Sallusti tiene famiglia

Per esempio: Alfano non può non sapere che Berlusconi non è uomo condizionabile, come dimostra la sua vita di politico e imprenditore che nei momenti decisivi, dopo aver ascoltato tutti fino alla nausea, ha sempre deciso di testa propria, a volte smentendo i pareri di consiglieri storici, figli e potenti di turno. Attribuire ai falchi un tale, inedito potere è ridicolo, un modo forse di esorcizzare il fallimento di una alleanza, quella con il Pd, in cui avevano creduto e nella quale volevano continuare a credere dalla comoda poltrona di ministri.

Oggi sul Giornale Alessandro Sallusti scrive un editoriale per difendere la sua compagna. Della serie: un conflitto di interessi sana un possibile conflitto familiare.

La coerenza della Santanchè

Daniela Santanchè, oggi a Skytg24

Se io avessi soltanto un sospetto che Silvio Berlusconi avesse dei comportamenti non consoni agli uomini, sarei la prima a fare una battaglia senza se e senza ma; invece io ho una certezza di come Berlusconi tratta le donne, sono dalla sua parte.

Daniela Santanchè, 26 marzo 2008

Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali. Lui non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno.  Berlusconi ha sempre utilizzato le donne come il predellino della sua Mercedes: un punto d’appoggio per sembrare più alto dei veri nanetti di cui si circonda.

 

Grazie a Massimo Murianni.

Let’s tweet again / 2

Da Twitter, ieri

ViaFede, sequestrato l’oro diGheddafi,Lusi promette “restituisco tutto”. Insomma abbiamo risolto il problema del Pil in poche ore.

@NavePirata: Neanche i sofficini sorridono più

Dopo Fede c’è Toti. Dalla stampa alle stampelle.

@Scandura: Ciancimino Jr ha fatto una dichiarazione di voto a favore di Orlando. Voterà con la fotocopia dell’originale in fotocopia

Da tifoso del Palermo: ma chi glielo doveva dire a Nocerino che avrebbe giocato contro il Barcellona?

@stanzaselvaggia: Comunque Twitter dà indicazioni fumose. Mi suggerisce di seguire la Santanchè senza specificare con quale modello di balestra.

A tutti i giornalisti! Propongo di eliminare le frasi “tormentone sul web” o “sul web impazza”: sanno di deresponsabilizzazione.

Via, via!

Ieri ho visto in tv Daniela Santanché che sbraitava contro il nuovo governo e i comunisti e parlava di economia e si agitava sotto i riflettori e ammiccava davanti alla telecamera con quella sua espressione senza espressione, come un manichino che schiaccia l’occhio a un passante. Diceva, tra le altre cose, che lo spread è ancora alto e che quindi alla base non c’era un problema di governo, che gli italiani meritano di essere governati da chi hanno votato e blablabla.
Solo un occhio attento poteva, però, notare un dettaglio: c’era un frame di nervosismo sul video. C’era la solita Santanchè, insomma, ma con un pizzico d’ansia in più. Un’ansia che, spero, crescerà di ora in ora, di giorno in giorno sin quando non sarà tolto a questa signora ogni potere in più rispetto a un normale cittadino che si spezza la schiena lavorando e che ride o piange con una faccia di sua proprietà.
La Santanché è il simbolo di un’Italia che detesto, che nel mio piccolo ho combattuto e che combatterò sempre. L’Italia degli arrivisti senza talento, degli ammanicati, dei prevaricatori per censo, della plastica inquinante, delle urla senza ideologia. Via, vada via! Che brutta visione.

I party con o senza tea

In un’intervista al Giornale oggi Daniela Santantchè invoca i tea party come espediente per catturare elettori di destra. Il suo capo è già all’opera da anni coi party, notti e notti di duro lavoro. A lei non resta che portare il tea.

 

La sconfitta del cancro

Per Silvio Berlusconi, come è noto, i magistrati sono un cancro della democrazia. Per la sua sottosegretaria, ma proprio sotto, alcuni, tipo la Boccassini, sono una metastasi.
Stai a vedere che la famosa riforma della giustizia coincide con l’ancora più famosa data in cui avremo sconfitto il cancro?

Santanchè dechè?

L’ineffabile Daniela Santanchè, nostra affezionata cliente, si lancia in una provocazione quantomeno ardita pur di lodare l’arte politica e le qualità morali delle donne del Pdl.

In questo Paese non c’è più il modello Iotti, che c’è stato in questo Paese per molti anni … anche se Nilde Iotti è stata la prima amante e forse ha fatto la Presidente della Camera perché era l’amante di Togliatti … e cosa diciamo, che la Iotti era un’escort? Non credo … era semplicemente una donna innamorata del capo del Partito Comunista e poi è diventata Presidente della Camera … se oggi ci fossero quei giornalisti, quegli intellettuali così sofisticati di sinistra, cosa direbbero di Nilde Iotti, che è diventata Presidente della Camera perché era la donna del capo?

Una reazione esaustiva e colorita a queste parole (pronunciate a Radio24) la trovate qua. Il resto è mera considerazione epidermica: la Santanché continua a parlare con l’arroganza di chi ritiene che un politico abbia sempre qualcosa da insegnare al popolo, anche quando non ha idea di quel che dice.

Grazie a Paolo Lussi.

Magris VS Santanchè (proprio così)

Non perdetevi un istruttivo faccia a faccia tra Daniela Santanchè e Claudio Magris (sì, avete capito bene) sulle pagine del Corriere della Sera. La diatriba inizia con un articolo di Magris sulla volgarità dei nostri politici e si conclude con una fulminante concatenazione di stupidaggini della Santanchè.
L’effetto complessivo è tranquillizzante: la parola intellettuale non ha solo la valenza negativa che la signora Santanchè le attribuisce.
E questo ci aiuta a capire chi tra i due ha ragione.

Regaliamole I.M.D

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Sto leggendo un bel libro. Si intitola “100% sbirro”, e l’autore è I.M.D.
L’acronimo non è un vezzo, né indica un collettivo di giovani arrabbiati con la kefiah e il netbook sottobraccio. I. M.D. è un poliziotto della squadra Catturandi di Palermo. Per intenderci, uno di quelli che ha messo le manette a fiori di campo come Giovanni Brusca, Lo Piccolo padre e figlio, Bernardo Provenzano. Pluriomicidi, estortori, stragisti.  I quali, per inciso, non si sono presentati alle forze di polizia andandoci con le proprie gambe. La cattura dei più feroci latitanti di mafia è stata frutto di appostamenti sfibranti, di continue emergenze spesso risolte in delusioni, e – udite, udite – di intercettazioni ambientali. Audio e video. Il mafioso che si nasconde non è un comune cittadino. Non quello che Berlusconi, a dir poco esagerando, indica ai suoi comizi come vittima improbabile di una magistratura guardona e malevola, che passa il tempo intercettando ignari figli del popolo.  Il latitante di mafia è avvolto da una rete di connivenze, di segnali verbali in codice, di gesti significativi che, novantanove virgola nove periodico su cento, possono rivelarsi determinanti per la sua individuazione e l’arresto. E i protagonisti di questi sotterfugi, delle mezze parole, degli spostamenti in apparenza inspiegabili e quasi mai casuali, sono spesso i suoi familiari. Ora, mettendo da parte le decisioni di un governo dichiaratamente contrario alle intercettazioni (a meno che non le faccia Brachino dal barbiere, mi sembra di capire), vorrei riportare una dichiarazione fresca fresca, ancora fumante, di Daniela Santanchè: “Che senso ha intercettare un mafioso mentre parla con la madre? E’ un abuso”.
Che dite? Facciamo una colletta e le regaliamo una copia di “100 %  sbirro”?