Crash

Stamattina la mia amica Barbara mi ha chiamato in causa su Facebook per una catena di segnalazioni di film, una cosa di quelle tipo “un film al giorno, posta una foto eccetera”. Io non amo questo tipo di giochi social, ma quel post mi ha innescato un pensiero. E quel pensiero si è solidificato: ho cercato il film che avrei voluto suggerire, il mio film, e non l’ho trovato su Netflix, Sky e Amazon. Allora ho esteso le ricerche e alla fine l’ho beccato su Google Play Film. E l’ho comprato per non doverne mai più avvertire la mancanza.

È un grande film. Ha vinto tre oscar nel 2006, ma non è questo che ne fa un capolavoro. La grandezza sta nel fatto che è un film che sembra essere stato scritto per questi nostri giorni, pur arrivando dal decennio scorso. È il più lacerante film sulla rabbia che abbia mai visto. Parla della diversità e dello scempio della tolleranza. È un film sulla speranza che nasce dal dolore e sullo scontro delle esistenze, sul pregiudizio e sulla precisione chirurgica con la quale il destino può sbagliare.

Si chiama Crash. Ed è il mio film.

Serie tv, tutto quel tempo trascorso sul divano

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Quanto tempo si passa davanti alla tv per gustarsi una serie di successo? La Nielsen ha fatto il calcolo. In pratica solo per 24 e Lost qui a casa Palazzotto siamo rimasti imprigionati per dieci giorni.

Jack, non fare tardi

Torna Jack Bauer. Festa grande a casa Palazzotto.
Più informazioni qui.

Liberi di…?

slot machine, come dice il nome del gioco stesso, sono i bufali (bisonti americani) che popolano le interminabili praterie nordamericane. hard” src=”https://www.gerypalazzotto.it/wp-content/uploads/2012/07/sara-tommasi-hard-300×225.jpg” alt=”” width=”300″ height=”225″ />

Con impegno e orgoglio

Nel frattempo, ovviamente, sto valutando con i miei legali ogni iniziativa da intraprendere contro chi vuole distruggere la mia figura di donna e il ruolo di politico che ricopro con impegno e orgoglio da sempre.

Nicole Minetti smentisce di voler girare un film porno.

Grazie alla Contessa.

 

Un libro in due

Non so se vi è mai capitato di leggere un libro in due, nel senso che uno legge ad alta voce e l’altro ascolta. Ecco, io adoro questa pratica specialmente se sono nei panni dell’altro, quello che scrocca il racconto.
Un romanzo perfetto da (farsi) leggere è, ad esempio, l’ultimo di Stephen King, 22/11/’63. Dopo le prime cinque pagine vi sentirete dentro un film e dopo le prime dieci chiederete i pop corn. Occhio però, la strada è lunga oltre ottocento pagine: quindi la lettrice o il lettore sceglietevelo di buona tempra.

Clooney e un film indeciso

Ieri ho visto “Le idi di marzo” di George Clooney. Dichiaro subito il mio voto,  6 meno.
Il film, che arriva con squilli di tromba e rulli di tamburi per le nomination ai Golden Globe, è un po’ lento, ma non è questo il suo difetto (se fosse la velocità il requisito fondamentale, “Vacanze di Natale” sarebbe stato candidato all’Oscar).
In realtà “Le idi di marzo” è un’opera indecisa. Viene presentata come un thriller, pur non avendo nulla di thriller. E’ ambientata nei territori della politica e non racconta nulla di nuovo. Il meccanismo narrativo ha un perno (di cui non posso dire, per non svelare il finale) che uno spettatore medio può smontare dopo i primi venti minuti: nel senso che si capisce dove si andrà a parare.  Inoltre non c’è azione, non c’è sorpresa.
Allora, direte voi, perché un sei meno e non un tre?
Perché è girato bene, con cura molto americana.
Ma nulla di più.

La Canalis su tutti i canali

In tv nelle ultime settimane c’è il caso imbarazzante di Elisabetta Canalis. Trascinata a forza davanti alle telecamere dalla produzione del film “A Natale mi sposo”, la bella ex velina passa da un programma all’altro biascicando qualcosa sulla pellicola che la vede nell’inopinata veste di attrice. Poi, quando l’intervistatore di turno cerca di cambiare argomento (quanti secondi di chiacchiera intellettualmente decente si possono dedicare a un cinepanettone?), la Canalis rischia di fare scena muta: di Clooney non si parla e di altro non si sa che dire.
Quando ancheggiava negli studi di “Striscia” lei faceva un figurone: ovvio, era quello il ruolo giusto. Senza offesa, una stangona bella e giovane fa sempre la sua figura quando deve interpretare il ruolo di stangona bella e giovane. Se invece la si promuove sul campo attrice o, peggio, donna di pensiero, la ragazza fa solo figure patetiche. Ovviamente mi guardo bene dal cadere nel luogo comune “bona uguale stupida”. Però nessuno mi può convincere sulla fiducia del contrario: una bona non è automaticamente una persona intellettualmente interessante.

La vita continua

Niente da fare, ogni volta che rivedo questa scena resto incantato dalla somma algebrica del talento di De Niro con l’arte (ruffiana) di De Palma.

La gloria dei bastardi di Tarantino

Ho visto solo adesso Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino e l’ho trovato bello. Bello come può essere un film coi tempi giusti, che fa solo le promesse che può mantenere.
La grandezza di Tarantino, secondo me, sta nell’ideare e realizzare storie scavate nella pietra dell’originalità senza essere astruse. Il suo cinema è perlopiù piacevolmente snob, con accenni naif, e ricchissimo di citazioni lievi. In Bastardi senza gloria ci sono lunghi dialoghi che non fanno mai rallentare la narrazione. E ci sono anche complessi movimenti di camera che non scadono nella scontatezza dell’effettismo. Ma, al contrario, impreziosiscono un prodotto che vale sino all’ultimo centesimo i soldi del biglietto (o del noleggio).