Un uomo colto. Sul fatto

Non amo particolarmente Marco Travaglio, ma il suo numero su Dell’Utri (di Annozero della scarsa scorsa settimana) è stato molto efficace.

Neanche nello Zimbabwe

Sorpresa (!!!), Berlusconi fece pressioni oltre il consentito per far chiudere Annozero. Sorpresissima (!!!), c’è pure Minzolini coinvolto.

Danno zero

Non potendo addomesticare un programma, hanno messo in onda un film con attori addomesticati.

Chiuso per ferie elettorali

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

In Italia si dice: “ciurlare nel manico”. A Palermo, “andarci con la minutidda”. In entrambi i casi, il significato è pressappoco questo: cercare di ottenere qualcosa in modo subdolo, con piccole mosse strategiche, meglio se invisibili, senza dichiarare la sostanza del proprio intento.
Ho l’impressione che l’ultima trovata del governo e commissioni di sorveglianza accluse in materia di “par condicio” Rai siano proprio questo: un modo di ciurlare nel manico. O di “andarci con la minutidda”. L’obiettivo non dichiarato ma immaginabile? A mio parere, quello di creare un precedente. E si sa, dal precedente al permanente il passo è spesso breve. Sarà dietrologia, ma penso che se oggi si può inibire l’aspetto informativo di trasmissioni come “Annozero”, “Report”, “Ballarò” e persino “A sua immagine” (scandaloso il caso della commemorazione di Bachelet che non andrà in onda) in nome di una fantomatica equidistanza e in vista delle elezioni regionali, non è detto che il cartello “momentaneamente chiuso” per le ferie elettorali non resti appeso anche domani. E per sempre.

A proposito di Annozero

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Brevi considerazioni su Annozero di ieri sera.
La vicenda della escortopoli di Palazzo Grazioli non è paradossalmente una storia di puttane, ma di uomini, di potere maschio e brutale. Che poi si debbano esaminare i problemi di un Paese attraverso la lente di ingrandimento delle prostitute è un segno dei tempi: una volta per le strategie elettorali si valutava lo zoccolo duro, oggi si vaglia il corispondente femminile.
Patrizia D’Addario ha un’aria – magari involontaria – da diva che non mi piace, pur essendole grato per aver cercato di mettere in difficoltà il tiranno Silvio. E in tv è la peggiore nemica di se stessa: non ha risposto alle domande cruciali (“Perché si è portata un registratore?”,”Come campa adesso?”), ha simulato un aplomb da opinion leader per poi dirsi orgogliosa di aver fatto la escort, ha parlato del suo progetto immobiliare come se fosse il ponte sullo Stretto. Insomma se continueranno a farle fare queste passerelle, in Italia e all’estero, Berlusconi rischia di prendere sempre più voti.
La puntata mi è piaciuta. Santoro è stato moderato e persino spiritoso.
Il momento più esilarante è stato quando una reduce di un redivivo collettivo femminista ha detto che il vero problema è “il rapporto degli uomini italiani con il corpo delle donne”, dimenticandosi del secolare dilemma sul sesso degli angeli.
Quello più istruttivo è stato quando il sindaco di Bari Michele Emiliano ha sommessamente suggerito che i guai di questo paese derivano dall’incapacità di un premier che si fa prendere in giro da un maneggione, spacciatore di femmine a pagamento, e dall’assenza di una cintura di sicurezza attorno al premier stesso che rende ancora più allarmante la sua solitudine personale e istituzionale.
I momenti più tristi sono stati quelli in cui parlava Barbara Montereale: una ragazza ascesa all’onore delle feste dell’imperatore senza neanche un merito involontario. Che sia bellezza, arguzia, abilità, professionalità.

Palchi e soppalchi

Patrizia D'Addario Manifesto elettorale

Il centrodestra è indignato per l’annunciata presenza di Patrizia D’Addario stasera ad Annozero. La tesi è che non si può concedere a personaggi simili un palcoscenico così importante. Sono d’accordo.
A patto che si consideri palcoscenico importante anche una candidatura politica.

Equilibrati ed equilibristi

Pare che il ministro Claudio Scajola, che non ha caso ha un nome che ricorda il becchime, abbia deciso che quella di Annozero è un’informazione spazzatura che va bloccata per legge (o per editto). Nella sua arringa istituzionale Scajola ha ricordato il necessario ruolo di imparzialità della televisione di Stato. Una tv equilibrata o ancora meglio – come il circense Augusto Minzolini ci ha dimostrato – equilibrista.

Alta marea

il giornale

Il Giornale usa le solite argomentazioni sottili. Solo che stavolta il fine pensatore Renato Farina si è distratto: nel manicomio, ieri, c’era anche il loro leader, il mahatma Feltri, che ha fatto bene il suo mestiere di cecchino in giacca e cravatta.  Farina non ha fatto in tempo ad accorgersene prima di essere sommerso dall’alta marea di fango.

Fino a qualche tempo fa

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Fino a qualche tempo fa  non nutrivo un’eccessiva simpatia per Michele Santoro. Lo trovavo  istrionicamente fazioso.
Fino a qualche tempo fa non nutrivo un’entusiasmante simpatia per il quotidiano “la Repubblica”. Pur avendo a lungo collaborato con l’edizione palermitana dello stesso giornale (o forse proprio per questo), lo trovavo snobisticamente fazioso.
Fino a qualche tempo fa giuravo a me stesso che non sarei mai stato fazioso. Mi sembrava un atteggiamento da ragazzino dei centri sociali (luogo che ho spesso frequentato), legato a slogan facili e digiuno di senso critico indipendente.
Fino a qualche tempo fa non avrei mai creduto che essere faziosi potesse diventare, nel nostro paese, qualcosa di più che una posa, ovvero un’esigenza, un’urgenza, una necessità.
Fino a qualche tempo fa, non avrei mai sognato, nemmeno nei miei incubi peggiori, di sentire la voce critica del mio paese ridotta a pochi solisti testardi (e, visti i tempi, coraggiosi o incoscienti). Tra questi un giornalista televisivo, un giornalista-saggista, un vignettista satirico e una sola, agguerrita testata di giornale.
Da qualche tempo sono fazioso, ricompro “la Repubblica” e non mi perdo una puntata di Annozero.

Beatrice, a turno

Beatrice BorromeoNon ho nulla contro Beatrice Borromeo. Anzi, la trovo televisivamente gradevole, non invadente: una presenza scenica all’acqua di rose (che è liquido rilassante e nessuno sa perché).
Però farla diventare una cronista scomoda mi pare troppo.
L’Italia è un Paese in cui le meteore rischiano di dettare legge. Se fosse ancora vivo Totò, direbbe che siamo un popolo affetto da meteorismo.
Ora, con tutti i casini che abbiamo, non voglio pensare a una mobilitazione popolare che difenda col sangue le denunce della Borromeo. Mettiamola a turno, nella lista delle questioni da risolvere. In un paio di secoli il suo problema diverrà all’ordine del giorno.

Aggiornamento. Mi ero dimenticato il video.