. È lo scotto che deve pagare chi ha l’ardire di volere comunicare con la pretesa di essere ascoltato. Quando ne ho avute di buone, ho sempre sollevato un telefono o scritto una mail per ringraziare. Quando ne ho ricevute di meno buone non ho mai protestato, pensando che quelle critiche, anche solo in parte, forse me le ero meritate.

Così Giorgio Faletti, sul Corriere della Sera. Parole smentite dai fatti. E poi c’era bisogno di far finta di commemorare un morto per pubblicizzare l’uscita di un nuovo libro?

P.S.
Esattamente due anni fa – vedi un po’ le coincidenze – ci occupammo di una polemica che ha molto a che fare con tutto ciò.

Le correzioni

Sto leggendo, con colpevole ritardo, “Le correzioni” di Jonathan Franzen, un libro dai dialoghi strepitosi.

Lo stile Francese

Ho finito di leggere Il quarto comandamento di Francesca Barra e ne ho scritto su diPalermo.
Qui invece mi piace fornire una inquadratura diversa della storia, che – lo ricordiamo – è quella del giornalista Mario Francese, ucciso dalla mafia, e del figlio Giuseppe, che rese possibile il riavvio della macchina giudiziaria per scoprire assassini e mandanti.
Sono stato collega di Giulio Francese, il maggiore dei figli di Mario. Al Giornale di Sicilia eravamo compagni di banco, dato che le nostre scrivanie erano vicine (nonostante ci fosse una vetrata nel mezzo, lui ha dovuto sopportare per anni la mia musica e la mia voce squillante).
Dei tormenti e del dolore che Giulio ha vissuto nella sua vita non c’è mai stata traccia visibile al giornale. La compostezza e la serietà dell’uomo e del professionista non hanno mai conosciuto incrinature. Neanche nei giorni drammatici del suicidio del fratello Giuseppe, Giulio mostrò di perdere mai il controllo. Eppure lui non è una persona fredda, al contrario è un tipo sanguigno, pronto a battersi per un principio e a difendere un’idea coi denti.
Solo che nel dolore Giulio ha sempre veleggiato in solitaria, almeno in redazione. E ciò lo ha reso titanico ai miei occhi.
L’ho rivisto qualche giorno fa, quando è venuto a casa mia per consegnarmi il libro. Oggi è in pensione, nonostante sembri un ragazzino e abbia ancora lo stesso ciuffo di capelli elettrici che, al giornale, era il termometro della tensione lavorativa. Era sereno e sorridente come non lo vedevo da molto tempo. Pensavo che fosse per la sua nuova vita un po’ più rilassata e invece dopo aver letto il libro ho capito perché: in quelle pagine ci sono molti cerchi che finalmente si chiudono.
Il sollievo è un sentiero lungo che, pur partendo dal dolore, alla fine può arrivare sino alla felicità.

Un Brunetta piccolo piccolo

L’insulto ai precari da parte del ministro Brunetta è la cartina di tornasole dell’arroganza di una certa politica. Ho avuto modo di sperimentare personalmente la protervia del signore in questione quando, un paio d’anni fa, mi occupai dello spam che il tizio aveva fatto per pubblicizzare un suo libro. In un colloquio di cui conservo ancora la registrazione (e che prima o poi renderò pubblico, quando i tempi saranno maturi e il de cuius sarà depotenziato, che ci volete fare tengo famigghia), Brunetta si esibì in una serie di salti mortali imperfetti, come quelli del circense che fa finta di non avere rete di salvataggio ma che in realtà sta volteggiando nel tinello.
Mi colpì la spocchia di un piccolo uomo che sa di aver torto – e in quel caso aveva torto, come poi i fatti dimostrarono – ma che deve azzannare in virtù di una mandibola e, peggio ancora, di una dentiera non sue. Il rango di ministro per uno come Brunetta è un’occasione imperdibile: lasciarsi logorare dal potere è il vizio ideale per chi non sa ammettere i propri errori. Solo che – unica perfezione del destino – il potere passa, gli errori rimangono.

Leggere per correre

Molti runner leggono questo blog. Le righe che seguono sono dedicate a loro, ma soprattutto a chi vuole imparare a correre. In edicola c’è un interessante libro che parla di running con la semplicità e il rigore della scienza. Non una guida qualunque, ma un manuale scritto dai maggiori esperti italiani – da Stefano Baldini ai migliori medici dello sport di casa nostra, col timbro della direzione scientifica della fondazione Umberto Veronesi – che si rivolge a chi indossa per la prima volta calzoncini e scarpette e a chi vuole migliorare la propria performance sportiva.
Non è un segreto che io collabori col gruppo editoriale che ha realizzato il libro, però state certi che se non fosse un prodotto di qualità non mi sarei permesso di segnalarvelo.

Strategicoprevaricatoria

Su Raitre va in onda uno spot casereccio che reclamizza un libro: “Il labirinto femminile” di Alfonso L.Marra, editore Omogeneitas.
Sinossi su Amazon: “Un epistolario d’amore in sms imprevedibile, struggente, tra Luisa, giovane avvocatessa, e Paolo, il titolare del grande studio legale in cui lavora, che ha il doppio dei suoi anni ma è un genio interdetto a prendere in considerazione qualsiasi limite. 272 pagine di epistolario seguite da 78 di una straordinaria analisi per contribuire a liberare la coppia e la società dal dramma universale della concezione strategicoprevaricatoria dell’amore e delle relazioni umane in generale”.

Se non vende un milione di copie è per un motivazione strategicoprevaricatoria.

Prima e dopo Capaci

Ha mani troppo ruvide, troppo dure mio padre. Necessitano di essere levigate di continuo. Un giorno mi regalò una pietra pomice, piccola e tonda. “Se affoghi, aggrappati a chista. Galleggia”. Fu la frase più lunga che mi rivolse in tutta la mia infanzia.

In “Mio padre non ha mai avuto un cane” Davide Enia racconta un’adolescenza con gli occhi fissi al 23 maggio 1992. Il libro (:duepunti edizioni, 56 pagine, 6 euro) è rapido e doloroso come una rasoiata. Tuttavia è delicato e appassionante, a conferma che certe ferite insegnano a crescere.
Ve lo consiglio.