A proposito di Annozero

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Brevi considerazioni su Annozero di ieri sera.
La vicenda della escortopoli di Palazzo Grazioli non è paradossalmente una storia di puttane, ma di uomini, di potere maschio e brutale. Che poi si debbano esaminare i problemi di un Paese attraverso la lente di ingrandimento delle prostitute è un segno dei tempi: una volta per le strategie elettorali si valutava lo zoccolo duro, oggi si vaglia il corispondente femminile.
Patrizia D’Addario ha un’aria – magari involontaria – da diva che non mi piace, pur essendole grato per aver cercato di mettere in difficoltà il tiranno Silvio. E in tv è la peggiore nemica di se stessa: non ha risposto alle domande cruciali (“Perché si è portata un registratore?”,”Come campa adesso?”), ha simulato un aplomb da opinion leader per poi dirsi orgogliosa di aver fatto la escort, ha parlato del suo progetto immobiliare come se fosse il ponte sullo Stretto. Insomma se continueranno a farle fare queste passerelle, in Italia e all’estero, Berlusconi rischia di prendere sempre più voti.
La puntata mi è piaciuta. Santoro è stato moderato e persino spiritoso.
Il momento più esilarante è stato quando una reduce di un redivivo collettivo femminista ha detto che il vero problema è “il rapporto degli uomini italiani con il corpo delle donne”, dimenticandosi del secolare dilemma sul sesso degli angeli.
Quello più istruttivo è stato quando il sindaco di Bari Michele Emiliano ha sommessamente suggerito che i guai di questo paese derivano dall’incapacità di un premier che si fa prendere in giro da un maneggione, spacciatore di femmine a pagamento, e dall’assenza di una cintura di sicurezza attorno al premier stesso che rende ancora più allarmante la sua solitudine personale e istituzionale.
I momenti più tristi sono stati quelli in cui parlava Barbara Montereale: una ragazza ascesa all’onore delle feste dell’imperatore senza neanche un merito involontario. Che sia bellezza, arguzia, abilità, professionalità.