Let’s tweet again / 4

Su Twitter, nei giorni scorsi.

 

 

Let’s tweet again / 3

Da Twitter, ieri.

Ragazzi, quando leggiamo delle cronache di Bossi ricordiamoci che per molto meno Craxi si prese le monetine in testa. Ci vuole memoria…

@dariofromitaly La moglie di Bossi: “E’ stato terribile, erano in quindici tutti meridionali, due ci tenevano sotto scacco e gli altri ristrutturavano…”.

@StefaniaPetyx Ho capito: In sicilia si diventa governatore per concorso… esterno.

Nervosismo negli studi di Radio Padania. Fede al confronto era un putto.

@peppecalcaterra Lo spot con la #Sandrelli è l’immagine del lavoro in Italia. Una 65enne che si ostina a far cose che spetterebbero a chi ha 30 anni in meno.

C’è un solo aspetto positivo nella fuga dei cervelli: Lippi che va ad allenare in Cina.

@VeccRicchia Ferrandelli non si presenta al dibattito sulla cultura: “Io non ci andressi nemmeno se mi costringerebbero”.

Let’s tweet again / 2

Da Twitter, ieri

ViaFede, sequestrato l’oro diGheddafi,Lusi promette “restituisco tutto”. Insomma abbiamo risolto il problema del Pil in poche ore.

@NavePirata: Neanche i sofficini sorridono più

Dopo Fede c’è Toti. Dalla stampa alle stampelle.

@Scandura: Ciancimino Jr ha fatto una dichiarazione di voto a favore di Orlando. Voterà con la fotocopia dell’originale in fotocopia

Da tifoso del Palermo: ma chi glielo doveva dire a Nocerino che avrebbe giocato contro il Barcellona?

@stanzaselvaggia: Comunque Twitter dà indicazioni fumose. Mi suggerisce di seguire la Santanchè senza specificare con quale modello di balestra.

A tutti i giornalisti! Propongo di eliminare le frasi “tormentone sul web” o “sul web impazza”: sanno di deresponsabilizzazione.

Scherzi e notizie

Da tempo disquisiamo qui e altrove del peso e del ruolo di Twitter sulla gestione delle notizie. Ieri si è verificato il tipico cortocircuito tra verità e finzione, o peggio tra il sentito dire e il dire sentitamente. In breve, Vanity Fair ha scambiato lucciole per lanterne imbastendo un articolo su quello che in realtà era uno scherzo via Twitter di Gerry Scotti.
Il web, che è regno di superficialità ma anche di grandi approfondimenti, nulla perdona e nulla regala. Aggravante: sulla carta stampata le cazzate si dimenticano prima che su internet, perché è vero che scripta manet ma è anche vero che dipende dal supporto al quale sono affidati gli scritti. La carta, un tempo considerata il più sicuro custode delle memorie, cede il passo all’impalpabile testo online. Dove nulla si distrugge persino se poco si crea.
Dei giornali nulla rimarrà, ed è ormai questione di anni. Del web ci sara sempre una cache da rintracciare, copiare, diffondere.

Il cittadino testimone

L’ultima moda tra i cultori delle ultime mode è il liveblogging (o il livetwitting) degli avvenimenti di cronaca, soprattutto di politica. Sono moltissimi i giornalisti che raccontano la riunione di partito o la presentazione di un candidato con flash di 140 battute al massimo.
In realtà questa pratica è ben conosciuta dai blogger più scafati. E ha una controindicazione pericolosissima: rivela in modo immediato la competenza dell’autore.
Sin dalle scuole elementari ci insegnano che il riassunto è una cosa complessa, spesso più del tema dove parole e frasi non si contano.
Il liveblogging ovviamente non è giornalismo, chiunque può farlo. Anzi credo che un non giornalista abbia una maggiore agilità mentale per fotografare un evento su Twitter senza necessariamente impelagarsi nell’interpretazione, nell’obiezione, nell’orpello stilistico.
Il cittadino testimone è anche una bella immagine metaforica, no?

Le parole si pesano o si contano?

Dopo l’anatema di Michele Serra, l’omelia di Luca Sofri e gli strilli di centinaia di blogger anonimi (che sono un po’ come gli alcolisti, in cerca di qualcuno che li ascolti), speriamo che adesso la cruciale questione dell’importanza di Twitter nella vita di tutti i giorni venga accantonata.  Perché non c’è nulla di peggio nelle mode, dell’esegesi forzata del fenomeno fatta da chi ostenta, come vessillo di democrazia, un partito preso. Tipo, io sono di sinistra e per assioma la sinistra non si accoda ai fenomeni di massa, quindi tutto ciò che è casinaro, aggregante, allegro, disordinato non mi interessa (infatti si perde generalmente perché si rimane soli). Continua a leggere Le parole si pesano o si contano?

Questo partito non è un albergo

Il fake del segretario del Pdl Angelino Alfano mi ha fregato. Ci avevo creduto e, peggio ancora, gioivo per quello che, secondo me, sarebbe stato l’hashtag del secolo: #hounpartitodaportareavanti. Peccato.

Post aggiornato dopo la sua pubblicazione.

Caccia all’intruso

Berlusconi che non va da Vespa.

Rating & Poor’s che promuove l’Italia.

Alfano che non vuole parlare della Giustizia.

Bersani che fa lo spiritoso su Twitter.

Il giudice che perdona Ruby Rubacuori.

Il Pd che fa autocritica sul disastro primarie di Palermo.

 

Sembrano tutte notizie inverosimili, eppure solo una è inventata.

Retweet

Neanche Twitter, la rete sociale attualmente di gran moda, è esente dal virus delle catene di Sant’Antonio che infetta tutto il web. E dire che il microblogging avrebbe le carte giuste (rapidità e concretezza) per sconfiggere la banalità. Eppure così non è.
Che sia un allarme degli animalisti o uno slogan della festa dello gnocco fritto, fioccano i cinguettii che chiedono un retweet (cioè di essere inoltrati ad altri). E’ la base dello spam, della pubblicizzazione di presunte idee. Sino allo scorso anno nel web questa mania di trovare consensi senza incontrare pensieri aveva trovato concretizzazione in improbabili raccolte di firme online, anche se lì almeno una certa consapevolezza era richiesta. Qui invece si implora per per un movimento del dito indice, basta un clic e il messaggio gira. Ma è un inutile rimbalzo che riempie di nulla quel poco di utile che ci rimane, le idee. Quelle vere.

Grazie alla Contessa.

Twitter ammazza i blog?

Twitter ammazza i blog? La domanda è glamour. Oggi tutto ciò che riguarda Twitter è alla moda, figo, trendy.
Twitter influenza il giornalismo?
Twitter fa anche il caffè?
Twitter nuoce ai mancini?
Twitter è un sogno o i sogni aiutano a twittare meglio?
Tornando alla prima domanda, la mia risposta è no.
E’ vero, io stesso scrivo un po’ meno sul blog da quando mi dedico anche a Twitter, perché diluisco da quelle parti molti spunti che in altri tempi avrei concentrato qua. Però resto molto affezionato a questo spazio. Inoltre non credo che l’esercizio sul social network tolga mattoni fondamentali alla struttura del blog. Sono cose molto diverse. Chiunque può cinguettare o esercitarsi su Facebook perché lì ciò che importa è l’interazione. Sul blog è il contenuto che conta e lo scambio con gli altri  è molto meno immediato.
Il vero cambiamento invece riguarda la quantità di parole usate per raccontare. Se vado indietro ai post di tre-quattro anni fa, c’erano paginate e paginate di roba complicata che andata forse filtrata meglio. Però allora funzionava.
C’è un tempo per tutto. Oggi trovo che tutti noi blogger siamo più sintetici, più efficaci. E probabilmente, per via di Twitter, più in linea coi tempi.