Via Solferino, da un disastro all’altro.

 

Un peto in più

volo

Ieri, grazie a una segnalazione su Twitter, ho avuto modo di leggere una pagina preziosa di “Un giorno in più” di Fabio Volo. Il libro è del 2007, ma certi spunti di letteratura sono eterni (oltre a essere ricorrenti). A futura memoria, vi propongo uno stralcio dell’opera. Dato il tema, vi consiglio di trattenere il fiato e non solo metaforicamente.

Tipi al top

Fabio Volo: il panorama della letteratura ammirato da sottoterra.
Nicole Minetti: l’insostenibile leggerezza del benessere.
Alberto Sordi: un esilarante senso del tragico.
Fabrizio Ferrandelli, candidato del Pd a sindaco di Palermo: sgomenti di gloria.
Mario Monti: humor inglese rivolto agli italiani cercando di far ridere i tedeschi.
Sara Tommasi: una continua scoperta (e non ha mai freddo).

Il diritto di Fabio Volo e il rovescio della grammatica

Ieri su Twitter, Fabio Volo ha scritto:

L’italiano per uno degli scrittori più venduti d’Italia non è un optional. Allora mi sono permesso di far notare la cosa.

Uno strafalcione può capitare a tutti, si capisce. Anzi, su un social-media come Twitter, può essere l’occasione per familiarizzare coi fan, tendere un filo di conversazione reale. E, ritengo, può costituire soprattutto uno spunto costruttivo: chi scrive per mestiere deve comunque aver cura della materia prima, la lingua.
Invece, nell’assenza di un qualunque cenno dello scrittore, la risposta dei fan di Volo è stata la seguente (ma è soltanto un concentrato delle decine di tweet, previo filtraggio degli insulti ai danni del sottoscritto).

I lettori di Fabio Volo sono liberi di considerare la grammatica un accessorio: un autore si sceglie anche per affinità. L’importante è che costoro non pretendano che la restante parte del mondo – per fortuna maggioritaria – la pensi come loro.

 

 

Un intellettuale di buon gusto

Su Vanity Fair in edicola c’è un’imperdibile intervista al noto intellettuale Fabio Volo.
A un certo punto si parla di donne che lo hanno deluso. Chi sono?

Quelle che pensano che la loro patata sia una specie di rivale.

Domanda: prego?

Tu sei lì a fare sesso orale e loro dopo un po’ si scocciano e ti dicono: vieni su e baciami. E allora mi viene da dire: perché, scusa, cosa stavo facendo?

Domanda: non lo sa che per le donne un bacio sulla bocca è l’apostrofo rosa, il gesto sentimentale per eccellenza?

Eh, ho capito. Ma non è che io là sotto sto affettando la bresaola per fare panini!

Suicidio di massa

E’ assodato che ogni volta che viene pubblicato un romanzo di Fabio Volo un volume si uccide gettandosi giù dagli scaffali della libreria. Ma quando esce il libro di Barbara D’Urso come scongiurare un suicidio di massa?

Colon retto

Nel fine settimana mi è capitato tra le mani il libro di Fabio Volo “Un posto nel mondo”.
La frase che più mi ha colpito è questa.

Capisco di avere un buon rapporto con una persona non per ciò che diciamo, ma per la capacità che ho di cacare a casa sua e per il tempo che resto in bagno.

Il libro è un’irritante rassegna di banalità, tipo:

Il coraggioso si plasma la fortuna da solo.

Oppure:

L’innamoramento è come una sbronza che altera la realtà. Fare un figlio perché si è innamorati è come comprare una casa da ubriachi.

Il resto è un susseguirsi di consigli sulle tecniche di masturbazione davanti ai canali tv criptati, un tripudio di pisciate, di noiosi rapporti sessuali (noiosi perché mal raccontati) e di luoghi comuni sulle donne.
Ciò che dovrebbe stupire non sono le centinaia di migliaia di copie vendute, ma il rischio che questo best seller sia considerato il manifesto di una generazione. Una generazione che, come il suo guru, ha un baricentro di ragionamento molto basso. Diciamo al livello del colon retto.

Grazie alla Contessa.

Il trucco di Fabio Volo

Da qualche giorno c’è in rete un audio di Fabio Volo che massacra verbalmente un tale che gli ha dato del comunista. Il frammento è tratto da “Il volo del mattino” (in onda su Radio Deejay), un programma che ascolto spesso. Dal podcast non si capisce, ma c’è un “metodo Volo” dietro quello che sembra un appassionato sfogo in diretta.
Si sceglie una tesi e soprattutto si sceglie un muro contro cui scagliarla: il trucco sta nel non dichiarare, e anzi nel mascherare, la fragilità del muro in modo che il suo sbriciolamento lasci stupefatto l’ascoltatore. Il risultato è quindi frutto di un trucco: non è la tesi del conduttore a essere a prova di bomba, è il bersaglio – cioè il poveraccio che ha provocato il conduttore – che è di cartapesta.
Quando Fabio Volo sceglierà interlocutori alla sua altezza capiremo se per lui “comunista” è un’offesa o un complimento.