Pronti alla guerra civile

Pronti alla guerra civile.
Giuliano Ferrara fa scorta di fagioli e lenticchie.
La Santanché si occuperà dello sbarco in costa Smeralda.
Brunetta si infiltrerà tra i tacchi del nemico.
La Pascale non ha ancora deciso cosa mettersi.
Prime crepe nel Pdl: La Russa si oppone al coprifuoco per l’ora dell’aperitivo.
L’Olgettina dichiarata zona militare.
Alfano ordina di attendere ordini.
Il Pd prepara il documento di resa.
Bersani rispolvera la sua collezione di bandiere bianche.
Fede e Mora ricostituiscono la Giovine Italia, solo un po’ più giovane.

Berlusconi e i miracoli in Sicilia

Berlusconi a Lampedusa

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Datemi un’emergenza e vi stupirò. L’arte di Berlusconi è sempre stata quella di apparire come un messia nel momento immediatamente precedente al disastro e di esibirsi non in un normale salvataggio, ma come minimo in un miracolo. Per elementare conseguenza la Sicilia, che di miracoli si è sempre vanamente alimentata, è stata il suo tempio preferito, il luogo in cui celebrare il rito della promessa salvifica: né pani né pesci da moltiplicare, ma milioni di euro da far piovere dal cielo. E dopo decenni di dominio incontrastato sulla terra che le emergenze se proprio non le trova se le inventa, si può essere certi che non sarà una condanna seppur definitiva a cancellare la memoria di certi prodigi del Berlusconi più siculo dei siculi, camaleontico per furba sintonia coi problemi altrui. Continua a leggere Berlusconi e i miracoli in Sicilia

Diluvio o Porto Cervo?

diluvio universale

Dunque se Berlusconi fosse condannato in modo definitivo sarebbe un disastro non solo per l’ex premier ma per l’intero Paese. Silvio infatti non si accontenterebbe di un esilio dorato tipo Craxi, ma preferirebbe finire in galera in modo da martirizzarsi a puntino. Immolandosi, darebbe così il la alla sinfonia di proteste che culminerebbe nelle dimissioni in massa dei 200 parlamentari del Pdl. A catena, crisi politica e diluvio universale.

Se invece la Cassazione lo liberasse dall’infamia di una (una?) condanna ingiusta, il sole sorgerebbe più splendente che mai, i ristoranti tornerebbero a riempirsi e il Pd vivrebbe felice e contento votando, governando e patteggiando fraternamente col centrodestra. A catena, fallimento dell’azienda Italia, suicidi di massa, ma almeno niente punizioni bibliche. L’Arca resterebbe ormeggiata a Porto Cervo.

“Date gli indirizzi delle tre puttane”

il giornale

Sul sito del Giornale di Berlusconi sbocciano commenti sulla sentenza di condanna, anzi sui giudici che hanno emesso la sentenza. Eccone alcuni, non sono riuscito a leggerne altri perché non ho più lo stomaco per certe porcherie.

Giudici corrotti. In galera, viste anche le facce che si ritrovano

Una vergognosa e continua esuberanza dei Magistrati. Bene. Ora, che hanno raggiunto l’orgasmo politico di essere “prime donne”, BUTTIAMOLE VIA!

Queste tre str..aordinarie, mer..avigliose donnine hanno lavorato per ben 7 ore in camera di coniglio per emettere una vergognosa sentenza già scritta da tempo. Come avranno impiegato quelle ore? Spettegolando, suggerisce una mia conoscente, o programmando le rispettive vacanze che io auguro loro serene e riposanti!

complimenti a quelle tre donne che hanno scritto una delle pagine più brutte della storia. (…)queste tre e tutti quelli come loro meritano solo sputi.

Questa sentenza ha dell’incredibile. Come si può condannare un uomo che si prende cura di povere ragazze pagando loro casa e stipendiandole? Chissà quanti altri poveri cristi nelle stesse condizioni!!!

Una giustizia Bulgara amministrata da pm e giudici donne in evidente stato di “aviocarenza”…si consiglia l’effettuazione di alcuni trattamenti a base di Siffredyn ed una robusta completa rivisitazione della giustizia italiana.

Che foto! Altro che donne, c’era più femminilità nei fratelli Gibbs.

questo è un processo mafioso, giudici uguali a capi clan….

Non vorrei sembrare omofobo, ma secondo voi è corretto che il magistrato fosse una donna e che il collegio giudicante fosse composto da 3 donne?

La foto delle uniche 3 puttane è evidente. Date i loro indirizzi, le loro frequentazioni, fate in modo che possano sentire il calore di chi le vuole ringraziare!

Ma come sono belle, è proprio una bella troika.

Uguale uguale

ruby

Faceva l’amore non la guerra

la guerra dei vent'anni ruby berlusconi

Quindi la “Guerra dei vent’anni” era tutta una questione di sesso. Almeno così sembra, a dar retta all’imbarazzante ricostruzione fatta ieri da Canale 5 dei disastri giudiziari di Silvio Berlusconi.
Il programma di un irriconoscibile Andrea Pamparana ha infatti presentato uno spaccato molto personalizzato delle vicende giudiziarie dell’ex premier: accuse e accusatori inconsistenti (si attendeva una rivelazione sui calzini della Boccassini), telecamere ammesse nei luoghi eleganti delle cene eleganti, Ghedini sbrodolante, Ruby monastica, Silvio consolante.
L’alibi era solido (quello della rete, non quello dell’imputato): Canale 5 è privato quindi non scassateci la minchia e cambiate canale se non vi va. Come se il conflitto di interessi e la questione delle concentrazioni editoriali fossero acqua fresca.
“La guerra dei vent’anni” ci ha raccontato una fiction travestita da cronaca, perché è facile ricostruire la realtà con l’audio originale delle deposizioni in un’aula di giustizia: basta saper lavorare di forbice e di montaggio.
Per il resto, un concentrato di omissioni, ammiccamenti, falsità che spero finiranno in un dossier dell’ordine dei giornalisti. Mai un intervistatore che non fosse genuflesso, mai un accenno alla singolarità di un procedimento in cui l’imputato stipendia regolarmente i testimoni, mai un riferimento ai famosi vent’anni del titolo (la corruzione, l’ombra della mafia, i fondi neri, eccetera). A un certo punto la giornalista che reggeva il gioco a Ruby ha abbozzato una domanda premettendo: “Scusa se te lo chiedo…”. E lì si è capito tutto: brutta cosa quando per portare a casa uno stipendio si sceglie di vendersi.

Tanto per essere chiari

Questo blog è, e sempre sarà, contro chi è contro la magistratura.

Lo sparatore di Roma e gli sparatori di cazzate

attentato luigi preiti sparatoria palazzo chigi

Dopo la sparatoria di ieri davanti a Palazzo Chigi il mondo della PP, Politica Pelosa, ha ceduto alla tentazione di banalizzare il banalizzabile. Di chi è la colpa? Di Grillo, del Movimento 5 Stelle e di chi usa toni accesi su blog e giornali, mica di un fallito che si è giocato tutti i suoi soldi al videopoker e che qualche media ha dipinto frettolosamente come “un disperato che ha perso il suo lavoro”.
Le parole forti in politica non le ha inventate il M5S, basti pensare senza andare troppo lontano nel tempo alle delicatezze linguistiche di Bossi, Calderoli e vari altri intellettuali della Lega Nord. O basti rievocare gli attacchi di Berlusconi ai coglioni che votano a sinistra e ai malati di mente che affollano la magistratura.
Ora se un idiota si mette a sparare all’impazzata e subito dopo ha l’accortezza di pronunciare le parole “politica, politici”, automaticamente viene come deresponsabilizzato dai media: chi alimenta il clima d’odio? Chi carica di tensione sociale gli strati deboli della popolazione? Chi bla bla bla?
Ci vorrebbe un pizzico di buonsenso prima di sfornare opinioni come se fossero pagnotte. Il clima d’odio e la tensione sociale sono frutto di ventenni di politiche dissennate, di vergognose ruberie, di atteggiamenti criminali da parte di chi dovrebbe rappresentare lo Stato e invece rappresenta il lato oscuro di uno stato fantasma.
Non sono i comizi di un comico prestato alla politica che armano la mano di un delinquente, ma l’ignoranza diffusa in un Paese sottosviluppato e affamato da una classe politica corrotta o nel migliore dei casi incapace.

La morte del Pd

bersani-dimissioni

Il disastro del Pd è il disastro di un partito – l’ultimo rimasto in Italia – che non ha saputo arrendersi alla crudele realtà del tempo che passa. Bersani e Bindi hanno gestito alleanze e progetti con la lungimiranza di un ubriacone a secco di alcol.
Un tempo ci insegnavano che è più difficile saper vincere che saper perdere, oggi questi catorci della politica italiana ci hanno dimostrato che è possibile perdere anche quando si vince.
Prima Berlusconi, ora Grillo hanno cucinato il Pd nel brodo dell’illusione, lasciandolo rosolare nel sogno di una vittoria a mani basse e servendolo al sangue dopo averlo affettato con precisa freddezza. Perché il difetto fatale di questa sinistra fanfarona è quello di cantare vittoria quando la vittoria non è nemmeno in vista. Dopo D’Alema, non c’è stato più un leader con la giusta dose di plausibile aggressività: da Fassino a Bersani, infatti, è stato tutto un crollo di credibilità fisica, ideologica, strategica.
Il Pd muore oggi di consunzione, ma è come se l’avessero assassinato.

Il fossato

berlusconi-bersani

C’è qualcosa di inesorabilmente antico e di tremendamente irritante nella maniera in cui Bersani e Berlusconi, e non solo loro, scandiscono i tempi della crisi della politica italiana. E’ come se tra noi cittadini – preoccupati e incazzati – e loro politici – furbetti e ridanciani – il fossato si allargasse sempre di più, divenendo prima fiume e poi lago e riempiendo una distanza che solo coccodrilli e altre bestie feroci possono costringerci ormai a mantenere. E’ infatti ormai chiaro che tra un qualunque lavoratore onesto di questo Paese e un Bersani o un Berlusconi, si è marcata la differenza cruciale: da un lato l’urgenza di avere risposte, dall’altro l’inadeguatezza a fornirle. A rendere tutto tristemente esilarante c’è poi questa gara a chi è più nuovo, a chi esibisce la migliore verniciatura, a chi si è inventato prima risolutore di problemi.
Bersani e Berlusconi sono le due facce toste di una medaglia fasulla, personaggi che non distinguono una trattativa politica da un giro nei giardinetti. Mentre la casa brucia, anziché sbracciarsi con gli idranti stanno lì a mostrare muscoli che non hanno litigando su chi debba riscuotere l’eventuale polizza assicurativa dell’immobile.
Dicono di voler salvare l’Italia, quando l’esigenza più urgente è che l’Italia si salvi da loro.