Un traguardo per Twitter (forse)

Pare che entro stasera Twitter raggiungerà 500 milioni di utenti, a colpi di 12,7 nuovi adepti al secondo. Da appassionato di cinguettii e da nemico di Facebook dico solo che il social network di Zuckeberg è a quota 850 milioni…

Aggiornamento. Probabilmente il dato dei 500 milioni è sovrastimato come potete leggere qua.

Bontà sua

Oggi Stefania Petyx ha scritto una cosa su Twitter che mi ha fatto molto piacere. Perché se una che ha fatto cose così ti fa un complimento professionale, forse non sei del tutto inutile.

Twitter tornasole

Il bello di Twitter è che se i tweet te li scrive l’ufficio stampa si vede. Ad esempio, Paola Perego se li scrive da sola.

Il diritto di Fabio Volo e il rovescio della grammatica

Ieri su Twitter, Fabio Volo ha scritto:

L’italiano per uno degli scrittori più venduti d’Italia non è un optional. Allora mi sono permesso di far notare la cosa.

Uno strafalcione può capitare a tutti, si capisce. Anzi, su un social-media come Twitter, può essere l’occasione per familiarizzare coi fan, tendere un filo di conversazione reale. E, ritengo, può costituire soprattutto uno spunto costruttivo: chi scrive per mestiere deve comunque aver cura della materia prima, la lingua.
Invece, nell’assenza di un qualunque cenno dello scrittore, la risposta dei fan di Volo è stata la seguente (ma è soltanto un concentrato delle decine di tweet, previo filtraggio degli insulti ai danni del sottoscritto).

I lettori di Fabio Volo sono liberi di considerare la grammatica un accessorio: un autore si sceglie anche per affinità. L’importante è che costoro non pretendano che la restante parte del mondo – per fortuna maggioritaria – la pensi come loro.

 

 

Sgomenti di gloria

Negli hot topics di Twitter dell’anno 2011 c’è un po’ di tutto e nulla di Italia. Tuttavia mi ha incuriosito la top five della musica e, più in particolare, il quarto posto di Gerry Rafferty, di cui ho ancora City to City l’album con la sua canzone più celebre, Baker Street.
Rafferty non ha rappresentato nulla di rilevante nel panorama musicale internazionale, a parte l’esempio sopra citato, eppure su Twitter quest’anno se ne è discusso moltissimo, nonostante l’artista sia morto nel gennaio scorso. Forse ci è sfuggito qualcosa?

La migrazione verso Twitter

E’ in atto una migrazione nel web. Porta migliaia di persone, provenienti da ogni dove, su Twitter. Colpa o merito, probabilmente, di Fiorello che fa spettacolo coi suoi “cinguettii”. O forse dei media che hanno trovato in Twitter un’importante sorgente di notizie. O, chissà, delle mode.
Comunque sia, c’è gran fermento nel paradiso del microblogging.
Sono un nemico dei social network, e non da adesso. Non li considero importanti per lo scambio di idee in rete e anzi mi sembrano il cimitero di ogni ispirazione: su Facebook uno c’è anche senza manifestarsi e l’amicizia è più una moneta, o peggio un’arma, che un sentimento.
Twitter, che frequento già da qualche tempo, mi pare diverso. Qui la posizione bisogna guadagnarsela e per di più con commenti stringati. Certo, il rischio chat è sempre in agguato, ma per scongiurarlo basta scegliere interlocutori intelligenti.
L’unico dubbio riguarda l’attendibilità sul fronte del reperimento delle notizie… e finiamo nel padellone del citizen journalism: siamo sicuri che il tam tam dei cinguettii sia utile in quanto immediato, rapido? La narrazione istantanea di un fatto mantiene una verginità a prescindere da chi la imbastisca?
Lo dico chiaramente: io sono all’antica. Per me essere testimoni non significa essere automaticamente e modernamente giornalisti. Twitter può dare uno, cento, mille spunti, ma ci vorrà sempre una professionalità per collegarli. Se ci pensate, è la differenza che passa tra un telegiornale (in senso assoluto, Minzolini e Fede esclusi) e un reality show. Se puntassimo tutte le nostre webcam sul mondo esterno avremmo di certo un volume superiore di informazioni, ma nessuno ci garantirebbe contro le sovrapposizioni, gli errori di prospettiva, gli abbagli dell’emozione. Il giornalismo, per quanto vituperato e detestabile, serve a ricomporre le diverse inquadrature e a dare l’illusione della plausibilità. Come gli occhialini per i film in 3d.

Concetti molto alti di sé

AEIOUY

Mentre le voci di dimissioni di Berlusconi si arricchiscono di nuovi, entusiasmanti, dettagli (questione di ore, di minuti, lo dice Ferrara, la Carlucci lo ama ma lo lascia, eccetera) su Twitter spopolano gli hashtag Vivalafuga e AEIOUY, che richiama questa atmosfera festosa. Speriamo che non porti sfiga.

Se sarei Melissa non scrivessi troppo

Melissa Satta su Twitter.

Digito ergo sum

Non riesco ancora a capire cosa spinge milioni di persone a comunicare pubblicamente, tramite Foursquare o altre diavolerie, la propria posizione geografica.
Su Facebook e su Twitter è tutto un fiorire di messaggi, in inglese e con tanto di mappa, in cui grazie alla geolocalizzazione si comunica al mondo intero: “Sono qui”, con orario e foto di accompagnamento.
A parte la rinuncia ostentata a qualsiasi forma di privacy, c’è anche – secondo me – un difetto di strategia. Se io, ad esempio, voglio sapere cosa fa un mio concorrente commerciale basta che ne segua le tracce sul web e potrò intuire qualcosa dei suoi programmi: un bel vantaggio.
Il successo di Foursquare è fondato, come sempre più spesso accade, sulle schizofrenie degli sfegatati di internet. Che da un lato fanno crociate per la sacrosanta riservatezza degli indirizzi di posta elettronica e dall’altro regalano informazioni molto personali al mondo intero (che non è fatto solo di amici e parenti).