Non mi piace il Saviano scrittore, dell’altro Saviano so poco e nulla. Credo però che adesso si debba evitare il seguente ragionamento semplicistico: siccome i boss che avrebbero minacciato lo scrittore sono stati assolti, lo scrittore stesso non aveva diritto di esistere come caso editoriale.
E ciò perché una cosa sono le minacce di delinquenti, più o meno provate, un’altra è il reale disagio sociale, culturale e fisico nel quale Saviano è stato costretto a vivere.
Per farla breve, provo a cedere io al ragionamento semplicistico: quando c’è di mezzo la sicurezza, la dietrologia è il miglior modo per sbagliare. Giudicare una persona a rischio come fanfarona solo perché non è stata ancora accoppata o solo perché non si è fatta acchiappare dal casalese di turno, è un torto alla ragione più elementare: sopravvivere non è ancora reato in questo Paese. Come non lo è scrivere libri sopravvalutati. O sparare a zero contro tutto e tutti dal comodo divano di casa.