In caso di disgrazia (editoriale)

libri brutti

Ultimamente mi sono passati tra le mani diversi (troppi) libri brutti. Ogni volta che accade è un problema che riguarda la mia coscienza. Infatti da un lato mi annoio a leggere qualcosa che non mi piace, e in certi casi la noia sfocia in un nervosismo pericoloso, dall’altro cerco di andare avanti più che posso prima di cestinare il volume poiché, da buon parsimonioso, mi scoccia un po’ che i soldi spesi per l’acquisto dell’insulso romanzo vadano sprecati.
E qui entra in campo la coscienza: se l’autore è un esordiente o un giovane tendo a essere più clemente, cioè non butto subito, ma tento una resistenza notturna (tipo quando non ho sonno e mi serve qualcosa che mi stordisca); se invece si tratta di un veterano o peggio di un bestsellerista, mi accanisco quasi fisicamente sul libro, lo stropiccio, lo lancio contro il muro simulando davanti a mia moglie una caccia alla zanzara.
In generale però, in caso di libri brutti, sarei per la famosa teoria andreottiana secondo la quale, dato che la coscienza è come la camicia, il miglior modo di non sporcarla è non usarla. Ma è facile a dirsi…
Spero che voi siate più cattivi di me. Tolleranza zero contro i crimini editoriali.

Il romanziere senza romanzo

Quelli di I Love Sicilia hanno avuto una bella idea. Far recensire il libro dell’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, “La mafia uccide d’estate”, al magistrato Antonio Ingroia.
Risultato: l’autore è promosso come romanziere, solo che il libro non è un romanzo…

Faletti che porge l’altra guancia

Nel corso della mia carriera mi sono sottoposto diverse volte e in diversi campi alla regola delle recensioni. È lo scotto che deve pagare chi ha l’ardire di volere comunicare con la pretesa di essere ascoltato. Quando ne ho avute di buone, ho sempre sollevato un telefono o scritto una mail per ringraziare. Quando ne ho ricevute di meno buone non ho mai protestato, pensando che quelle critiche, anche solo in parte, forse me le ero meritate.

Così Giorgio Faletti, sul Corriere della Sera. Parole smentite dai fatti. E poi c’era bisogno di far finta di commemorare un morto per pubblicizzare l’uscita di un nuovo libro?

P.S.
Esattamente due anni fa – vedi un po’ le coincidenze – ci occupammo di una polemica che ha molto a che fare con tutto ciò.

Senza offesa

Su Panorama di questa settimana, accanto alla stroncatura di un noto bestseller italiano, c’è un’ottima recensione di Salina, la sabbia che resta.

In caso di futuro

Ho letto con grande interesse i vostri commenti sull’iPad. Però a tutti quelli che discutono soltanto dell’utilità dello strumento – e sono molti, qui e altrove – mi permetto di far presente che il prodotto in questione non è una lavastoviglie, non è da giudicare per le prestazioni (chili di bucato, consumi, rumore). L’iPad è un’invenzione che offre spunti agli amanti del design, agli appassionati di tecnologia, ai guardoni della comunicazione, agli appassionati della futurologia, ai curiosi in generale. Spunti per elogi o per critiche, naturalmente.
Tempo fa vi raccontai di una persona che, in virtù di una fallace folgorazione,  propose di non scrivere la parola internet sui giornali perché, ne era certo, si trattava di un fenomeno passeggero.  Era qualcosa di più di un giudizio affrettato.
Ora a naso credo che quello dell’iPad sia un tema da trattare con le pinze, da non liquidare come una moda aggirabile. Si può essere più o meno attratti dalle novità (io ho una sorta di patologia per quelle tecnologiche, ma non è un pregio), però coi sintomi del futuro bisogna essere cauti.
Meglio dire “al momento non lo comprerò”, piuttosto che recensirlo come “inutile giocattolo”.
I giocattoli non sono mai inutili se finiscono nelle mani giuste.

Video via Pazzo per Repubblica.